Sono le parole che avrei certo detto se fosse rimasto tutto uguale, quelle parole che ci saremmo di certo scambiati, alcune sussurrate, altre urlate, alcune appena pronunciate, sono le parole che avremmo potuto sentire nel pieno degli astanti o forse in appartata zona a dialogare, oppure parole di conforto per un amore perso, per un parente che ci ha lasciato, per un lavoro che ancora non vuole arrivare o che invece se n'è andato, per dire un ti voglio bene, o lasciami da questo momento, parole che sarebbero volate leggere come piume in balia del vento che le sa trasportare e che nemmeno quello potrebbe servire avessero dovute arrivare al cuore.
Sono le parole che forse al primo mattino avremmo detto in un bar, o in una corriera, all'attesa della metropolitana o in altro luogo diverso ma comunque nel trovare un amico, un conoscente, un collega di lavoro, parole come buongiorno o dormito bene, anche oggi al lavoro, non ne posso più di questa pioggia o quando arriveranno le giornate di sole.
Sono parole quelle che avrebbero scandito le ore a trascorrere in una scuola ad insegnare, o quelle degli alunni a divertirsi su un social o su una cotta che arriva piano e non può essere ancora detta apertamente, la ragazzina al primo banco nella classe o quel ragazzo strano e buffo ma con due occhi da incantare. E allora avremmo sentito di Napoleone o della Prima guerra mondiale, di quel teorema di geometria che ci fa arrabbiare, la lingua straniera che rimarrà sempre tale, perchè la testa e la parola volano dentro i biglietti scambiati tra gli studenti, appuntamenti o incontri vari, al cinema stasera o al "pratino" a giocare a pallone, sulla panchina di un parco, o a casa mia per studiare e poi finire ad ascoltare musica o giocare al computer e allora parole di gioia e di condivisione, di scherzi aperti e di sogni nei cassetti.
Sono quelle frasi, parole che si lasciano dentro un ufficio quando il caldo diventa opprimente e si vorrebbe stare fuori a respirare, frasi di commercio che sale e la borsa non tiene, un bullone che l'auto in costruzione non è di quel genere richiesto e nelle fabbriche volano tra i rumori le richieste, i bisogni, certo qualche maledizioni, maledizione c'è un infortunio, lo avevo detto che non era sicuro questo lavoro, e contestazioni, cortei nelle strade, urla di rivendicazioni, scioperi e urla nei megafoni, canti nuovi e salariati difesi, casse integrazioni da salvaguardare per non far morire del tutto il vivere “normale”.
Sono quelle parole che si perdono tra i rumori delle auto, scusi mi può indicare....ho perso il tram, sa se ce n'è un altro......sa che ore sono.....andiamo in quel negozio, e commercianti all'aria aperta a venderti le primizie, frutta e verdura urlata fresca, occasioni della mattinata, e poi banchetti d'ogni genere e portata per un mercato fatto di un vociare eclatante, stoffe nuove, quelle cinesi e quelle più moderne, abiti succinti o contenuti, l'ultima trovata per lavare velocemente i pavimenti o un indumento per tutte le stagioni, ...scusi quanto costa.....che dice mi sta bene?.
Quelle parole di conforto che trovano le lacrime improvvise per la notizia di un qualcosa che doveva andare storto, per un addio svanito come bolla di sapone, per un incontro che non sai dove si è davvero perso, lacrime di gioia e parole che accomunano questo sentimento per il solito amore ma questa volta ritrovato, per un'amicizia che si è consolidata, strette di mano con relativa parola di....piacere, piacere mio.....abbraccio e...è tanto che non ti vedevo, e le parole prima di un bacio d'amore sulla bocca, il sospiro di un fiato caldo sulla pelle di una guancia, parole sussurrate quasi sconosciute da riportare.
Ma le parole che non ti ho detto e non ti ho potuto dire e non ti dirò mai sono quelle che sarebbero state di assoluto conforto a chi ci ha lasciato senza avere il tempo di salutare, l'addio che sarebbe stato certo un arrivederci per consolare, le parole da chi sapeva di lasciare avrebbe sospirato per lasciarci nel modo migliore...mi raccomando sii sempre te stesso, pensami e pensami spesso, ti porto con me nel cuore......parole che ti avrei detto e non ti ho potuto dire, sono quelle che fanno ora male a questo cuore e a questa assurda situazione, sono parole chiuse dentro come un odio con se stesso che non avrà mai fine e che non merita nemmeno di essere oltraggiato.
Sono parole quelle che per oltre un mese non sono state pronunciate e non saranno più dette nel "normale".
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web
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