sabato 30 ottobre 2021

FANTASMINO


Una FIABA per Hallowheen.....dolcetto o scherzetto?

Era una notte buia e tempestosa e tirava vento.....mammamia iniziar una fiaba per ragazzi in questa maniera c'è da far rizzar i capelli anche al mio nonno che ha quasi cento anni e di capelli in testa ne ha solo uno, che lui tutte le mattine inumidisce con due gocce d'acqua e poi lo pettina con cura e devozione. E' vero che parleremo della festa di Halloween, la festa delle zuccone arancioni ridotte a teschio (brrrr che paura) con dentro un lume di candela, perchè la luce tremuli e metta timor a chi s'avvicina (rivolto alle streghe e fantasmi), ma è anche vero che non vogliamo fare una fiaba d'horror, ma soltanto una cara fiaba dolce e serena come tutte quelle che finora ho scritto. Bene allora poniamo le nostre zucche sul davanzale della finestra e davanti al portone di casa, mettiamoci seduti intorno al nostro camino acceso, chi non ha il camino val bene anche la stufa o per i più fortunati il termosifone, e ascoltate tranquilli, non vi voglio spaventare.

FANTASMINO

Tanto tempo fa, in un paese vicino al mio, a circa venti chilometri di distanza, c'era al ridosso di un piccolo bosco d'abeti, una casa tutta strampalata e strana, che era conosciuta come la casa delle streghe, perchè a vederla metteva davvero paura.
Era una costruzione tutta in legno, stretta e lunga, quasi fosse una torre, con tante finestrelle e una sola porta d'accesso. In alto terminava quasi affusolata e aveva un tetto stretto e a spiovente, quasi avesse la parvenza a freccia. Era tutta dinoccolata, ovvero non si sapeva come facesse a stare ancora in piedi, tanto era cadente e vecchia, il portone d'ingresso, quando si doveva aprire, cigolava a più non posso e il suo rumore era così forte che bisognava mettersi le mani alle orecchie per tapparsele.
A ridosso, quasi a intrappolarla, c'era cresciuto un glicine violaceo, che nella primavera rendeva il tutto molto bello e quasi romantico, tanto era fiorito, ma nell'inverno pareva che le radici e i fusti della pianta fossero catene di legno che incatenavano le finestre e i terrazzi.
Ma la cosa che faceva meraviglia, era il fatto che fosse anche abitata.
E non dalle streghe!
Infatti in questa casa vi abitava un vecchierello, tipo il mio nonnino, molto nervoso e indisponente, non proprio cattivo ma sicuramente dal cuore gelido e dall'aspetto iroso. Insomma una persona da starci con la dovuta distanza. Nessuno era mai riuscito ad entrare in quella casa, e nessuno sapeva come questo omino facesse ad andare avanti da solo, senza che nessuno gli potesse dar d'aiuto. I ragazzi del luogo, si divertivano nelle giornate di caldo, quando sovente stavan per i campi a giocar di palla o rimpiattino, a tirar dei sassi contro le finestre per far venire fuori il povero anziano, ma questi urlava certo, contro i vandali, ma sempre dal di dentro senza mai metter fuori la faccia.
Nessuno lo aveva mai visto, per essere sinceri, e chiaramente si diceva fosse vecchio perchè erano tanti i tempi da cui se ne parlava, persino la nonna di Giannino, un ragazzo del posto, si ricordava di questa persona intransigente già da quando era bambina.
Non c'era temporale dai forti lampi e tuoni, che lui avesse paura da uscirne fuori, tanto che si diceva che se fosse venuto anche il terremoto, lui non sarebbe certo uscito dalla tana.
Ora come si sa, quando c'è qualcosa che pare un po' diversa dalle altre, desta anche più curiosità, e la curiosità è manna per i ragazzi. Tanti avevan tentato di avvicinarsi più di tanto ma poi erano stati colti dalla paura e dal timore di trovarsi quella persona davanti a rimproverarli, ma detto fatto, un giorno , Giannino si fece coraggio e disse ai suoi compagni:
“ Io oggi vado alla casa delle streghe a trovare il vecchio”
“ Ma te sei matto” gli disse Antonino, un suo amichetto, mingherlino, tutto ossa e spilungone che a vederlo pareva si rompesse solo a guardarlo tanto era fragile.
“ Dai non fare lo stupido, che ti importa di andar là dentro?” chiese Marino, un altro amico, questo paffuto, tondo e bene in carne, l'opposto perfetto di quello che s'era detto prima.
“ Sono curioso e poi io non ci vedo chiaro, c'è qualcosa che non mi convince, come fa una persona a campar così tanto, che già mia nonna ne parlava da piccolina......devo vederlo a tutti i costi.” Deciso rispose Giannino
Nel pomeriggio, intorno alle quattordici, si erano dati appuntamento i tre ragazzi, nel vicino giardino comunale, nei pressi del chiostro dei gelati, che nella buona stagione trovavi sempre aperto, e che belli e buoni gelati faceva quel signore, mettendoli nei coni di cialda profumata, cioccolata, crema e poi il pistacchio...e anche la panna..., scusate, la gola mi aveva rapito, continuiamo la storiella. Il primo ad arrivare fu Giannino, impaziente di fare la sua impresa, poi subito Antonino, e infine tutto sudato e senza fiato Marino.
“Allora sei proprio deciso?” chiesero in coro gli amichetti
“Certo, e veniamo ai patti. Se entro le due ore da quando sono entrato, non mi vedete uscire, andate a cercar aiuto, altrimenti diversamente aspettatemi qui alla panchina. Avete capito bene?”
“Certo, e fai attenzione” rispose Antonino
“Va bene ma due ore mi sembrano tante” dubbioso rispose anche Marino.
“ Ho detto così e così sia” e si incamminò verso la vicina casa delle streghe.

