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domenica 9 luglio 2023

IO E IL MARE


“Dicono che i bambini come me, che ho quasi 7 anni e mezzo, non sanno pensare, ma vivono con ….non mi viene quel nome che dicono, è un qualche cosa comunque che loro affermano che noi possediamo e con essa ci perdiamo a giocare e vivere, ….ma come si chiama? ….aspetta mio padre spesso mi dice: ..- Te hai troppa.... -FANTASIA! - ecco quella cosa li.

Io non lo so cosa sia questa fantasia, a me pare di non averla proprio questa cosa appiccicata addosso, io l'ho chiesto anche al mio amico Spiderman, sai quello che riesce a saltare da un grattacielo all'altro con il lancio di una ragnatela che lo sostiene e che non si stacca mai, ma anche lui non mi ha saputo rispondere, anzi lui pensa proprio che sia una cosa che si inventano i grandi per tenerci calmi e per rispondere con quella alle troppe domande che noi facciamo.

Io non ho domande da fare, sono qui davanti a questa immensità di acqua che tutti chiamano mare perchè dentro c'è il sale, si quello che mamma usa per cucinare, e qui sinceramente non riesco a capire perchè ce ne sia così tanto che non è acqua per cuocere gli spaghetti, comunque è bello e non trova mai riposo, è anche dispettoso questo mare, pare che mi voglia abbracciare e poi una volta che mi sfiora scappa via e ritorna indietro.

Il mio amico, ormai lo conoscete è sempre quello, Spiderman, ha paura dell'acqua perchè dice che l'acqua di mare gli rovina il vestito rosso che indossa, sempre per colpa del sale, io invece a volte mi piace entrarci dentro anche se le onde mi spingono un poco troppo e a volte devo faticare per stare in piedi, ho un pochettino di paura ma non voglio farlo vedere a mio padre perchè dopo mi dice che sono un “fifone”.

Nel mare ci sono tante cose che ho visto su internet, pesci colorati, conchiglie giganti, alghe che non sono brutte come quelle che spesso galleggiano e si posano sulla riva e mi si appiccicano ai piedi e alle gambe. Io una volta l'ho visto un pesce qui vicino alla riva, era un bel pesce grosso, ma non era di quelli colorati come si vedono nelle fotografie, forse i colori li avrà rovinati il sale come al vestito del mio amico.

A me piacerebbe navigare, essere come quella barca che vedo in lontananza, con la vela bianca e che si fa spingere dalle onde e dal vento, mi piacerebbe perchè per prima cosa vorrei scoprire cosa c'è dopo quella riga netta che separa il mare dal cielo, quel punto preciso dove stasera, come tante altre sere, vedrò il sole che va a nascondersi, mamma dice che non si nasconde ma porta la stessa luce ad altri bambini in un'altra parte del mondo, e allora penso che vorrei andare proprio con la barca a trovare quei bambini così potremmo giocare insieme e io avrei sempre giorno e non dormirei mai, che bello sarebbe....ma Spiderman dice che non si può fare perchè il mondo è troppo grande e che al sole non si può comandare, e se lo dice lui che è un supereroe!

Per seconda cosa poi vorrei essere su quella barca solo per il divertimento di poter galleggiare mentre le onde mi cullano quasi a farmi addormentare. A volte l'ho fatto quello di dormire mentre mi galleggio sulle onde, con il materassino di gomma, ma ho sempre mamma o papà che mi stanno vicini altrimenti mi rovescio e dopo affogo! Io non so ancora nuotare ma un giorno, ho già deciso con il mio amico, decidiamo di andare da un maestro dell'acqua e ce lo facciamo insegnare, Spiderman ha detto che si comprerà un costume rosso con le righe nere....e io mi farò delle belle risate a vederlo così conciato, e gli l'ho detto pure........non mi ha parlato più per ben tre giorni!

Beh sai che ti dico mare, io mi sarei anche stancato, sei bello e sei grande però ancora non mi hai reso la seconda pallina che mi serve per giocare a racchette, che aspetti? Sei proprio dispettoso! Ti prego sono con maglietta e cappellino, non posso bagnarmi altrimenti me li scoloro, me la vuoi riportare la mia pallina con la quale ti stai divertendo a passarla da un'onda a un'altra?, dai per favore altrimenti tra poco mi sento chiamare da mamma che vuole esca da te!.......

Quando sarò grande vedrai caro mare se non ti vengo a comandare, io con il mio amico, vedrai vedrai! Ah eccola la mia pallina.......grazie mare e non ascoltare quello che ti ho detto prima, era tanto per dire, per metterti paura, io ti voglio troppo bene , sei bellissimo ….ma non tenerti, senza chiedermelo, le mie palline!


Roberto Busembai (errebi)


Photo del mio amico fotografo Ciacci Marcello

sabato 8 aprile 2023

UOVA DA COLORARE


Ops.....ma davvero siamo a Pasqua, ma che sbadata che sono, davvero non ci avevo pensato o sinceramente non ci volevo pensare....Gli anni volano come aquiloni senza un filo teso e liberi di andare e più volano e più si allontanano dalla vista portano con se, appesi alla coda, ricordi ed emozioni, amori e sacrifici, e tante parole e librano così nelle nuvole che incontreranno e ci lasciano sole sul selciato di un futuro che non sappiamo quanto poi ce n'è restato. Ma allora se siamo a Pasqua, che significa rinascita, dobbiamo sicuramente rendere grazia a quel Signore che con il suo sacrificio umano “tentò” di liberare il mondo dalle impudicizie e dalle violenze che ricolmavano sulla terra e in ogni luogo senza distinzione. E quel “sacrificio” è poi valso? ci viene da chiederci adesso dopo secoli e secoli passati, perchè di tutto quello che c'era di brutto e violento non solo è scomparso dal cielo ma lo sovrasta pressandolo forte sul mondo che non ha nemmeno più la forza di chiedere “amore”. Ed era Pasqua quando invece da bambina come oggi, nella vigilia della festa, si mettevano uova a cuocere per rassodarle e poi fredde si coloravano e si tinteggiavano con i disegni più belli che fantasia ci potesse rincorrere dentro, ed erano poi quelle che deposte in un cestino di paglia venivano portate alla benedizione nel giorno di Pasqua e poi sulla tavola rotte nel guscio e in parti distribuite ai commensali presenti come segno di rinascita nell'anima e nel cuore.....ma tante rimanevano ancora intatte e dopo il pranzo noi bambini si prendevano e si andava sul poggio del fiume vicino per farle rotolare dall'alto e gridare e sperare che la nostra fosse quella che avrebbe vinto la gara arrivando per prima in pianura. Ed era Pasqua nel silenzio del ricordo dei nostri cari che a tavola non erano presenti e si gratificava il bene di averci donato quella vita che loro stessi avevano consumato lasciandoci sogni e amori da condividere nel tempo.

E allora se Pasqua deve essere che sia davvero quella bianca colomba che impavida vola tra fuochi e cannoni schivando mitraglie e proiettili che invadono il cielo e la terra, che davvero l'ulivo che simboleggia la pace e l'amore , che con la sua tenacia di resistere possa distendere sugli animi e nei cuori crudi e violenti il suo dolce liquido estratto dal frutto e olio purifichi le menti insane che vogliono tutto questo e che del mondo non sanno nemmeno cosa sia essere felici anche al solo sorgere del sole o al solo splendere della luna.

Buona Pasqua amici e amiche carissime, che sia per voi un sincero giorno di risveglio nel cuore e che l'amore non siano solo un insieme di parole, che la salute possa irrorare nei vostri corpi come quel pane e vino di un'ultima cena che portava a santificare, e che sia per voi e per tutti quelli che vi conoscono e che vi conosceranno, per me e per tutte le famiglie del mondo, famiglie intese come nucleo di persone, ovvero su tutti anche e soprattutto su quelli che vogliono la fine di un “uomo” che ha ancora un cervello per pensare ma avrebbe anche un cuore per far tendere la mano ed abbracciare, che sia Pasqua di resurrezione e poi se ci riusciamo afferriamo quel filo che tiene l'aquilone e fermiamo quel sogno che c'è ancora tanto da sognare.

