sabato 30 novembre 2019

PIERO DELLA FRANCESCA - FLAGELLAZIONE

Voglio entrare in questa città partendo da un'opera d'arte che in fondo la identifica, perchè non si può parlare di Urbino senza pensare al famosissimo suo Duca di Montefeltro che portò la cittadina a riconoscenze intellettuali e governative non indifferenti.......
Tutti o comunque tanti conosceranno la famosissima opera "Flagellazione" del grande pittore Piero della Francesca, che attualmente risiede nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino, ma forse non tutti ne sanno la vera interpretazione.
In questa bellissima e precisa opera pittorica,Piero della Francesca raffigurò sulla sinistra, in lontananza la flagellazione del Cristo , mentre nel gruppo in primo piano a destra, il giovane signore biondo nel mezzo ad altri due, altri non è che Oddantonio, il fratellastro del Duca Federico di Montefeltro ( che gli succedette poi nella conduzione della città), gli altri sono due importanti ministri Manfredo Pio e Tommaso d'Agnello, personaggi che erano stati mandati dal Malatesta di Rimini per aiutare l'Oddantonio nella conduzione degli affari di stato. Il dipinto fu infatti commissionato proprio dal Duca Federico e il Maestro Piero ha così suggerito una connessione tra il supplizio del Cristo, circondato dai suoi giustizieri e l'assassinio, che fu, di Oddantonio , che a causa della sua dissolutezza di vita e della sua maldestra governabilità, aveva acceso forti malumori e da questi nacque appunto una congiura nei suoi riguardi che arrivò all'omicidio. I due ritratti intorno a lui, si presume che fossero stati i cattivi consiglieri della conduzione e perciò i diretti artefici all'avvenuta e subentrata congiura. Si narra che il corpo di Oddantonio sia stato addirittura fatto a pezzi dal popolo di Urbino, questo per fargli ripagare una crudeltà a lui attribuita, quella di aver bruciato vivo un paggio per una piccola e insulsa mancanza.
Federico gli successe, nonostante le molte titubanze e con il preciso patto che rinunciasse a vendicare il fratellastro, e fu diversamente dal parente, un sagace e saggio amministratore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Piero della Francesca - Flagellazione

sabato 23 novembre 2019

GIACOMO SERPOTTA MAESTRO DELLO STUCCO BAROCCO - PALERMO




Giacomo Serpotta nacque a Palermo nel lontano 1656 e nonostante qualcuno avesse avuto sentore di dire che aveva studiato a Roma , allora patria del Barocco michelangiolesco, berniniano e borrominiano , diversamente non uscì mai dalla sua terra natia, e si può davvero osare dire che fu un grande autodidatta che imparò dal padre Gaspare anch'egli stuccatore nel quartiere Kalsa di Palermo, e comunque non tutti i segreti del mestiere in quanto il padre morì quando Giacomo aveva ancora tredici anni , ma sicuramente dalle varie botteghe artigianali che al tempo invadevano la città seppe prendere il meglio. Avrà sicuramente osservato gli artigiani dal vivo che plasmavano calce e polvere di marmo, si sarà avvalso certamente dei suoi predecessori Antonio Ferrarto e Vincenzo Gagini, e pure dalla diffusione di incisioni di altri artisti che sbarcavano i loro lavori nella prosperosa Palermo. E da questi sicuramente avrà appreso il fascino e la delicatezza, la precisione e la meraviglia nel disegno, arte che lui seppe più di ogni altra cosa esercitare e che fu il suo fortunoso mezzo per creare e decorare, stuccare e fare scultura. Pare che uno dei suoi primi lavori commissionatogli, fu un enorme statua equestre in onore di Carlo II che doveva ergersi a Messina di cui rimane il bozzetto al Museo Nazionale di Trapani. 