Era ormai giunto quasi al portone, le gambe cominciavano un pochettino a tremare, il cuore sembrava impazzito, ma Giannino non demordeva, voleva a tutti i costi entrare dentro e fattosi coraggio aprì il portone.......
Un rumore assordante di cigolio si alzò nella casa al solo trascinar di porta, e meraviglia delle meraviglie quando il ragazzo fu dentro e vide.
Un ampio salone, con pavimento tutto di ceramica arabescata, di azzurro mare con disegni di navi, onde e timoni, nel mezzo un bellissimo tavolo in legno lucido chiaro con sopra un veliero in miniatura certamente di tempi antichissimi, alle pareti quadri raffiguranti tempeste marine o fari solitari. Un salone nel mare aperto, pareva, e il tutto con polvere alta e ragnatele gigantesche che penzolavano dal soffitto dalle forme più strane, pareva che in quella casa non abitasse proprio nessuno.
“Signore, signor vecchietto?” ebbe a chiamare Giannino, con voce tremante dall'emozione più che dalla paura.
Ma non ricevette risposta.
Si addentrò allora nella casa, attraversato la grande sala, si ritrovò in cucina, anche quella tutta arredata in stile marino, persino il lampadario era fatto con le lampare e l'orologio alla parete altro non era che un timone. Poi trovò le scale e salì con cautela, addentrandosi tra le ragnatele che ricoprivano tutta la scalinata, e arrivò al piano superiore. Uno stretto corridoio portava all'unica stanza che c'era, proprio in fondo, attraversando le tante finestre, la porta era chiusa, allora Giannino bussò, ma nessuno rispose e tentò comunque di entrare e.......
Intanto il tempo passava e i ragazzi rimasti seduti sulla panchina iniziavano a spazientirsi e a preoccuparsi.
“ E' quasi un'ora che è dentro la casa, per me il vecchietto l'ha mangiato” disse Antonino
“Ma dai, mangiato!!!!! Diciamo che gli avrà fatto una bella ramanzina, ma comunque a quest'ora doveva essere già uscito”.
“ E poi mi domando ma perchè c'è andato, io a quel vecchietto non sai cosa gli farei!”
“ Ma dai cosa faresti te? Antonino ma se non riesci neppure ad aiutarti a stare in piedi eheheh”
Antonino stava per arrabbiarsi ma vide Giannino uscir di corsa dalla casa, e....invece di venire loro incontro, si diresse da tutt'altra parte e anche con molta fretta.
“Giannino, Giannino, noi siamo qua!!” gridarono i ragazzi ma non ricevettero risposta alcuna, finchè sparì dietro l'angolo di una strada che portava alla chiesa.
Non fecero in tempo a realizzare la cosa, e a corrergli dietro che ricomparve ancora in fretta ma stavolta seguito da Don Mario il parroco del paese, con tutti i paramenti per un'estrema unzione, e andarono tutti e due nella casa della strega.
"Giannino ha trovato il vecchio e questi sta per morire" disse Antonino
" o forse a veder Giannino gli è preso un colpo"
"Perchè non andiamo a vedere?" dissero in coro e via subito verso la casa anche loro.
Entrati si meravigliarono pure loro del bel salone addobbato alla marinara, entrarono nella cucina, ma non trovando nessuno salirono sulle scale e videro la stanza in fondo al corridoio....ma era chiusa...bussarono ma non rispondeva nessuno, allora tentarono di entrare e.....
Ora voi mi domanderete, ma si può sapere cosa succede in quella stanza, della quale io non ve ne dico niente?
In quella stanza abita un fantasmino, si di quelli con il lenzuolo bianco addosso e due fori per occhi, per vedere meglio. Questo fantasmino è molto dispettoso e burlone e si diverte a prender in giro le persone, a volte si finge vecchietto, a volte ragazzino, a volte fa due parti insieme come per esempio un ragazzo e un prete, a volte anche il narratore di fiabe e trascina con le sue fantasie i ragazzi che lo stanno ad ascoltare.....l'ultima volta che l'ho sentito nominare pare che raccontasse di una casa stregata e di un vecchietto......ehehehe avete capito quel che ho detto? Bene se mi volete ancora trovare andate dentro quella casa, dopo aver ammirato il gran salone e visto il veliero sul tavolo in legno chiaro, andate nella cucina e guardate che ore sono nell'orologio fatto col timone, poi salite le scale, prendete per il corridoio dalle tante finestre e arrivate all'unica porta, sarà certamente chiusa, bussate e non vi verrà risposto, ma non fermatevi e con spavalderia entrate e................