Auguri sinceri di Buona Pasqua ,


la vostra Zia Molly


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lunedì 3 ottobre 2022

NEL SILENZIO, SAN FRANCESCO


Quando il silenzio invade questa stanza vuota, mi sento decisamente persa nel vuoto del momento, come una meteora che non trova la sua orbita e vaga come pazza tra le stelle e i pianeti. E nel silenzio odo pure il movimento lieve che il sole incespica tra le tende e le persiane, un raggio che traluce solo per il suo potere di ergersi nel tutto ma conscio, sono sicura, di non scaldare come dovrebbe anche se la stagione non lo vorrebbe più a sognare. E nel silenzio, che non mi spaventa affatto, ma mi tormenta dentro il pensiero e vago e non ho freno, perchè non riesco a capacitarmi della nullità dei tempi e delle stagioni, degli anni e dei passati che tristemente orami pare non servano più a niente. Quando ero ragazzina, mi verrebbe da dire secoli fa tanto le cose sono cambiate così rapidamente e quantitativamente, avevo la percezione esatta di quello che la mia esistenza, quella di tutti insieme, avesse su questa terra, avevo la sicura certezza che l'uomo in genere avesse nonostante tutto e tutti, nonostante l'enorme animalità incisiva, nonostante la forza d'istinto, un animo e un'intelligenza tali da poterlo fare ragionare e emozionare. In questi giorni, che non importa sottolineare, ma che tutti andiamo a riscontrare, ritengo che il San Francesco che pure la chiesa stessa tende ad osannare, non è altro che un'icona da guardare come una moda ormai sorpassata, è come uno “smile” che fa bene averlo sul telefonino oggi che ricorre il suo giorno, ma del valore del suo fare e del suo magistrale dire e agire non resta che uno stupido bisogno di sentirselo solo nominare ma difficile da intendere e assorbire, capire e emulare.

Un grande e buono santo padre, Giovanni XXIII nel suo breviario riportava queste parole in riguardo alla commemorazione di San Francesco, parole che oggi sembrano davvero straniere e lontane ma che avrebbero invece più incisività di allora, e se non altro anche allora (primi anni 60) incidevano su un mondo traballante e avido di violenza e ricchezza materiale:

“ ...molti sognano o desiderano la ricchezza materiale, il denaro, e San Francesco insegna a tutti, di ogni condizione, a combattere contro la – concupiscenza degli occhi – che è grande inganno, una grande vanità.....” e termina “.....Se vogliamo trovare anche sulla terra un poco di gioia interiore bisogna seguire l'esempio di San Francesco, che compì miracoli pur di aiutare gli affamati.”

E allora, in questo silenzio del tutto e del vecchio, è così difficile vedere che la nostra esistenza non è altro che un passaggio e che basterebbe soltanto un sentimento insito e nascosto, seppellito e camuffato dentro un possibile cuore, un sentimento che si chiama amore e che nessuno ormai ne conosce il senso e il valore.....è soltanto un cuoricino apposto come riconoscimento a un messaggio sms o un post su un qualsiasi “social” che di “socializzare” non ha proprio niente.


Zia Molly


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sabato 3 settembre 2022

UN CAFFE', UN RITORNO ED UN PENSIERO


Quando si ritorna, che sia da un viaggio o da una semplice giornata, è sempre ben gradito un presente che accomuna, tutti, chi ha atteso e chi è arrivato, un lieto stare insieme intorno ad un bel dolce e una bevanda calda e invitante come un buon caffè....e anche io con voi voglio fare questo, perchè tre mesi di silenzio sono davvero tanti, e mi sento io colpevole di questo allontanamento, non certo dovuto per controversie ma solo per un riposo mentale ma soprattutto fisico che la mia persona aveva davvero bisogno. Ma oggi sono di nuovo a voi con tutto l'impeto che sempre mi appartiene di raccontare le vicissitudini del quotidiano vivere cercando di colorare un grigio sempre presente e spesso, come pare adesso, più tendente al buio nero che a un grigio perla.

Non voglio annoiarvi con l'elenco delle mie “vacanze” che poi si completerebbe in quel poco dicendovi che sono stata la mare, un mare che ho quasi a “due passi” e che pure l'inverno mi attira e lo consolo, un mare che quest'anno spesso mi ha costretta ad abbandonare per il troppo caldo, il rifrangersi del calore sulla sabbia era davvero incredibile, un'estate calda e soffocante come non mai ma sicuramente da me ancor più accentuata e sofferta per la precarietà naturale del peso degli anni. Come si dice in toscana, quello che mi frega è la testa, ovvero avrei dentro quella voglia di correre, gioire, sfaticare, saltare e ballare come una giovincella ma poi devo sottostare, ahimè, al fisico che non risponde, la linea tra il dire e il fare è interrotta irrimediabilmente, e allora, come accade in questi giorni, vorrei andare a vedere il Jovanotti beach, impelagarmi tutta tra i giovani e la sabbia, tra il mare e le canzoni, tra il frastuono assordante e il muoversi delle onde, ma chi ci resiste a un'attesa sotto il sole e tutto il resto.

Comunque questa mia non è “disperazione” tutt'altro, è solo un nuovo modo di vedere le cose, si attraversano i monti magari sulle dolci colline, si ammirano quei luoghi che la fretta e frenesia della gioventù non ci aveva fatto soffermare, e allora come sarà bello quel borgo antico che ci sono stata varie volte, e mai avevo notato quella chiesa romanica e il suo fascino culturale, come sarà bello quel lago appenninico che spesso avevo ammirato soltanto come contorno su di una verde valle e adesso lo rifinisco e avvaloro per la sua maestosità di acqua e di colore, di sostentamento di vita per la vegetazione, gli animali e le stesse persone che vi vivono vicine. E del mare non avremo più la frenetica voglia di fare un tuffo di corsa o di serenate notturne intorno a un fuoco sulla spiaggia, ma cogliere conchiglie e godersi dei tramonti che solo la natura sa davvero pitturare.

E allora eccoci di nuovo a questo tavolo da salotto, con un caffè o tè a secondo il piacere, una fetta di dolce, magari una torta di riso che a me piace tanto, due chiacchiere, un grosso abbraccio e poi teniamoci vicini così per questo lungo inverno che dovremo passare, la vostra zia Molly è ancora piena di cose da parlare, discutere e condividere, la vita è un gioco a carte coperte, non conosciamo il seme e il valore, ma ad ogni carta che voltiamo sul tavolo della sorte, spesso sta a noi darle il giusto modo di valere e saperla con intelligenza e amore giocare......Noi giochiamo sempre, sarà la sorte se vuole farci perdere non certo ci abbandoniamo ad aspettare.


Zia Molly

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sabato 16 aprile 2022

DA CHE "PACE" STAI?


I giovani, i maschi, insieme al sagrestano della nostra basilica erano adibiti ai lavori più pesanti e infatti erano loro che si dovevano procurare i tavoli, trovati e spostati dalla canonica, dall'ufficio di Monsignore e alcuni anche dalla sagrestia, e portati e allineati al transetto destro dell'altare maggiore, poi eravamo noi ragazze insieme alla perpetua, che stendevamo sopra immense tovaglie bianche e profumate, e insieme avevamo così preparato il tavolo che all'indomani, il giorno di festa, il giorno di Pasqua, sarebbe stato apparecchiato da ogni fedele che si recava alla Messa.

Era la tradizione, forse folklore, che superava la fede stessa, ma ogni domenica di Pasqua nessuno poteva recarsi a Messa senza avere tra le mani anche un solo uovo cotto, un uovo sodo, che posavamo su quei candidi tavoli, e ognuno aveva il suo modo di portarlo, chi un cesto, chi avvolto in un tovagliolo accuratamente chiuso con i lembi intrecciati, chi addirittura un vassoio o un piatto, chi incartato, e tutto posavamo quel cibo umile, chi oltre uno, due o tre, anche cinque o sei, non era il numero che aveva rilievo, ma il gesto. Una volta posato sul tavolo insieme a tanti altri, si apriva il suo involucro e lo tenevamo aperto bene in evidenza insieme a tanti altri che pareva facessero capolino tra quell'insieme colorato di tovaglioli, stracci e cartoni. A un certo punto della funzione pasquale l'officiante usciva dall'altare maggiore e si avvicinava a quella lunga e variopinta tavola e aspergeva sopra le uova, l'acqua a benedire. Terminata la Messa, ognuno riprendeva con cura le sue uova ricomponendo il contenitore e poi a casa, prima del pranzo pasquale con i parenti e amici, divideva in parti eguali l'uovo sodo e ognuno ne prendeva il suo pezzetto e lo mangiava. Tutto questo prima di ogni cibo e ogni bevuta ed era in quel preciso attimo, in quel determinato momento che davvero sentivamo la Pasqua, la vera Pasqua di pace, tra di noi, tra parenti e amici stretti, tra fratelli e sorelle, tra madri e figli, tra padri e nonni.