Ma il popolo Palermitano seppe riconoscere in lui il grande artista tanto che le sue opere sono diffuse e ben custodite in varie parti e chiese della capitale siciliana. Voglio soffermarmi a una di queste, l'intero Oratorio di Santa Cita costruito appunto nel 1680. E' un'opera a dir poco monumentale da far naturalmente considerare il Maestro uno dei più grandi interpreti dello stucco barocco. Sulla parete in fondo all'Oratorio è rappresentata la Battaglia di Lepanto, mentre in altri lochi da considerarsi quasi come piccoli "teatrini" sono raffigurati i Misteri del Rosario, mentre le grandi finestre sono contornate da allegorie di statue, putti e ghirlande che assumono rilievo e meno a seconda della posizione della luce.
Palermo è invasa da queste opere di stucco barocco, sempre del Serpotta, cui vale la pena nominare l'Oratorio di San Lorenzo con rappresentato il suo martirio sulla grata, l'oratorio del Rosario di S. Domenico , in S.Francesco d'Assisi e per finire gli ultimi suoi lavori prima di morire in S. Agostino.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web: Particolari dell'Oratorio di Santa Cita e scultura del Maestro Giacomo Serpotta.

venerdì 22 novembre 2019

DALLAS 22 NOVEMBRE 1963 l'ASSASSINIO DEL PRESIDENTE AMERICANO J.F.KENNEDY


Ho soltanto flash emozionali , flash che un bambino di appena 8 anni può avere avuto in quei lontani anni 60, un bambino che appena si era avvicinato alla conoscenza della televisione e ne era rimasto incantato, un bambino che non conosceva altro che il suo nido familiare, anche se già sofferto e sudato, ma che non andava oltre che alcune fiabe e le prime nozioni scolastiche del saper scrivere e leggere. Ho soltanto questi due flash che mi colpirono nel cuore, un presidente di un grande stato che allegramente viaggiava nella sua auto presidenziale a spasso per le vie di un'altra importante città americana, una scena che mi colpì per l'allegria delle persone che accoglievano il suo sorriso e la sua benevola familiarità, un personaggio che doveva essere certamente molto importante e famoso e al tempo stesso molto amato e stimato o così a me sembrava e ne rimanevo incantato.
Giorni dopo un'altra immagine, quella di un bambino, un poco più piccolo di me che con un semplice e innocente gesto militare saluta la salma di quel padre tanto famoso a cui tutti sembrava volessero bene e che invece era stato ucciso proprio il giorno che io lo pensavo immensamente fortunato.
Non occorre che dia spiegazioni storiche, quello che mi è rimasto quel giorno è soltanto un ricordo d'amore e d'amore schiacciato, strappato, lacerato.....e questa sensazione non l'ho più persa quale sia poi stato il pensiero e la politica di quel presidente americano.....e ancora oggi io lo devo e voglio salutare con un semplice, innocente, saluto militare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web