Roberto Busembai (errebi)


Immagine web

martedì 26 ottobre 2021

ANTONIO ROTTA - LA MORTE DEL PULCINO


Questo è un dipinto ad olio su tela che fu realizzato circa a metà del 1800 dal pittore Antonio Rotta, che forse pochi conoscono ma che è stato uno di quei maestri che hanno rappresentato la vita quotidiana dell'epoca con tutte le sfaccettature e profondo della moralità e del sentimento (movimento comunque tipico dell'800), e che si trova al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.

Il motivo per cui ho scelto questo particolare quadro è per sottolineare come l'innocenza e la purezza dei sentimenti abbiano presto a cambiare e maturare quando la vita li pone davanti e con mano la sua verità. Questi due splendidi bambini, bambini di ieri ma che non differiscono nell'interiorità con quelli di oggi e di sempre, bambini che forse hanno sentito parlare della morte, ma al tempo dalle favole che venivano loro raccontate, oggi pure dalle stesse favole ma soprattutto dai cartoons e film vari di cartoni, una morte aleatoria, un qualcosa che spesso nei cartoni passa quasi inosservata e poi magari non fa neppure quel vero danno che in realtà provoca. Ma quando la morte si fa viva, nella realtà, quando un bambino si trova a dover soccombere contro le volontà di una natura reale, lo strazio, il dolore, il distacco che prova è profondo e immenso e vale già questo a far sparire una buona parte di quella spensieratezza e innocenza che distinguono la sua entità di bambino. La rappresentazione di questi due bambini di fronte alla morte di un pulcino, a loro molto caro, è così straziante e vera che ne apprendiamo totalmente la drammaticità interiore dei figuranti.

Perchè ho scelto questo quadro, perchè oggi di morte ne “viviamo” tanta e in questa “tanta” ne sono spettatori, se non attori principali, i bambini, e spesso e purtroppo dimentichiamo, noi adulti, quanta maggiore sofferenza e sbigottimento essi provino.

Rotta in questo è stato davvero maestro a impressionarlo!


Roberto Busembai (errebi)