Pace, una parola che difficilmente viene usata e concepita, l'uomo ha un rapporto di conoscenza di pace che esula il principio stesso della parola, per l'uomo pace è sinonimo di compromesso, si da un qualche cosa solo se si ottiene un'altra cosa, io ti do se tu al contempo mi dai, e solo così possiamo vivere in pace l'uno verso l'altro. Abbiamo coscienza piena della pace, ma una pace di “interesse”, oggi più che mai in questi giorni in cui la guerra ci sta stretta e vicina, abbiamo bisogno forte di pace. E' già difficile dire “da che parte stai?” che qualsiasi sia la risposta si rischia il linciaggio, ma è già di per se assurdo proporre una simile domanda, nella guerra non “si sta per l'uno o l'altro” se non siamo amanti della guerra stessa. Ed ecco allora che nasce naturale la risposta “ io sto per la pace!” Ma “ da che pace stai”? Forse quella che ti permetta ancora di vivere egoisticamente con la libertà di un ristorante sotto casa, la televisione a scelta, il supermercato anche per l'eccesso, il lavoro e la casa di proprietà, forse è da questa parte che sta la tua Pace? O la pace che abbia il compromesso di poter andare ancora avanti, tra una guerriglia di oggi, una violenza domani, una rivoluzione, un estremismo lontano, ma che non intacchi il conto bancario e azionario, o se non altro quel tanto da trovare altre soluzioni o altre guerre da fare. Ma è duro il concetto, è quasi innaturale, come se l'uomo non fosse abituato a dare e donare, quando eravamo bambini, il nostro compagno di banco ci poteva chiedere un inchiostro di china di un colore che lui non possedeva mentre magari aveva una matita di un rosso che noi non avevamo, ed ecco che alla richiesta di lui della china, rispondevamo forse si certo, SE....se tu mi dai la matita di quel rosso particolare.....mai che fosse partito da noi o dall'altro il bisogno di dire ….ho la china di un colore speciale, se la vuoi la puoi usare, oppure ho visto che non usi nessun rosso per colorare con le matite, se vuoi ne ho qui quante ne desideri........

E' solo un esempio, anche banale e di poca importanza, ma basta a far capire che pace non è contraccambiare con interesse ma deliberatamente volerla senza alcun fine.

Domani è Pasqua e io voglio immaginare un “domani” dove si stenderà una immensa tovaglia bianca su questo mondo e ognuno che posa un uovo sodo con sopra una bandierina con i colori della Nazione a cui appartiene così da illuminare la tavola di svariati colori. Poi improvvisamente vedere un vento impetuoso che fa volare tutte quelle bandierine e allora al momento in cui si dovrebbe riprendere il nostro uovo, capire e comprendere che tutte le uova sono assolutamente uguali e lo sono nel colore, nella forma e soprattutto nel sapore!


Buona Pasqua

Zia Molly


Immagine web: Photo by Loretoidas

domenica 10 aprile 2022

DOMENICA DELLE PALME


Ci svegliavamo quasi alle prime luci dell'alba, io e mia sorella, spinte dalla frenesia della festa e dal pensiero del sicuro divertimento che avremmo provato. Sapevamo di dovere andare a Messa, ma quella mattina era particolare, dovevamo cogliere senza essere sgridate, da alcune piante di olivo che erano nel “campo” (allora non esisteva il giardino, il campo era la zona attigua alla corte dove abitavamo e era di tutti, era in quel luogo che avvenivano le coltivazioni così dette casalinghe, ovvero gli orti e di alcuni frutti, come anche qualche olivo), dei rametti di foglie da portare in chiesa. Ci sentivamo furtivamente complici di un furto, e la cosa ci entusiasmava ancora di più, pensando a quante volte, invece, avevamo “rubato” ciliegie, furtivamente ma consce della nostra colpa e con la paura di essere scoperte, ciliegie o fichi a seconda della stagione in “campi” lontani e diversi. La mamma ci attendeva in cucina con già il latte munto, bollito e fumante nella tazza, un poco di pane avanzato “arrostito” nella stufa a legna, il caminetto solitamente in quel periodo primaverile cominciava a fermare la sua funzione, la tiepida stagione non lo richiedeva e la stufa a legna era obbligatoriamente accesa per la funzione di cuocere il pranzo o la cena. L'aria spesso era umida, la terra e l'erba bagnata, ma il piccolo viottolo tra i campi che dovevamo attraversare per raggiungere la piccola chiesa, a noi pareva un vero mare verde su cui navigare. Spavalde seguivamo il passo di nostra madre che insieme ad altre due o tre signore, abitanti delle corti vicine, procedevano lente ma decise scandendo i passi con rassicurazioni o informazioni varie sul procedere di alcune semine o malattie di qualche animale o che altro, ma tutte con uno o due rametti di olivo tra le mani. Giunte poi in chiesa, che era sempre colma di persone nonostante fosse mattina appena nata, ci portavamo, anche a spinta talvolta, ma eravamo bambine e il nostro passare solitamente apriva la folla, al limite dell'altare, come se la funzione ci attirasse, e in effetti era così, tutti quei gesti, parole, lumi accesi, il fumo acre dell'incenso bruciato, e la voce del prete, forte e decisa, spesso cantilenante ci avvolgevano in un mondo particolare e fantastico. Non eravamo certo prese poi tanto dalla fede in se stessa, ma ci attirava la cosa che sentivamo giusta e affatto pericolosa, e poi il nostro innocente divertimento si concentrava poi tutto nell'attimo in cui , l'officiante chiedeva a tutti di alzare l'ulivo che avevamo in mano, che lui avrebbe con cura e devozione benedetto spargendo acqua con quel “pennello” come lo chiamavamo noi, in lucido argento.

Era la domenica delle Palme, una domenica in cui la Chiesa ricorda l'acclamata entrata di Gesù in Gerusalemme, una giornata in cui domina il concetto vero e proprio della pace, pace tra gli uomini, pace in terra, pace nell'anima e nel corpo, soltanto pace!

Ma anche senza essere bigotte, o altamente devote, o anche solamente atee, io penso e sono certa che il concetto di pace debba essere unanime, e in questo periodo non so fino a che punto invece possa essere interpretato. Lo ripeto spesso, ma ribadirlo penso sia comunque necessario, io sono una signora di una certa età, e non voglio certo fare comizi o discussioni in merito, non ne ho la conoscenza adatta e non sono certo in grado di poterne fare e anche potendo non mi sentirei davvero di farne, ma con il piccolo ricordo che ho accennato , voglio soltanto far capire quanto poco basta per rendere felici e sereni le persone, si eravamo bambine, ma quanti bambini adesso NON provano più queste emozioni? Ecco che senza dover fare comizi o sbandierare multicolori bandiere, basterebbe che l'uomo guardasse due occhi grandi di una piccola creatura e si immedesimasse e ritornasse come quel bambino, forse sarebbe davvero in grado di sparargli?

La domenica della Palme non è soltanto un evento religioso, deve essere anche un evento morale e civile, un evento nel cuore e nell'anima, un semplice ramo d'olivo piantato nel cuore perchè abbia a fiorire!


Zia Molly

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martedì 5 aprile 2022

ASSOLUTAMENTE NOI


Io credo che sia giunto il momento in cui dobbiamo trovare pure un modo, un diversivo, un ancòra di salvataggio per non sopperire giornalmente e passivamente a notizie purtroppo disastrose, senza naturalmente fare il classico struzzo che nasconde la testa nella sabbia, ma coscientemente consapevoli che la nostra esistenza non è più, o non lo è mai stata, effettivamente nelle nostre mani e per quello che ancora ci compete e ancora ci è rimasto (parlo da anziana che sono) da vivere si debba trovare un qualcosa a cui aggrapparci e/o se non altro, trovare un senso ai nostri giorni e al nostro scorrere giornaliero esulando un attimo il triste momento e “vietarci” di soffermarci troppo spesso su immagini che pur essendo oltremodo e ripeto purtroppo reali, non possiamo comunque porre un “benedetto” rimedio. Consapevolezza e conoscenza assolutamente, odio e ripugnanza innanzitutto ma, tutto questo, è altamente deleterio per la mia salute e fisicità, la mente umana specialmente senile, è caparbia nel poter scindere un dolore tanto da farselo assolutamente suo, provandone lo strazio e lo sgomento come propriamente vissuto, ed ecco perciò che credo fortemente che è giunto il momento di ovviare, un poco, un attimo, un'ora, il tempo di un respiro, e magari uscire e capire quanto è bello il sapere e potere ancora camminare, con il sole o con la pioggia, con il vento o senza, magari concedersi la lettura di un bellissimo libro, bellissimo per noi che lo abbiamo scelto, potrebbe anche essere un fumetto ( che io adoro assolutamente e che lo trovo altamente adatto a fa si che la mente divaga), magari avere cura di se stesse, preparandosi con tutto l'amore possibile e la gioia infinita, una calda tisana o un semplice ma energetico caffè e gustare la bevanda scelta forse sedute su di una comoda poltrona o su una semplice sedia, il luogo non ha importanza, l'importante è metterci tutte se stesse, tutta la volontà personale e gridarsi anche se appare un controsenso, la vita è bella e io la amo! Dobbiamo trovare uno svincolo perchè solo così saremo in grado di proseguire e garantire un futuro diverso ai nostri nipoti e figli, dobbiamo amare innanzitutto noi stessi e così facendo cercare nel buio assoluto, e se non c'è, crearla, una luce, un vero arcobaleno. Io credo che sia giunto il momento di volersi davvero bene, dobbiamo placare quel naturale odio interiore che è impossibile che non nasca a tanta cattiveria e criminalità, ma per non rispondere o tramutarsi anche noi in assassini, che saremmo forse anche più cruenti, è giunto il momento di credere nel fiore di questa nuova primavera e cercare quell'attimo di gioia personale, che potrebbe anche essere il solo dare un bacio a chi tenete nel vostro cuore, a un fratello, sorella, amico, amica, parente, figlio o figlia, moglie o marito.