giovedì 21 novembre 2019

PIAZZA PRETORIA (PIAZZA DELLA VERGOGNA) E DISCESA DEI GIUDICI A PALERMO

Sono tantissime le leggende che avvolgono questa fantastica città, alcune derivate magari da fatti realmente accaduti, altre sommariamente inventate, ma tutte hanno un fascino e un colore di vissuto umano e sociale che fa capire quanto il popolo nostro sia ben integrato nella storia che lo ha sempre preceduto. Detto ciò non posso certo annoverarvi tutte queste fantasticherie, ma ho scelto per voi queste due legate a luoghi esistenti e ancora appartenenti, bene o male, a queste “leggende popolari”, luoghi che ancora resistono ai tempi e lasciano un senso di vissuto e di vivo che impreziosiscono ancora di più il valore di questa Palermo.
Piazza Pretoria o meglio conosciuta Piazza della Vergogna.
Nel lontano 1554, un certo Don Luigi Toledo commissionò a Francesco Camilliani una gigantesca e spettacolare fontana che adornò così il suo giardino della villa tenutaria a Firenze. Morto il Toledo, il figlio si volle sbarazzare di questa monumentale costruzione mettendola all'asta e dove il Senato palermitano vinse. Potete immaginare quanto fu impresa non facile il trasporto di questo enorme ammasso di statue, enormi vasche marmoree, scalinate con parapetti ecc.....eppure il tutto fu ben imballato e smontato, che la storia narra siano stati circa 644 pezzi! Partirono per via mare e già ancora prima di arrivare era scelta la dimora, una piazza dove per installarla erano state pure abbattute delle case.
Ma la fontana, bella, grande e laboriosa non ebbe il suo fascino nel popolo, tutt'altro, bisogna pensare che si parla del 1600 e la gente non amava certo tutto quel libertinaggio di figure nude, di seni all'aria, di sinuose figure e di membri maschili che con ostentazione erano messi in bella vista. E nacquero così le ire, lo sdegno popolare, e con il passare del tempo maturavano anche dicerie e leggende su questo luogo che nessuno voleva più attraversare, e se costretti si teneva il volto riparato o la testa china per non vedere, alcune leggende parlano pure che le suore di un convento vicino abbiano addirittura danneggiato alcune statue per l'offesa di quella libera sfacciataggine e affronto delle nudità.
Poi i tempi sono cambiati, ora nessuno più si meraviglia o si scandalizza a un seno nudo o a un corpo maschile, tanto che la piazza è divenuta un centro turistico, perchè effettivamente il tutto è davvero un capolavoro artistico monumentale e scultoreo non indifferente! Ma la piazza ancora è conosciuta ….della Vergogna!
La Discesa dei Giudici
C'è in città una via che porta proprio questo nome e su questa dicitura sono state fatte molte supposizioni e inventate storie, una di queste che ho raccolto ve la propongo.
Ai tempi di Carlo V imperatore , a Palermo morì una grande dama che lasciò orfano un piccolo bambino in tenera età, dal dolore, anche il ricco e nobile padre perse la vita per una improvvisa e grave malattia, ma prima di andarsene tutelò il figlio ad un abate, lasciandolo fiduciario delle sue ricchezze . Il piccolo fu allora affidato ad una balia che però dopo un po di tempo non vide più l'abate e non ricevette nemmeno un soldo per il mantenimento del bambino, come aveva pattuito.
Il bambino fu cresciuto ugualmente e appena raggiunta la maggiore età andò a lavorare presso un fabbro che si affezionò al ragazzo di cui venne a sapere la sua particolare storia.
Fu così tanto colpito da quei fatti che volle andare dai giudici e chiedere giustizia per il suo garzone, ma i giudici erano stati ben pagati dall'abate, che emisero una sentenza sfavorevole per il querelante. Sempre più adirato, non si dette per vinto, e si recò persino in Spagna alla presenza del sovrano Carlo V.
L'imperatore decise di travestirsi e di rendersi conto da se, andando in Sicilia, di come veniva amministrata la giustizia nei suoi luoghi, e nel frattempo chiese anche al fabbro che si appellasse contro la sentenza.
Si arrivò così a un nuovo processo, dove in incognita, presenziava il sovrano, ma naturalmente anche stavolta l'esito fu sfavorevole, ma Carlo V allora non resistendo si alzò e pronunciò le testuali parole. “Si faccia veramente giustizia, una volta tanto!” I giudici fecero subito arrestare quel disturbatore, ma egli si fece subito riconoscere mostrando il Toson d'oro. L'abate fu imprigionato e finì i suoi giorni in prigione mentre i giudici furono tutti condannati a morte.
Legati a una coda di cavallo, furono così trascinati per quella suddetta via per essere poi scorticati vivi e bruciati in piazza della Marina.
Con la loro pelle, su ordine dell'imperatore, furono fatti i sedili per i nuovi giudici, così che questi avessero sempre presente il loro destino qualora si facessero corrompere.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web : Scorcio della Discesa dei Giudici e la fontana in Piazza Pretoria

