A ridosso di un mare sempre azzurro, dove spiagge bianche
tendevano a farlo ancor di più brillare, c'era una piccola casa bianca,
con solo una porta e una finestra dalle imposte blu e vicino quasi perennemente in fiore
una bouganville rosa screziato rosso, da far invidia a quel deserto intorno,
fatto di sterpaglie secche e dune ricoperte di stoppie e cardi pungenti.
Era la casa di un vecchio marinaio, ormai da tempo lontano dai suoi mari,
mari che aveva solcato fino da ragazzino a seguire il padre trasportatore di
spezie imbarcate dalle lontane terre dell'est, prima da mozzo a ripulir la poppa, marinaio di prima nell'avvenuta gioventù e in tarda età
per eredità avvenuta, capitano di un vecchio fuoribordo, atto soltanto per trasportar persone a visitar la costa e a far creder loro di essere pescatori per un giorno.
Ogni mattina era solito uscire, ai primi albori, portarsi sul limite dove mare si ferma e rilascia il suo canto d'onda per ritornar nel mondo, respirare di quel profumo acre a bocca aperta e poi intraprendere una passeggiata lungo la battigia, cercando qualche conchiglia vuota per farne poi collanine da regalar a qualche bambino che veniva con la famiglia a visitar quella magnifica spiaggia .
Seduto poi su una piccola sedia, dopo il magro pranzo, fatto solitamente di sarde arrostite o fritte pescate nella notte quando non riusciva il più delle volte a trovare sonno, con una pipa accesa, ultimo suo vizio, forse l'unico, nemmeno le donne lo avevan mai fatto straviziare, bisognava andare per mari ed era quasi impossibile pensare di sposarsi o di sacrificare una donna con le paure di non vederti un giorno non arrivare.
Preparava collane di conchiglie e casse vuote di granchi seccati al sole, legandoli a fili di rete ormai in disuso, memore di pesche lontane, quando gabbiani correvano dietro a prua per raccoglier pesce fresco raggruppato, poi le attaccava in bella vista lungo un filo che dalla casa
aveva in tiraggio messo fino ad un palo roso dalla salsedine, insabbiato, residuo di mareggiate frequenti e ardite degli inverni passati.
E ancor seduto rimirava l'orizzonte e l'occhio fisso guardava ma non si sa cosa, o forse immaginava e navigava con la mente di essere ancora sopra l'onde, poi qualche ragazzino o bambina lo destavano dal torpore, perchè venuti a fare una richiesta di avere in dono una bella collana magari per se o per la mamma che da lontano era in vigilanza. Lui senza profferir parola staccava quella scelta, gliela metteva al collo e con la sua mano grande e piena di rughe, vita vissuta scritta tra le sue dita, accarezzava sulla testolina e rimandava con gli occhi dalla mamma.
A fargli compagnia, nelle sue amate solitudini, c'era un gatto, che da lui era venuto un giorno e mai più se n'era andato. l'aveva subito accudito e dato il resto della cena, ancor più magra del pranzo, ma per il gatto quella sera parve manna e si addormentò dopo, su un cuscino nel piccolo letto dell'anziano e fu quella notte che insieme si addormentarono e così da allora ogni notte, e quando lui si alza per andare a pesca, il gatto subito lo segue e sulla riva aspetta la sua pozione di pesce per passar la giornata. Il gatto conosceva il vecchio e lui conosceva il gatto, mai erano soli e mai lo sarebbero restati, anche i bambini che venivano a prendere conchiglie al gatto degnavano una carezza e lui fusando se le faceva dare.
Un giorno, una ragazzina tornando dalla spiaggia, gli capitò di trovare, sulle scale che portavano al paese, il gatto del marinaio che quasi impaurito e messo da una parte chiedeva aiuto come solo un animale sa fare, con la voce e lo sguardo.
La bambina lo riconobbe subito e si avvicinò per prenderlo e riportarlo al suo padrone, ma questi non si fece avvicinare ma le fece capire di seguirlo. E così fece.
Arrivarono alla casa bianca sul mare con appresso la bouganville in fiore, una sedia vuota
sotto il sole e conchiglie in collane appese al filo, dentro un uomo dalla barba e dai capelli bianchi, forse stanco stava a dormire, o così parve alla ragazzina, ma il gatto nel suo miagolare disperato fece capire che il marinaio stavolta e per sempre se n'era andato a navigar per mari nuovi non quelli del mar salato ma del dolce cielo.
tendevano a farlo ancor di più brillare, c'era una piccola casa bianca,
con solo una porta e una finestra dalle imposte blu e vicino quasi perennemente in fiore
una bouganville rosa screziato rosso, da far invidia a quel deserto intorno,
fatto di sterpaglie secche e dune ricoperte di stoppie e cardi pungenti.
