Si sente spesso parlare di poesia, di fantasia, di leggero esprimere e gioviale incantare con le parole, ma spesso e difficilmente si raggiungono queste mete, o se non altro difficilmente le si ha tutte insieme, ma poche volte, anzi pochissime, si verificano e soltanto in pochi possono permetterselo di raggiungere tale capacità. Uno di questi è Antonio Tabucchi, che in questo libro che oggi voglio nominare, ha raggiunto a parer mio tutto ciò che possibile tramutare in scritto, dal reale alla fantasia pura, dalla semplicità alla cruda realtà, dai desideri umani ai sogni irraggiungibili, “Il Piccolo Naviglio” è tutto questo, e viene spontaneo da sentire l'influenza dei grandi e illustri autori suoi discepoli come Pessoa o Garcia Marquez.
Il racconto si svolge in una toscana del XIX secolo, ancora granducato, nelle vicinanze di Carrara ai margini di una cava di marmo, quel marmo che è costato e costa fatica, sudore e sangue a una famiglia, Sesto, ed è proprio Capitano Sesto, l'ultimo della generazione che con un interiore ricerca di se stesso, in un ipotetico e fantastico naviglio, navigherà nel passato ripartendo dalla sua infanzia e ripercorrerà momenti felici e meno in un groviglio di fantastici personaggi e situazioni che irroreranno la voglia di leggere e andare avanti. Si incontrerà il cane giallo a guardia di quella casa fatta di sassi a ridosso della montagna marmorea, una vecchia tromba per auto, un temperino con sopra scritto il nome di un Hotel, dove due identiche gemelle diedero alla luce un figlio dai capelli rossi, un viaggio che Sesto fa alla ricerca di se stesso e in questo collettivo rigenerare dei tempi e dei personaggi la realtà che lo circonda e che ha sempre circondato le generazioni si evolve e Tabucchi sa essere fantastico ma anche terreno e reale facendoci “navigare” in questo viaggio, attraverso l'unità nazionale, il socialismo, l'avvento del fascismo e la seconda guerra mondiale, le elezioni del 1948, fino alle lotte comuniste dei primi anni settanta, il tutto solo come contesto storico da menzionare per capire le vicissitudini di questa povera famiglia Sesto, vicissitudini chiaramente legata proprio all'evoluzione dei fatti storici. Ma i Sesto vanno oltre, superano anche questi fatti reali storici e sociali, loro, come Capitano Sesto, hanno per natura il dono del sogno, un sogno che li ha tenuti sempre al di fuori di una realtà così come la intendiamo noi.
Navigate con questo libro, e lasciatevi cullare dalle onde che non saranno mai tempesta, ma talvolta leggermente mosse.
Il racconto si svolge in una toscana del XIX secolo, ancora granducato, nelle vicinanze di Carrara ai margini di una cava di marmo, quel marmo che è costato e costa fatica, sudore e sangue a una famiglia, Sesto, ed è proprio Capitano Sesto, l'ultimo della generazione che con un interiore ricerca di se stesso, in un ipotetico e fantastico naviglio, navigherà nel passato ripartendo dalla sua infanzia e ripercorrerà momenti felici e meno in un groviglio di fantastici personaggi e situazioni che irroreranno la voglia di leggere e andare avanti. Si incontrerà il cane giallo a guardia di quella casa fatta di sassi a ridosso della montagna marmorea, una vecchia tromba per auto, un temperino con sopra scritto il nome di un Hotel, dove due identiche gemelle diedero alla luce un figlio dai capelli rossi, un viaggio che Sesto fa alla ricerca di se stesso e in questo collettivo rigenerare dei tempi e dei personaggi la realtà che lo circonda e che ha sempre circondato le generazioni si evolve e Tabucchi sa essere fantastico ma anche terreno e reale facendoci “navigare” in questo viaggio, attraverso l'unità nazionale, il socialismo, l'avvento del fascismo e la seconda guerra mondiale, le elezioni del 1948, fino alle lotte comuniste dei primi anni settanta, il tutto solo come contesto storico da menzionare per capire le vicissitudini di questa povera famiglia Sesto, vicissitudini chiaramente legata proprio all'evoluzione dei fatti storici. Ma i Sesto vanno oltre, superano anche questi fatti reali storici e sociali, loro, come Capitano Sesto, hanno per natura il dono del sogno, un sogno che li ha tenuti sempre al di fuori di una realtà così come la intendiamo noi.
Navigate con questo libro, e lasciatevi cullare dalle onde che non saranno mai tempesta, ma talvolta leggermente mosse.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Copertina del libro
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