DAMIANO DAMIANI - IL GIORNO DELLA CIVETTA


Quando due grandi opere si incontrano, non c'è che dire si parla di capolavoro, e lo diventano entrambi, anche se già da sole potrebbero ottenere questo appellativo. Parlo del film del grande regista Damiano Damiani ( sempre attento ai problemi sociali) “ Il giorno della civetta” e mi riferisco per altro al romanzo di Leonardo Sciascia da cui è tratto.
Un film interamente girato nella Sicilia di allora, compresa anche la stupenda Palermo (sarà il vicino paese Partinico), il perfetto scenario non solo fisico ma psicologico e morale, per l'esternare le basi di questa pellicola che poi si rifanno al libro stesso, la mafia e l'omertà, il messaggio di forte denuncia sul profondo radicamento mafioso della popolazione, un messaggio incisivo nel libro di Sciascia ma altrettanto voluto e al tempo stesso coraggioso, del regista.
Partendo da un omicidio di assoluto stampo mafioso di un imprenditore edile, il personaggio principale, interpretato da un esemplare Franco Nero, il capitano Bellodi di origine settentrionale, indaga nonostante l'omertà, le incresciose difficoltà, la pressione dell'ingranaggio mafioso che tende a far passare questo delitto per una questione di gelosia. Riuscirà a far arrestare il boss mafioso don Mariano, ma saranno sforzi vani perchè il sistema assolutamente malato, riuscirà a sopravvivere.
Una bellissima e bravissima Claudia Cardinale e Tano Cimarosa saranno poi premiati con un meritatissimo David di Donatello. Una bellissima e pulita regia, una pellicola da non dimenticare e ancora vivissima e attuale per poter essere vista.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web: Locandina del film e alcune scene

martedì 19 novembre 2019

LA CATTEDRALE DI PALERMO (della Santa Vergine Maria Assunta)




La Cattedrale di Palermo risale al 1170 circa quando l'Arcivescovo Offamilio volle competere con la costruzione del Duomo di Monreale, facendo così abbattere l'edificio precedente costruita circa nel 590. Da notare che dove ora sorge questa meraviglia, esisteva in epoca pre mussulmana una basilica cristiana, che comunque fu tradotta e convertita in moschea, ma proprio nel 1072 ritornò ad essere cristiana per merito dei Normanni.
E' un insieme di vari stili architettonici dovuti al protrarsi nel tempo per la costruzione, che comunque ne fanno un insieme sublime e di un assoluto fascino.
All'esterno dominano le quattro torri di tipo normanno agli angoli della costruzione e nella parte sud la cattedrale si collega tramite due arcate con il palazzo Arcivescovile, facendo così apparire il tutto come un castello di assoluto dominio temporale che invece di un ambiente spirituale. Mentre al lato destro un bellissimo portico si affaccia sulla vasta piazza.
All'interno sono ospitate in rispettive due cappelle le tombe dei re e degli imperatori che hanno comandato la città, tra cui da nominare e ricordare, la tomba di Federico II e Ruggero II, che sono anche avvolti da una leggenda in proposito, in quanto si dice che Ruggero II avesse ordinato i sepolcri per lui e la sua famiglia da depositare a Cefalù, però si narra anche che Federico II se ne appropriasse per se e la sua famiglia per deporle al duomo di Palermo.
Naturalmente non poteva mancare la cappella dedita alla protettrice della città, ovvero Santa Rosalia, situata lungo il lato destro del duomo, dove sono deposte le reliquie e un'urna d'argento.
Di notevole valore e importanza è la stanza del Tesoro dove sono raccolti i più antichi e preziosi oggetti sacri, come calici, ostensori ecc, e dove è collocata anche la tiara d'oro che pare sia appartenuta a Costanza d'Aragona, un'opera di alta oreficeria medievale.
Questa non è che una minima parte di quello che si può ammirare in questa bellissima Cattedrale, che dal 2015 fa parte del Patrimonio dell'Unesco insieme alle cattedrali di Cefalù e Monreale.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web