Era la casa di un vecchio marinaio, ormai da tempo lontano dai suoi mari,
mari che aveva solcato fino da ragazzino a seguire il padre trasportatore di
spezie imbarcate dalle lontane terre dell'est, prima da mozzo a ripulir la poppa, marinaio di prima nell'avvenuta gioventù e in tarda età
per eredità avvenuta, capitano di un vecchio fuoribordo, atto soltanto per trasportar persone a visitar la costa e a far creder loro di essere pescatori per un giorno.
Ogni mattina era solito uscire, ai primi albori, portarsi sul limite dove mare si ferma e rilascia il suo canto d'onda per ritornar nel mondo, respirare di quel profumo acre a bocca aperta e poi intraprendere una passeggiata lungo la battigia, cercando qualche conchiglia vuota per farne poi collanine da regalar a qualche bambino che veniva con la famiglia a visitar quella magnifica spiaggia .
Seduto poi su una piccola sedia, dopo il magro pranzo, fatto solitamente di sarde arrostite o fritte pescate nella notte quando non riusciva il più delle volte a trovare sonno, con una pipa accesa, ultimo suo vizio, forse l'unico, nemmeno le donne lo avevan mai fatto straviziare, bisognava andare per mari ed era quasi impossibile pensare di sposarsi o di sacrificare una donna con le paure di non vederti un giorno non arrivare.
Preparava collane di conchiglie e casse vuote di granchi seccati al sole, legandoli a fili di rete ormai in disuso, memore di pesche lontane, quando gabbiani correvano dietro a prua per raccoglier pesce fresco raggruppato, poi le attaccava in bella vista lungo un filo che dalla casa
aveva in tiraggio messo fino ad un palo roso dalla salsedine, insabbiato, residuo di mareggiate frequenti e ardite degli inverni passati.
E ancor seduto rimirava l'orizzonte e l'occhio fisso guardava ma non si sa cosa, o forse immaginava e navigava con la mente di essere ancora sopra l'onde, poi qualche ragazzino o bambina lo destavano dal torpore, perchè venuti a fare una richiesta di avere in dono una bella collana magari per se o per la mamma che da lontano era in vigilanza. Lui senza profferir parola staccava quella scelta, gliela metteva al collo e con la sua mano grande e piena di rughe, vita vissuta scritta tra le sue dita, accarezzava sulla testolina e rimandava con gli occhi dalla mamma.
A fargli compagnia, nelle sue amate solitudini, c'era un gatto, che da lui era venuto un giorno e mai più se n'era andato. l'aveva subito accudito e dato il resto della cena, ancor più magra del pranzo, ma per il gatto quella sera parve manna e si addormentò dopo, su un cuscino nel piccolo letto dell'anziano e fu quella notte che insieme si addormentarono e così da allora ogni notte, e quando lui si alza per andare a pesca, il gatto subito lo segue e sulla riva aspetta la sua pozione di pesce per passar la giornata. Il gatto conosceva il vecchio e lui conosceva il gatto, mai erano soli e mai lo sarebbero restati, anche i bambini che venivano a prendere conchiglie al gatto degnavano una carezza e lui fusando se le faceva dare.
Un giorno, una ragazzina tornando dalla spiaggia, gli capitò di trovare, sulle scale che portavano al paese, il gatto del marinaio che quasi impaurito e messo da una parte chiedeva aiuto come solo un animale sa fare, con la voce e lo sguardo.
La bambina lo riconobbe subito e si avvicinò per prenderlo e riportarlo al suo padrone, ma questi non si fece avvicinare ma le fece capire di seguirlo. E così fece.
Arrivarono alla casa bianca sul mare con appresso la bouganville in fiore, una sedia vuota
sotto il sole e conchiglie in collane appese al filo, dentro un uomo dalla barba e dai capelli bianchi, forse stanco stava a dormire, o così parve alla ragazzina, ma il gatto nel suo miagolare disperato fece capire che il marinaio stavolta e per sempre se n'era andato a navigar per mari nuovi non quelli del mar salato ma del dolce cielo.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine da web