Zia Molly


Photo Errebi (Roberto Busembai) Prato della Pieve di Romena a Pratovecchio (AR)

domenica 3 aprile 2022

LA VITA NON E' UN GAME


Ma ce la vedete una signora come me, con le sue ormai abitudinarietà per una vecchiaia incipiente, con le sue idee forse ormai obsolete, con i suoi “antichi” valori e principi, a giocare assiduamente e continuamente con un video games? Beh potrei anche farlo, e non nego a volte mi ci sono pure divertita, ma non così con tanta partecipazione e volontà come del resto ormai tanti, anzi oserei dire tutti, stanno facendo. Il gioco, il game così conosciuto, è parte integrante se non addirittura basilare della vita quotidiana. Si gioca in casa, ma si gioca al lavoro, per strada, addirittura al cinema e al teatro, per non citare la scuola o la biblioteca, si gioca sul tram, sul treno, alcuni sono ancora più audaci e lo fanno mentre guidano! Si gioca in una sala d'attesa, all'ospedale e chi furtivamente pure a un funerale, a una festa tra amici e a un matrimonio, camminando per strada o facendo pure sport, si gioca a colazione, pranzo e cena e rigorosamente prima di dormire!

Quando ero ragazzina, non lo nego, anche io avevo la passione di un gioco, il flipper, ne ero davvero infatuata, e al contempo adesso capisco pure che era da “cretini” doversi abbandonare alla casualità del movimento di una pallina di ferro, che agiva e si muoveva a seconda degli impulsi elettrici che subiva o dai contraccolpi di dove andava a sbattere, ma il divertimento non ha scusanti, giustamente, e era più forte di me non poterlo fare. Ma il gioco poi non era così nettamente passivo, avevo imparato le varie modalità di forza nel lanciare la pallina, perchè a seconda dell'intensità essa poteva entrare in una buca o gabbia o corridoio che mi avrebbero donato un punteggio molto più alto, oppure nella maestria e impulsività nel saper cogliere il momento e l'intensità giuste per azionare i due pulsanti ai lati estremi del flipper, il sistema di difesa, due leve che potevano ostruire l'uscita della pallina in gioco. E quando l'ultima pallina usciva, il gioco era finito e difficilmente si possedevano ulteriori 100 lire per ricominciare e comunque il flipper non si poteva portare a casa, era relativamente peso e ingombrante e di proprietà del locale dove si trovava, che poteva essere un bar, una sala giochi o addirittura un oratorio. Il gioco terminava quando non eri in quel determinato luogo, dopo di esso, dopo quei minuti di svago, la vita riprendeva la sua entità e per estraniarti avevi e possedevi la fantasia che comunque non ti portava mai così lontana da confondere la realtà.

Il game di oggi invece ha tramutato la vita al punto tale da non saper più riconoscere il vero dall'irreale, da non poter vivere senza, avvero da non poter concepire che la vita possa essere tale senza il game, praticamente la vita è diventata un game. Non c'è più la conoscenza del bene o del male come loro propria entità, il male è quello cattivo e il bene sono “io” e in quell'”io” c'è tutto mescolato (sia bene che male, sia vero che falso, sia reale che virtuale) tanto da non riuscire più a capire quando il gioco è game o non è gioco ma vita. Abbiamo colpevolizzato uno schiaffo dato per una ridicola e oltraggiosa battuta a una donna per la sua non capigliatura dovuta a una malattia, diventandone così, senza nemmeno arrivare minimamente a capirlo, complici di quell'oltraggio. Io sinceramente fossi stata quella persona, di schiaffi ne avrei dati due, uno per quella battuta da bullo cretino e deficiente super-gasato americano e l'altra al pubblico che su quella battuta ha pure riso! E ancora di più se fossi stata quella donna, l'offesa , avrei sputato sul palco a monito di questa povera società che è buona a ridere e farsi grande alle spalle del debole o del malato, del povero o del discriminato, e visto che “le donne” si sono pure sentite oltraggiate dallo schiaffo e non da chi le ha offese, un altro sputo non me lo sarei negato. Se un uomo reagisce a un'offesa nei tuoi confronti, donna, penso che sia normale soprattutto se l'offesa è così altamente pesante e pubblica, e non mischiamo cose come maschilismo e femminismo in un atto che sarebbe stato uguale fosse accaduto inversamente. Ma il problema poi non è quello che ha fatto o detto ecc...il problema vero e proprio è che il “gioco” dello spettacolo in onda è stato “rovinato” da un imprevisto, il super eroe, colui che ha tirato lo schiaffo, si è tolto il mantello e il costume da eroe e è diventato improvvisamente “umano” Oooooohhhhh! Il “gioco” non deve finire bisogna provvedere, ed ecco che si abbatte totalmente il super eroe e ne creiamo un altro, quello che ha detto la “battuta”. Ucciso il super eroe si può tornare a giocare!

Non siamo più capaci di comprendere il valore umano, la debolezza umana, la pandemia ne è stata testimone, non siamo stati capaci di affrontarla amorevolmente e degnamente, abbiamo urlato e sbraitato sulle “imposizioni” (così chiamate) di difesa medica, abbiamo guerreggiato perchè ci proibivano le nostre uscite serali, le nostre cene e pranzi al ristorante, ci siamo agitati per un green pass perchè ritenuto di “controllo”, sapendo coscientemente che non serve un green pass per sapere quello che fate o dove andate e quanto spendete o cosa comprate, basta un telefonino, quello che usate per fare i games! Abbiamo urlato, in piena pandemia, che non volevamo le mascherine e adesso che esternamente non ce n'è davvero più di bisogno, tutti con la mascherina.... “fa moda e poi ci siamo abituati”.

Abbiamo una vera guerra alle porte e purtroppo quello che ci spaventa non sono le bombe ma la paura che il nostro display venga frantumato, perchè sappiamo benissimo che il gioco continua ugualmente ma noi non siamo abituati a giocare senza vedere, non siamo abituati al sacrificio, non siamo abituati a farne senza di tutto, noi conosciamo il “game” della vita.......MA la vita non è un “game”.


Zia Molly


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sabato 26 marzo 2022

PER LA PACE


VOGLIO FARMI PROMOTORE DI UN'INIZIATIVA CHE TENDA A SENSIBILIZZARE L'OPINIONE PUBBLICA VERSO LA PACE.

Noi non abbiamo voce in capitolo, ma possiamo far sentire il nostro pensiero con un "mezzo" grande e mondiale che è il "social" per cui vorrei che tutti coloro che sono per LA PACE, da oggi e per una settimana condividessero e promuovessero questa immagine sulle loro bacheche, sulle loro pagine, sui loro social. Questa mia personale bandiera è volutamente semplice, elementare, naturale perchè la PACE è semplice naturale e elementare che debba esistere, è un'immagine dai colori quasi sbiaditi, usurati, consumati, perchè la PACE è sofferta, voluta ardita, creduta, pensata, urlata, desiderata, ambita.....

Condividete questa immagine per una settimana e promuovetela, FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE IN TUTTO IL MONDO.

Rpberto Busembai (errebi)

Immagine Errebi

lunedì 28 febbraio 2022

SENSO UMANITARIO


E' solo un gesto qualunque, forse quasi irrisorio, ma si pensa sempre che se ognuno di noi donasse, anche un misero etto di pane, l'insieme dei tanti costruirebbe un grande supermercato, dove chi ha davvero bisogno potesse prendere senza pagare e assolutamente senza chiedere grazie, perchè tutto è assolutamente dovuto a chi ha ancora dentro un poco di cuore che parla d'umanità e rispetto, aiuto e considerazione, fratellanza e sostentamento, sostegno e continuazione.

Ho finalmente liberato la stanza da letto, da quell'invasione di coperte e plaid, trapunte e piumoni, residui di tempi e di, spesso, acquisti da non fare, roba di sempre che ognuno accatasta così tanto per fare, che ha comprato soltanto perchè ci pareva un capo migliore e poi magari si è sempre usato lo stesso per non sciupare quel nuovo, che rimane coperto da altri innumerevoli simili, così con l'intento di lasciarlo ai figlioli, ai nipoti, quando poi ormai di certo sappiamo, che di questa “roba” anche loro ne sono già pieni e non aspettano certo la nostra, che poi spesso e certamente, la nostra non piace nemmeno. E allora perchè non ripulire del tutto, un tutto mai usato ma stagnante nel banco o nel cassettone, e donarlo a chi in questo momento ne ha davvero e assoluto bisogno, a coloro che adesso, in un attimo, hanno perso quello che a noi, adesso, pare superfluo e quasi facile da ottenere.

Ho visto stamane, in quel centro di raccolta, gestito da giovani volontari, un mare di gente e di persone, che con sfogo e animato pensiero hanno donato quello che a loro pareva migliore, alimenti, medicine, coperte, vestiti, una bambina dagli occhi celesti e dalle trecce sul collo ha dato ad un giovane che le sorrideva, una bambola da regina vestita e gli ha detto, testuali parole: “ Voglio che tu la dia alla mia amica in Ucraina. E' una regina ,così le farà compagnia”.