Immagine web: Antonio Rotta – La morte del pulcino ( Museo arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto)

martedì 19 ottobre 2021

ANTONIO POSSENTI - AUTORITRATTO CON FARFALLE


Voglio farvi conoscere, se non già ne siete a conoscenza vista la grande notorietà che possiede, un pittore locale, un concittadino che ha fatto della sua arte la materia vera della sua vita. Un emblematico personaggio che non schivava assolutamente gli incontri casuali e che affabile e solare accettava una qualsiasi argomentazione da cui poi avrebbe sicuramente ricavato uno spunto ai suoi lavori. Una pittura “autodidatta” che ha maturato e cresciuto nel tempo adducendone la spettacolarità dei colori e delle espressioni. Il Maestro Antonio Possenti è stata, ed è ancora, una persona e un artista che ha riempito la mancanza, dove ce ne fosse stata, di gioiosità e di allegria, di naturalezza e di impressionismo di colori e situazioni. Le sue tele, grandi o piccole, esprimono quella libertà di conoscenza dell'umana vita rapportata e rappresentata nel filosofico concetto di coglierne l'aspetto migliore e più allegro. I suoi personaggi sono quasi burleschi, giullari, saltimbanchi , una rappresentazione di un mondo di fiabe, ma fiabe reali, un magico mondo di quasi memoria Felliniana, un circo in tutte le sue sfaccettature fuori dal “tendone”. Era un incanto vederlo lavorare, e non ti privava, nel suo piccolo studio affacciato alla famosa piazza Anfiteatro ( sfondo poi di innumerevoli suoi dipinti), non aveva segreti pittorici o alchimie strane da difenderne la vista, era il pittore di tutti e tutti lo hanno davvero amato e compreso, il suo sfondo era la città , ma anche e sopratutto, il mare della nostra Versilia, e le montagne della nostra Garfagnana. Ho gradito presentarvi questo pittore e le sue innumerevoli e infinite tele, perchè in questi giorni dove una parola “libertà” viene così tanto nominata e spesso nominata male e senza senso, tale da farne svanire il suo grande e profondo valore, in queste pitture, in questi colori e in queste raffigurazioni la parola suddetta assume tutto il suo pieno e profondo significato e, a mio parere, ha anche molto da insegnare.

Ho scelto, tra i suoi lavori e tra i suoi tanti autoritratti, questo delle farfalle perchè denota tutta l'essenza dell'artista, i suoi occhi spalancati alla ricerca sempre del nuovo e del fantastico, accerchiato da una miriade di libere e multi-colorate farfalle, che altro non sono che i suoi pensieri e i sogni di tutti nella piena “libertà” di viverli. Tutto con divertimento, perchè la vita stessa è un divertimento, il divertimento di viverla.

Se volete ammirare le sue opere vi lascio il link della sua pagina personale. Vi garantisco che farete un bel viaggio! http://www.antonio-possenti.it/Gallery.htm


Roberto Busembai (errebi)


Immagine web: Antonio Possenti – Autoritratto con farfalle

lunedì 11 ottobre 2021

GIOVANNI BELLINI - DONNA ALLO SPECCHIO


A dare prova che la vita è sempre una sorpresa e valga la pena di viverla ogni momento e in ogni età che ci è data di scoprirla, basta soffermarsi un attimo a guardare una stupenda tela dove il soggetto è una candida e pura donna che, nuda, ma senza intenti voluttuosi o viziosi, tende a guardarsi, con cura e con diletto, ad uno specchio e con un'altro che pone dietro alla sua testa, cerca, in un gioco di riflessi, di intravvedere che le sue ciocche siano messe a posto. Questa meraviglia è un quadro del maestro Giovanni Bellini che alla sorprendente età di 80 anni (nell'anno 1515) si rinnovò nel suo modo di pitturare, ovvero dopo aver trascorso una vita a raffigurare personaggi sacri, non dimentichiamo le sue stupende Madonne, si rinnova, si modernizza con una rappresentazione profana, ma tenendo cura e rispetto verso il soggetto rappresentato, una devozione che non è preghiera ma soltanto riconoscenza. Un corpo nudo di donna, un corpo di Dio, non può che essere bello e da rappresentarlo tale, pulito, candido, reale. Illuminato poi anche dal suo allievo, il Giorgione, ne risente del gioco tenue delle luci, dei colori caldi e delle rotondità delle forme, ponendo quasi “forzatamente” alla vista la figura femminile tralasciando, se pur minuziosamente rappresentato, il contorno, come il paesaggio dolce in lontananza oltre la finestra, la coppa di vetro trasparente con sopra un piccolo piattino e una spugna, (d'uso certamente per la toelette) dal carattere tipicamente fiammingo.

Una nota purtroppo a diniego di questa opera, il braccio sinistro della donna, per una causa di deterioramento dell'opera, fu restaurato e rifatto ma il restauro fu proprio “una rovina” tanto venne male!


Roberto Busembai (errebi)


Immagine web: Giovanni Bellini – Donna allo specchio