ANTONELLO DA MESSINA - L'ANNUNCIATA DI PALERMO

Non si può che rimanere davvero esterrefatti, assorti, meravigliati e estasiati di fronte a questa opera d'arte di uno dei più grandi pittori e maestri che si possa conoscere e che io amo particolarmente, un'opera d'arte che potremmo definire oltremodo “moderna” nonostante sia stata dipinta nel seconda metà del quattrocento.
L'Annunciata di Antonello da Messina, è un vero capolavoro di estrema raffinatezza, un volto di una giovane, una pura ragazzina, dalla carnagione olivastra e da delicati e raffinati lineamenti che esaltano e rappresentano magistralmente un'estrema purezza che difficilmente si può trovare in pittura. Tutto in questo quadro è di una dolcezza e di una leggera sostanza, che lascia colui che l'ammira, abbandonato e rilassato, sereno e pacato, e cosciente di non essere solo.
Lo sguardo della Vergine è rivolto più in basso e non diretto verso di noi, ma si presuppone e si può quasi percepire che sia rivolta a un Angelo che è presso di noi, l'Angelo inaspettato che porta la notizia del frutto di Dio, l'Angelo che desta la purezza, l'ingenuità e la timidezza, facendo che essa si copra stringendo le vesti in un umile gesto e con la destra leggermente rialzata a proteggersi da l'improvviso cambiamento delle cose, e quel gesto e quell'Angelo non visto ma supposto lo si avvede anche nelle pagine del libro che hanno teso ad alzarsi in un improvviso movimento dell'aria, quasi un soffio, un volo, uno sbattere d'ali.
Di questa meraviglia ne sappiamo ancora ben poco, basti pensare che fino al 1866 non se ne era nemmeno sentito parlare quando a Venezia si scoprì una simile Annunziata che in un primo momento fu pensata come una copia di quella esistente all'allora Museo Nazionale di Palermo, oggi Galleria Regionale, ma l'attribuzione e l'originalità dell'opera vennero confermate nel 1907 quando Enrico Brunelli stabilì che fosse quella di Palermo la vera Annunciata di Antonello mentre l'altra in confronto, anche se tecnicamente molto affine, ma fredda nei colori e nella stessa espressione fu attribuita ad Antonio di Saliba, che poi non era altro che uno stretto parente del da Messina.
Un'analisi più recente dello studioso siciliano Giovanni Taormina, studiando attentamente il libro ha fatto notare che la prima lettera leggibile è una M maiuscola a significare l'inizio del Magnificat , e facendo riferimento al Vangelo di Luca, sarebbe la preghiera che la Madonna innalza a Dio nell'incontro con la cugina Elisabetta dopo avere avuto la notizia, e che in questo quadro è presente anche lo Spirito Santo sotto forma di vento che solleva le pagine, “vento” che in ebraico e in greco sarebbe legato all'interpretazione di Spirito. Ad attestare poi questo suo pensiero, pensa che Maria abbia un accenno di un sorriso, che contraddirebbe l'atmosfera di sorpresa.
Ma sono soltanto studi e ipotesi, a noi comunque rimane quel leggero e signorile gesto con le mani, quel coprirsi il seno con dovuta tenerezza, e quell'ambiguo sguardo di sorpresa da far venire i brividi se pensiamo a chi è rivolto e dove potrebbe essere in quel preciso momento.
Non mi stancherei mai di osservare quello sguardo e di poter entrare in quegli occhi per carpirne il vero significato, occhi che scrutano e parlano anche se non direttamente rivolti.
Questa vergine è bella perchè pura, e la “modernità” cui accennavo all'inizio sta nel fatto che al tempo stesso è terrena, naturale, una presenza tangibile e palpitante, un'immagine assolutamente realistica.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web : Antonello da Messina -L'annunciata di Palermo