E non pensiamo sempre al peggiore, che quando c'è da fare del bene, nasce nell'animo delle persone quel verme che si chiama sospetto del tipo “...ma gli arriveranno davvero a quella gente tutte queste cose, o magari vanno nelle tasche di chi furbamente ha organizzato?” . Ebbene io rispondo a queste persone, perchè quando c'è da fare del male, da innalzare dicerie e “sputtanamenti” non avete mai dubbi su quello che dite e che fate?

E' un'immagine quella che ho postato qui sotto la mia riflessione, si tratta di un particolare di un dipinto di Marco Palmezzano (Madonna in trono tra i santi Biagio e Valeriano) e per la precisione San Valeriano soldato, San Valeriano fu uno dei tanti martiri per la religione e per la difesa di essa e di altri tanti seguaci, venne decapitato dalla milizia nemica che non badava a ragioni a chi fosse di pensiero e azione diversa alla loro. Questa immagine penso rispecchi altamente di quello che adesso succede nel mondo e in un luogo in particolare.


Zia Molly


Immagine web : Marco Palmezzano – Madonna in trono tra i santi Biagio e Valeriano (particolare)

giovedì 24 febbraio 2022

EVOLUZIONE?


Ho sempre creduto e sperato anche che l'evoluzione di tutte le cose fosse effettivamente così intesa come la parola stessa enuncia, ovvero sviluppo graduale e completo, e in questa gradualità e completezza naturalmente facevo includere, (e penserei ovvero ho sempre pensato, ovviamente) anche l'uomo. E' anche vero che la storia ha sempre insegnato e documentato che spesso l'uomo in questo evolversi è sempre stato un pochettino indietro, non rendendosi conto al momento del cambiamento, cambiamento che al tempo era abbastanza lento, ma ha sempre, l'uomo, preso interesse personale cercando di trovare soluzioni di ricavo economico piuttosto che intellettivo, umano e sociale. Però io ho sempre sperato ( e spererei anche ora, forse, non so) che l'uomo in tutto quel bailamme di successioni evolutive si fosse un poco ritrovato e l'evoluzione suddetta arrivasse anche al suo nobile cervello. E invece i fatti di allora e di oggi dimostrano invece che l'evoluzione nell'uomo è in diretta proporzione inversa al suo cervello, più siamo tecnologicamente e scientificamente avanzati, il suo cervello regredisce altrettanto, fino a divenire automa di se stesso e di un sistema che non porta a niente, ovvero porta soldi, ma poi quando saremo pieni di questi tanti soldi si renderà conto l'uomo stesso che non avrà niente e nulla da poterli spendere.

Ho ricevuto oggi stesso un'ennesimo dolore personale, una mia carissima amica da giorni ci ha lasciato, così improvvisamente, e allora ancora di più ho maturato questo dolore immenso che l'uomo, qualsiasi uomo, sta gettando sul mondo intero. Io, ormai matura, quasi marcia per l'età, mi ritrovo a dovere insegnare ai miei nipotini quanto la vita sia il bene più grande che l'uomo possa possedere, quanta ricchezza che supera ogni diamante, ogni oro, ogni platino esistente, la vita è un bene che bisognerebbe saperlo sfruttare ogni giorno e di ogni giorno saperselo godere e farlo godere in egual misura a ognuno. Sono parole retoriche? Forse appaiono tali, la carta filigrana ha parole più imponenti dentro i nostri cuori, ma basterebbe che chiunque, almeno un attimo, una frazione di secondo, pensasse ai suoi cari che non ci sono più, a un amore che vi ha lasciato eternamente, a una persona in cui contavate pienamente e di punto in bianco è perduta, ebbene io sono sicura che un minimo ( pur freddo e glaciale sia il vostro cuore) di forte dolore lo proviate e sono anche sicura che in quel momento capireste anche quanto è immenso il “valore” vita.

Il dolore insegna, purtroppo, ma pare che questa evoluzione tecnologica abbia fatto disperdere pure il senso del dolore stesso, siamo icone, face, avatar, e come nei cartoons, nei games, e prima ancora nelle vecchie comiche mute, possiamo morire, sparire, cadere, come niente e come un niente essere considerati.

Ricordiamoci che la guerra, qualsiasi guerra, fatta per qualsiasi ragione, compresa anche quella più assurda delle religioni, qualsiasi odio verso un suo simile crea soltanto altrettanto odio verso altri simili e la catena d'odio è più salda e compatta di quella dell'amore. Un giorno (spero mai, credo fortemente mai, ma devo dire comunque forse mai) l'uomo si troverà davvero solo, e nessuna moneta, nessuna forza umana, nessun cuore, nessun sole o luna, nessuna terra o fuoco, nessuna acqua o aria, potrà aiutarlo, perchè tutto questo non ci sarà più, ovvero non ci sarà più in abbondanza.



Zia Molly


Immagine web

sabato 5 febbraio 2022

UNICITA' E ASCOLTO


Da pochi giorni, l'italiano medio, diciamo l'italiano tutto, ha sentito nominare due parole che a malapena si trovano sul vocabolario, due parole davvero nuove, unicità e ascolto! Direi che ha fatto impressione, neppure un termine latino potrebbe tanto colpire le note di un orecchio di un italiano, quando del suo essere per essere tale (intendo proprio italiano) si fa bandiera del suo inverso, del suo eccessivo contrario. Siamo il paese dove diversità e parlare ma non ascoltare sono il toccaforte di ogni cosa, sono la bandiera (non arcobaleno) da sbandierare giornalmente e in ogni cosa e in ogni momento. Amiamo le parole forti, quelle che colpiscono, quelle che danno subito il colpo senza tanti pregiudizi o incomprensione, siamo quelli che quando pronunciamo “negro” o “ebreo” lo facciamo con tutto noi stessi, con tutta la forza dispregiativa che è insita in noi, e come ci rende unici e veri, ci esalta, quello che però non notiamo, che siamo solo in grado di sentirci così soltanto per fare gruppo, per fare appartenenza, senza convincimento, senza un ragionamento, siamo le pecore dietro a altre pecore coscienti di poter uscire dall'ovile , magari con il primo cane che ci guida, che poi anche quello spesso e volentieri è un lupo travestito da cane, e poi ci spaventiamo e ci difendiamo da lupi che anche loro, e spesso, non sono che cani travestiti da lupi. Siamo il paese che è nato nel termine dell'ambiguità, Roma è stata fondata da due gemelli ma al contempo abbiamo il dubbio di Enea, non riusciamo a dare un'impronta sociale vera e propria e ci proteggiamo con scudi fatti di termini dispregiativi, offensivi e denigratori, perchè così mettiamo al sicuro la nostra, immensa, insicurezza e ignoranza.

Quant'è grande la forza evocativa dei termini “frocio”, “''recchione”, “checca” e così via, non ci poniamo nemmeno il senso delle parole stesse, ci piacciono perchè sono piene e fanno tanto male, ma quello a noi non interessa, il male è parte integrante del nostro quotidiano fare, siamo così con tutti e con tutto, persino il nostro vicino se compie un gesto o dice una parola differente da noi, subito lo etichettiamo, lo diversifichiamo, lo critichiamo. L'io dell'italiano è forte , è supremo, è onnipotente MA soltanto quando deve accusare, o insultare, o offendere, perchè nelle cose importanti, nei momenti di vere decisioni, anche vitali, noi non ci siamo, il nostro io diventa voi, e ci ritiriamo come testuggini nella nostra corazza.

E' bastato un qualche cosa di diverso già ieri sera, alla manifestazione di Sanremo, per le cover, quando Grignani è salito (nota mia finalmente e con tutta la mia gioia) sul palco, che su i social sono stati davvero inondati da ignobili parole e sfottò, alcune anche davvero offensive e delle quali io stessa mi vergogno a pronunciare....eppure pochi o nessuno si sono presi la briga di chiedersi del motivo per cui il cantante poteva apparire “anomalo”, le giuste e anche penose motivazioni, no siamo il paese del giudicare e disprezzare, del distaccare, dell'allontanare, chiamiamo ambigui gli altri quando l'ambiguità la sventoliamo ogni giorno, è bastata una pandemia a farci comprendere quanto siamo ambigui, persino del fare le leggi, come ad esempio poter mangiare liberamente in un ristorante mentre è assolutamente e rigorosamente proibito mangiare un piccolo e innocente pop-corn in una sala cinematografica o teatro, (è solo un piccolo e innocente esempio, ma ne potrei fare altri mille).

E allora ci voleva un'”ambigua” (con tutto il mio doveroso rispetto per il personaggio, la cito soltanto in tale termine solo per sottolineare la forza della parola che piace tanto agli italiani) a darci lezione, a dirci che siamo un popolo che non siamo in grado di amare e di ascoltare l'altrui quando soffre o ha bisogno di aiuto, o soltanto ascoltare per davvero imparare. Peccato, e anche qui abbiamo fatto la cosa all'italiana, che questo eccelso e meraviglioso messaggio, sia stato percepito da pochi ( forse si sperava che lo ascoltassero quei pochi “addetti ai lavori”) perchè trasmesso nell'ora più tarda possibile, con la speranza subdola e AMBIGUA che passasse con la più assoluta indifferenza.

Io sono frocio, checca, 'recchione, omosessuale, gay, negro, ebreo, finocchio, trans,lesbica,handicappato, immigrato, uomo, donna, persona, essere umano!


Zia Molly

lunedì 10 gennaio 2022

SOLO GELO


Sarà che l'età soccombe su ogni cosa, che tirare innanzi il giorno pesa come un elelefante sulla strada, che muovere anche un arto è come scalare la vetta di una montagna senza fine, che ricordare quello che ieri ho fatto è come pensare a dieci anni fa e non sapere cosa ho mangiato in uno di quei giorni, ma questo gelo e freddo che gira appresso, che ha invaso come brina sui prati e sulle colline,........................

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mercoledì 15 dicembre 2021

IL CENTRINO


IL CENTRINO


Girava per la città un volantino raffigurante un volto di un uomo, era un avviso importante rivolto a tutta la cittadinanza, una scandita attenzione e preoccupazione per quella persona raffigurata.

La foto, un poco sbiadita, era quella di un uomo dai capelli neri e ricci, dalla pelle brunita a far pensare che fosse sicuramente dei paesi arabi o africani, con baffi e una barbetta folta che gli attraversava il limite del sottomento, partendo da orecchio a orecchio, ma la cosa che lasciava ancora più turbati era l'atteggiamento, lo sguardo, un guardare sfrontato, disinteressato e menefreghista di tutto e di tutti. L'avviso del volantino dichiarava che questa persona, Paolo, era un famosissimo killer conosciuto come “ Il Centrino” perchè non sbagliava mai un colpo, sfuggito in maniera rocambolesca dalle prigioni del luogo, era molto pericoloso, non aveva nessun pregiudizio o remora a far fuori qualcuno o a compiere rapine o rapimenti, la città doveva stare all'erta e chiunque lo avesse visto, di non agire personalmente o compiere atti eroici insulsi ma di avvisare la polizia immediatamente.

Era la vigilia di Natale e gente per le strade non mancava, c'erano sempre acquisti da fare, gli ultimi ritocchi per una festa che non doveva assolutamente apparire sbiadita, ognuno cercava come meglio poteva di rendere gioiosa la casa, il luogo dove viveva e far si che il giorno di Natale si potesse tutti vivere in giusta misura e con l'animo in pace, ma questa notizia dell'evaso mise una forte preoccupazione, subissata anche dai mass media che insistevano sui giornali, sulle televisioni, la pericolosità del personaggio e incitavano alla massima e forse anche eccessiva cautela.

Ognuno camminava guardandosi bene a chi avesse di fronte, uno sguardo di dietro e una paura immensa dentro da titubare a fare le cose che erano da fare fuori casa, per non parlare poi lo stare chiusi nei propri appartamenti con il dover sempre saltare per un rumore casuale o uno squillio di campanello o un bussare di porta.

Lorenzo viveva ormai da anni sotto il ponte che attraversava il fiume della città, aveva perso la sua famiglia in un incidente aereo alcuni anni or sono e da quel momento non era più riuscito a riprendersi, il morale e la voglia di vivere si erano fossilizzati in un antro del cuore e si era così trovato in poco tempo senza lavoro, senza casa e senza “amore”. Viveva di espedienti, un pezzo di pane gettato alle anatre che lui più svelto avrebbe fatto suo, un mescolarsi tra le immondizie di un ristorante dove non mancavano a volte manicaretti davvero sorprendenti da leccarsi i baffi, aveva tentato spesso di far qualche lavoretto per qualcuno ma la risposta era sempre stata negativa, non era gradito il suo colore ambrato di pelle e la sua promiscua provenienza. Era riuscito nel tempo ad accasarsi alla meglio sotto la grande volta del ponte, tra cartoni, casse di legno, uno sdrucito materasso e alcune coperte. Era Natale ma a lui, da quel fatidico giorno, del Natale non importava proprio niente, anzi era contento solo perchè il giorno dopo avrebbe trovato una miriade di cose buone da mangiare, resti quasi interi che la gente “normale” eccedeva ad averne.

Erano le undici di sera, la vigilia si festeggiava in ogni casa, o almeno in quelle che era possibile se il lavoro lo concedeva, ma alla polizia qualcuno doveva pur essere presente e in questo particolare giorno allertato, ce n'erano anche di più di personale a disposizione, quando squillò il telefono di guardia e un commissario rispose. Qualcuno aveva visto il Killer, era sicuro, assomigliava alla foto del volantino, era in atto di dormire sotto un ponte.

Tre o quattro volanti partirono all'unisono, raggiunsero il luogo indicato e sorpresa era davvero il Killer quello che stava tranquillamente dormendo su uno sdrucito materasso sommerso da una coltre di coperte sotto la volta di un ponte.

Lorenzo nonostante le sue grida e il suo dichiararsi innocente, fu ammanettato, caricato sulla camionetta e subito trasferito in una cella di rigore nel carcere del luogo......” bentornato a casa” furono le grida degli altri galeotti mentre la stampa e la televisione diffondeva la buona notizia:

“ Il famigerato Killer detto “ Il Centrino” è stato fortunatamente arrestato, la città domani trascorrerà davvero un bellissimo Natale”.

Per Lorenzo fu tutto un andirivieni di cose che gli giravano nella testa, l'unica cosa positiva era che avrebbe finalmente dormito al caldo di quattro mura, ma non capiva perchè lo chiamassero“Il Centrino”. “ Centrino stavolta il colpo è andato fuori centro?” “ Centrino credevi di dormire all'aperto tranquillo?” e ancora da tutti gli abitanti del carcere.

Alle prime luci dell'alba, tra il passaggio della notte in luce del giorno, con una coltre nebbia che offuscava tutta la città, una strana figura, coperta di cappuccio di lana e un grosso cappotto bussò alla porta del distretto di Polizia, un giovane poliziotto di guardia, quasi assonnato, si apprestò ad aprire ma si destò immediatamente quando vide chi aveva davanti a se.

“ Sono il Centrino, mi costituisco.” Era l'alba di Natale

Paolo e Lorenzo erano due gemelli separati da piccoli, quando con la famiglia erano sbarcati come profughi sulle coste del paese dove ora vivevano. Loro non sapevano l'uno dell'altro, e ognuno era sopravvissuto tra un passaggio di famiglia a un altro intramezzo a diversi istituti di associazioni di recupero e salute e cose simili, Lorenzo aveva avuto più fortuna perchè si era dedicato al lavoro e aveva formato una famiglia, Paolo era sempre stato al margine e amava le cose facili e sbrigative fino a mettersi in proprio e “lavorare” per altri a ripulire la città da personaggi per qualcuno scomodi, a ricavare soldi con rapine ecc.

Quella notte Paolo aveva visto la notizia del “suo” arresto ed era rimasto folgorato, aveva un fratello e non lo sapeva e , miracolo di Natale, il suo cuore non poteva sopportare che quel fratello subisse la pena per lui.

Lorenzo se ne tornò al suo posto sotto la volta dell'arco del ponte, si sedette sul suo materasso sdrucito, si mise una coperta addosso e pensò:

“ Adesso sono contento, ho un fratello da andare a trovare e forse potrò anche trovare un lavoro, perchè da oggi non sono più nessuno ma sono il fratello di Centrino, quello che non sbaglia mai un colpo!”


Roberto Busembai (errebi)


Immagine: Opera di Laura Lauri


domenica 5 dicembre 2021

NATALE SIA.....


Nel silenzio della notte, tra due luci che non smettono di brillare, albero di Natale che non spegne il suo silente sfavillare di colori illuminanti, tra calde coperte che mi pesano fino a farmi sudare, tra rumori d'auto, le ultime a passare, che svettano veloci come se il loro passare fosse unico esistenziale, tra sogni che non cedano nel cuore e sogni che navigano come velieri in alto mare, tra un dolce abbandonarsi e una faticoso cedere degli arti e della schiena, fatica di sostenersi perchè quel poco che c'è da sostenere è fragile e friabile come un grissino. E mi rigiro spesso e dormo male, e penso forse anche troppo ma la mente è quella che ancora mi rimane, e allora sorge quel cupo sentimento che davvero mi fa stare male, io che mi lamento di queste coperte che al caldo mi fanno stare, di questi rumori d'auto che svegliano il mio riposare, delle luci di un albero che io stesso ho lasciato acceso per dare tono alla festa da venire, io che posso ancora sognare di cose passate o da passare, risa e gioie custodite o da costudire, io che per questi dolori di senilità accelerata di morte naturale che si avvicina pacatamente, io che ho tutto e non desidero altro e niente, domani penso e me lo rodo continuamente, domani è Natale, ma non per tutti ugualmente.

E allora penso e rido di quanto la vita sia preziosa e bella per me che sto sudando e guardo una stella pensando che si muova con un motore d'auto appresso e brilli perchè qualcuno si è dimenticato di staccar la spina dalla tenue luna. Che Natale sia davvero ma non per me solo!


Roberto Busembai (errebi)


Immagine web: Photo by Joni Niemela

venerdì 14 maggio 2021

LEONARDO DA VINCI - IL GIGANTE


Vi voglio raccontare una novella, diciamo una favola o se vogliamo anche una leggenda, che il grande Leonardo da Vinci scrisse tra le tante dedicandola a un suo conoscente, Benedetto Dei, un fantomatico personaggio alla corte di Lorenzo de Medici, che il genio incontrò quando risiedeva alla corte di Lodovico il Moro.

Questa che vi racconto è una mia libera interpretazione e soprattutto è presa come esempio e rappresentazione a un GIGANTE che noi da un anno e poco più purtroppo conosciamo e pare che sia stata scritta proprio pari pari ai fatti e agli avvenimenti che tutti ancora combattiamo.


IL GIGANTE


Nel mese di giugno ( io apporto la modifica personale e scrivo Marzo) apparve un gigante che veniva dalla Libia ( io penserei dai paesi dell'Est) e che pare avesse già combattuto con gli Arabi, i Persiani e altri popoli lontani, era un gigante che non si sa bene da dove fosse nato, che si nutriva di genti e di persone, la sua faccia era orribile e faceva paura a guardarla, gli occhi erano rossi infuocati che solo Lucifero potrebbe eguagliare, il naso arricciato e ogni suo passo fa tremar la terra, era mastodontico e enorme tanto che un uomo a cavallo a malapena gli arrivava al dorso del piede. Dunque in quel mese di marzo iniziò arrabbiato e furioso a farsi strada con i piedi, scaraventando a calci gli uomini per aria, i quali poverini, ricadevano violentemente a terra come chicchi di grandine e morivano. Altri magari morti dalla paura, ricadendo su alcuni rimasti vivi a loro volta arrecavano morte, e si alzò così un polverone enorme , tanto che fece smettere dell'agitare delle gambe al gigante.

Chi era rimasto vivo se la dette a gambe levate perchè ogni loro tentativo di abbattere quella furia, era inutile e assolutamente vana. Poveri uomini, le loro fortezze non servono più a nulla, le alte mura, le città, i palazzi e le case non erano più riparo, allora non restava che nascondersi nelle buche e nelle caverne sotterranee, perchè solo sotto terra vi poteva essere salvezza e scampo.

Quante morti, quanti padri e madri perduti e quanti figli, e quanti cari ognuno ebbe a lasciare, che da che mondo è mondo mai si era visto tanto lamento universale!

Ma il gigante all'improvviso sdrucciolò sulla terra ormai piena di sangue e cadde sconquassando la terra da crearne un terremoto e dalla grande botta che prese, rimase disteso e tramortito così che il popolo credendolo sconfitto, gli corse addosso in massa, proprio come fanno le formiche quando scorrono con furia su un rovere caduto, e nella corsa cercavano di ferire quelle forti membra.

Il gigante però riprese i sensi, forse stimolato anche da quelle insistenti “punture”, quindi appoggiandosi sulle mani, sollevò la testa e passando, poi, una mano, tra i capelli, la trovò piena di uomini appiccicati, proprio come i pidocchi, perciò scosse l'enorme testa e tanti furono scaraventati in aria e di nuovo tanti trovarono la morte e altri ancora che erano rimasti a terra, venivano da questi colpiti come proiettili e altri ancora venivano calpestati da chi tentava di scappare.

(La finale del racconto ve la riporto uguale a quella di Leonardo perchè non v'è altro modo che dirla come lui l'ha saputa dire.)

Ma tenendosi aggrappati ai capelli, e cercando di nascondersi, i superstiti facevano come i marinai nella tempesta, quando corrono su per le corde per abbassar la vela a poco vento.


Mio personale riadattamento alla Lettera a Benedetto Dei, Il Gigante, di Leonardo da Vinci.


Roberto Busembai (errebi)


Immagine web: Adriana Saviozzi Mazza

martedì 22 dicembre 2020

LE TAGLIATELLE DI NATALE


E siamo come a Pasqua, ancora contati a tavola come fossimo dei numeri da estrarre, ancora con le dovute distanze altrimenti ci facciamo del male, ancora come a Pasqua i soliti parenti stretti ( attenti alla parola, la definizione esatta senza incorrere in problemi è “prossimi”) e chi ha la “fortuna” di non avere nessuno, accanto e vicino, si mette a tavola come allora con il suo piatto e sottopiatto pure e si scalda un poco di brodino, e se proprio vuole farla passare come giornata speciale che dovrebbe essere, ovvero un consommè.

Ma io non mi dolgo per quello che è e quello che è stato, il Natale è quello che porto dentro e spero di saperlo donare, i figli hanno le loro donne, le famiglie sono moltiplicate e alcune, me compreso, sono dimezzate, anzi evaporate, ma non mi dolgo di questo poco inimmaginabile momento diverso, mi metto a tavola lo stesso e sono certo che farò un bel pranzo....anzi mi dirò spesso e sovente, beato me che me lo posso permettere!

Ma tra un discorso, un bicchier di vino come antipasto eccomi qua che sto per chiudere occhio, seduto sul divano e aspetto che venga il mezzogiorno per preparare il tavolo con tovaglia in decoro, piatti sopra e sotto contornati d'oro e una candela in mezzo per ricordare la vita che non ha bisogno di ricordarsi di esistere, a lei basta un respiro, e quando quel piccolo respiro manca.....beh non serve tanto a dire che forse era stanca.

Quand'ecco che suonano alla porta, sorpreso guardo l'orologio e mi spavento sono le 12 spaccate e suona pure il campanone del paese nel contempo, corro ad aprire sperando che chi sia se ne ritorni presto da dove viene, che io ho ancora da fare da mangiare e pure apparecchiare come avrei voluto.

Apro e vi giuro non era nessuno, ovvero sul pianerottolo al quinto piano dove ho l'appartamento non c'era assolutamente vita umana che mi aspettasse, allora mi sovvengo e corro al citofono che sicuramente qualcuno da basso, al cancello è in attesa che io apro.

Guardo scrupolosamente ma nessuno è fotografato in quel momento, poi mi dico che la vecchia maniera è quella più sicura, mi affaccio alla finestra e guardo sotto......nessuno pure in strada e nessuno che mi stia cercando. Me lo sono sognato mi dico tosto e mi avvio al bagno.

Sto iniziando a farmi un poco di pasta col ragù, un ragù che avevo congelato per i momenti in cui sapevo non avrei avuto voglia di stare al fornello, e quel momento è capitato, prendo la pentola per riempirla d'acqua e porla sul fornello a bollire che ecco, e stavolta sono sveglio, risuonano anzi suonano e bussano alla porta. Arrivo in lampo, quasi fossi un velocista prossimo all'arrivo, apro già con il sorriso in bocca, come saluto, fa parte del mio carattere solare, pure mi arrivasse un telegramma funesto, il primo impatto mio sarebbe quel sorriso che forse in quel momento sarebbe pure scemo. Apro e......voi non ci crederete ancora niente, nessuno, niuno, vuoto completamente e io avevo pure sentito un rumore di bussato. Non vorrei che i figli del geometra che abita di sopra, non si divertissero alle mie spalle, in fondo anche loro in questo obbligato giorno casalingo, qualche cosa debbono pur fare.....si, però, un piccolo richiamo del loro padre non guasterebbe.

Chiudo accertandomi ancora che nessuno fosse in giro, magari rimasto indietro sulle scale pensando che non avessi risposto, ma mi devo sottomettere al destino, fuori dalla porta non c'è e non ci sarà nessuno.

Ho gettato la pasta, a me piacciono le tagliatelle, sapete quanti Natali ho fatto con quelle, mia madre era fissata con le lasagne e non c'era Natale che non le facesse, e i parenti tutti, gli zii e i nonni e pure i conoscenti erano ben lieti di quella portata che sempre l'applaudivano quando lei portava le teglie ben calde, uscite allora dal forno, e le posava fumanti sulla tovaglia con mio padre che si premuniva di porre svelto un sottopiatto, da non sciupare con il calore il tavolo “buono” del salotto.

E per me, da mamma cara e buona, perchè le mamme, almeno quelle di una volta, non potevano dire no al proprio figlio, era sempre pronto un piatto caldo e fumante di tagliatelle al sugo con pure il parmigiano, solo per quel giorno, grattugiato sopra.

Son quasi pronte, nel frattempo mi appresto ad apparecchiare, che per me è un gesto sacro, amo la tavola, anche se sono solo, apparecchiata come si dice “a dovere”. Metto il piattino dell'antipasto, anche se non esiste, ma potrebbe servire per una frutta, un dolce o quello che mi pare, il piatto fondo e il sotto piano, naturalmente dello stesso colore e dello stesso servito, gradito con un decoro e pure colorato, posate, sono puntiglioso voglio due forchette due coltelli e un cucchiaino, sempre per il solito dolce o per un caffè, due bicchieri uno grande per l'acqua, preferibilmente gassata, e il piccolo per il vino, preferibilmente rosso, e se, come oggi che è nominata festa, pure il calice per uno spumantino.

Per la terza volta ho sentito bussare e suonare, ma questa volta non mi appresto assolutamente ad aprire, qualcuno mi ha preso di mira oggi e sono così il suo divertimento, si stancheranno se vedono che non mi appresto ad aprire o a cercare di sapere chi sia che mi cerca, io impassibile mi siedo al tavolo, ho quasi pronta la pasta e ….......la tavola è imbandita e ben addobbata per ben 10 persone, ci sono piatti e bicchieri a non finire, rimango sbalordito e non capisco, come se da un momento all'altro una bacchetta magica avesse cambiato il tutto, strofino gli occhi per sapere se sono desto, mi guardo intorno e come in un baleno si formano figure al tavolo imbandito, siedono improvvisamente al mio cospetto tutti i parenti e zii e pure i nonni e io sono come pietrificato, sorridono tutti, anzi si complimentano a piena voce del tavolo apparecchiato e della cura con cui lo avrei fatto, e ancora non riesco a parlare, quando dalla cucina sento una voce e non riesco a contenermi dal piangere e sorridere contemporaneamente:

“ Eccomi, le lasagne son pronte, per te Francesco ho fatto le tagliatelle”.....era mia madre con le teglie.


Roberto Busembai (errebi)


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giovedì 19 novembre 2020

LETTERA A BABBO NATALE


Caro Babbo Natale,

avrei dovuto scriverti, come gli anni trascorsi, un'anticipato elenco a cui tu potessi scegliere e avverare, avrei dovuto scriverti per elogiarti nella tua impresa annuale scavalcando tetti, volando sopra terre innevate, sorvolando nuvole e tormente, scivolare dentro caminetti e silenziosamente arrivare nelle addormentate case dove vivono bambini, avrei dovuto dirti che anche se sono grandicello e di molto, sono ancora accorto a questo pensiero e forse in un angolo nascosto del cuore , io ti credo. Avrei dovuto dirti che presto è Natale e che non vedo l'ora di poterlo acclamare.

Avrei dovuto, ma incredibilmente non lo posso fare, perchè dietro a tutto questo mondo di cartone, dietro a tutto questa finta facciata di un set cinematografico, dietro alla fantasia sfrenata, dietro a un casolare ormai abbandonato e alla neve che non si degna più nemmeno di cadere, dietro a un caminetto ormai spento e case vuote per non ricordare, non esisterà quest'anno il Natale.

La morte e la paura si abbracciano ogni giorno in un frenetico ballare, una danza che non ha ritornello ma soltanto poche note, sempre le stesse e sempre uguali a fendere immancabilmente, la paura si è rivestita di bianco, e ha sul capo la corona del sopravvento, mentre la morte sua compagna fedele gli propina ogni giorno un vassoio pieno di vite da divorare. E' una scena apocalittica, è un vasto e assurdo vivere quotidiano, la vita pare leggera più di una piuma che vola trasportata dal vento, vento che pare tempesta e corre come vuole, senza freni e soste varie.

Avrei dovuto parlare di luci e di candele, di alberi decorati e di pacchi colorati, di cose da comprare e di futuri pranzi luculliani su tavole imbandite di rosso vivo, rosso Natale, avrei dovuto dirti che il bene si fa principale e vola dentro i cuori come sempre e devotamente in questo periodo è convenzionale, avrei dovuto dirti che c'è gente fuori a spalare dalla neve l'ingresso ai parenti o conoscenti e gente che dona apertamente ai poveri che del Natale sono gli unici che ne conoscono il valore. Avrei dovuto chiederti, come sempre, che oltre ai giochi e cibi, oltre a un trenino o una noce, avrei voluto tanta salute che mi fosse durata almeno un anno, che poi trascorso sarei di nuovo venuto a chiedere.

Oggi ti chiedo soltanto di non farti vedere se non hai un sacco pieno di amore e pace che possano inondare i cuori di ghiaccio che sono maturati in questo lungo anno penoso da passare, perchè nel bisogno l'uomo pare diventato senza senno, nel momento del coraggio l'uomo è diventato coniglio, con tutto il rispetto per l'animale, e avido e feroce come una leonessa che lei per natura protegge i suoi piccoli leoncini, la pioggia acida che cade è l'invidia che bagna ogni cosa e pensare, e abbevera col suo fare la morte a divertire. Oggi ti chiedo non farti vedere se non hai un sacco pieno di buon senso da seminare, perchè se gli uomini prima avevano già perso il senso vero del Natale, adesso non hanno nemmeno il diritto di pronunciare, perchè l'amore e la pace, l'aiutare e il sopportare, il doveroso rispetto delle norme a discapito delle controverse conseguenze, il rispetto della malattia e della stessa morte, si sono persi nei tetti che andavi a camminare, sopra le nuvole che sapevi sorvolare e portati via da quel vento di tempesta che sapevi affrontare.

Oggi ti chiedo amorevolmente e con il pianto dentro il cuore, Babbo Natale non venire se non hai niente che possa davvero cambiare, perchè l'uomo non è degno di festeggiare, di festeggiare il suo avido, consumistico, egoistico, assurdo, insensibile, acido e pretenzioso Natale.

Ci sono troppe vite perse in questo anno e ancora ce ne saranno, purtroppo, tante che se a ognuna si rappresentasse con una pallina colorata e piena di brillantini da addobbare l'albero, un bosco di abeti non sarebbe capace a contenerle.....

Non venire Babbo Natale se non hai quello di cui tutti abbiamo bisogno, l’amore.


Roberto Busembai (errebi)


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venerdì 23 ottobre 2020

COVID A ORE?


Io non so se ancora nessuno si è posto la domanda, lecita, ma questo virus, che di virus sicuramente si tratta e non lo nego, ma è a ore? E per lo più è anche deleterio per alcune particolari categorie e in particolari momenti? Perchè queste domande? Ho notato che c'è un forte accanimento a porre divieti soprattutto e particolarmente nelle ore serali, con la “scusante” che si creano più assembramenti e consumo di alcolici che sono portatori di riunioni giovanili, con la “scusante” che nelle ore serali ci potrebbero essere troppi spettacoli teatrali o cinematografici che inducono persone a raggrupparsi, con la “scusante” che per le strade ci sarebbero troppe persone, che vista anche questa stagione confortevole, si soffermerebbero troppo a respirare, “con la dovuta mascherina” un poco di aria nelle ore fuori lavoro (quello che c'è rimasto).

Ma durante la mattina e nel pomeriggio queste accurate ricerche di sopperire assembramenti per tutelare la sicurezza del cittadino non esistono, evidentemente il virus è un dormiglione....lo dicevano i nostri vecchi...”la sera leone e la mattina c.....ne”...i supermercati creano assembramenti inverosimili, per un etto di prosciutto davanti al banco della gastronomia si creano addirittura “mercati”, la scuola, quella tanto osannata e criticata, quella che i tanti genitori hanno difeso a spada tratta per la tutela dei loro figli, e poi tutti fuori all'attesa dell'uscita del loro “eroe” figlio, tutti ammassati, come se il loro figlio non sapesse nemmeno camminare o in che mondo vive, tutti fuori con e spesso tanti senza neppure la mascherina e senza alcun controllo, perchè a quell'ora, diurna, non scattano le ordinanze di piazze chiuse e strade deserte, il coprifuoco è notturno!. Per non parlare delle code a qualsiasi ufficio statale o privato a cui siamo obbligati a dover intervenire per pratiche diverse che la nostra pesante burocrazia ci richiede, e anche qui comunque sono assembramenti “non pericolosi” sono diurni. E avrei ancora tanti da elencare, ma quello che più salta evidente di questo virus è la sua viralità intellettuale, ovvero colpisce soprattutto nella sfera culturale, si guardi a come cinema, teatri, biblioteche, soffrano e siano sulla definitiva chiusura, colpisce poi soprattutto sul contatto umano e di scambio d'opinioni, perchè non ci possiamo più trattenere “la sera e la notte” che sono le ore in cui saremmo liberi da impegni, a scambiarci pensieri, vedute e commentare o criticare, proporre o ideare , il distanziamento è assolutamente urgente per queste cose soprattutto. E allora si rimane a casa, bene ne siamo coscienti e doverosi, e a casa se non vogliamo proprio stare fissi al pc, potremmo guardare la televisione ed ecco che la potenza “virus” è valsa a propinarci spettacoli spazzatura che incutono paura e terrore misto a un'eccessiva e deleteria psicologicamente invasione di spot pubblicitari, eh si “loro” lo sanno che siamo a casa, “loro” quelli dello share lo sanno che sei “obbligato” a guardare e perciò ….come diceva un vecchio proverbio.... “pancia mia fatti capanna”......Il virus è a ore e a soggetto, soprattutto deleterio per chi ha ancora un poco di cervello e mortale a chi tenta di ragionare.


Roberto Busembai (errebi)


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