Una fiaba locale (Toscana), tramandata vocalmente dai nostri antenati e ancora sulla bocca di tanti nonni che la raccontano per tramandarla ancora..........E io ve la riporto come la racconterei ai miei nipotini li avessi.........
LE DUE UOVA
C'era una volta un giovane che essendo povero e non trovando da lavorare volle tentare la “fortuna” e partì per l'America. L'imbarco era previsto dal porto di Livorno e lui per la bramosia di partire arrivò all'appuntamento in forte anticipo, perciò si mise seduto sul muretto della banchina e fremente attendeva che giungesse la fatidica nave. Nello scorrere del tempo, però, iniziò ad avere anche fame, ma sapeva benissimo che non poteva permetterselo di mangiare in quanto tutti i pochi soldi che possedeva li aveva spesi per quel lungo viaggio. Ma la fame si sa non perdona e colto da forti spasmi, si fece coraggio ed entrò in una vicina osteria. Ordinò due uova al tegamino e dopo aver finito di mangiare si recò davanti all'oste e con tutta sincerità gli disse che non aveva soldi per pagarlo, ma dato che sarebbe partito per l'America con il proposito di poter trovare lavoro e mettere da parte qualche soldo, che gli facesse credito, tra qualche anno lui sarebbe ritornato e avrebbe saldato il debito. L'oste grato della sincerità di quel giovane, che a guardarlo faceva davvero pena per come era ridotto nel vestiario e nella persona, approvò la cosa e lo salutò con tutto il cuore come fosse suo figlio.
Il giovane arrivò in America e dopo alcuni mesi di lotte e di stenti riuscì a trovare un buon lavoro e nel giro di qualche anno si potè permettere di ritornare in Italia, perchè aveva accumulato un buon gruzzolo di monete da poterci vivere tranquillamente.
Infatti circa cinque anni dopo i fatti dell'osteria, il giovane sbarcò al porto di Livorno e per prima cosa ritornò dall'oste. Appena entrato si fece riconoscere e disse all'oste che come promesso era venuto a saldare il conto delle due uova.
L'oste allora preso un foglio e una matita, fece accomodare il giovane e iniziò questa tiritera:
“ Bene, allora facciamo questo conto, erano due uova, circa cinque anni fa, ma se queste due uova le avessi potute mettere alla chioccia sarebbero nati due pulcini che poi nel crescere sarebbero diventate due belle galline, …..due galline in un anno faranno circa cinquecento uova perciò se avessi messo quelle due uova sotto a una gallina sarebbero nati cinquecento pulcini che sarebbero diventati cinquecento belle e prosperose galline......” e così continuando arrivò a dare al giovane un conto spropositato, quasi pari pari a tutto quello che il giovane aveva risparmiato in America.
“Ma io non ho tutto quel denaro, e non posso pagarvi”
“ Caro il mio giovane, io vi ho fatto credito una volta, ora dovete saldarmi altrimenti vi denuncio”
Il giovane non sapeva come rimediare, non poteva affidargli tutti i suoi risparmi altrimenti di cosa avrebbe poi campato? Allora supplicando l'oste chiese almeno tre giorni di tempo, in modo e maniera di poter chiedere aiuto a qualche amico o conoscente.
Sbuffando l'oste accettò ma ingiuriò nuovamente che se entro tre giorni non avesse saldato il suo debito sarebbe ricorso alla giustizia.
Il giovane trascorse tre giorni d'angoscia, ma ormai erano passati troppi anni e amici e conoscenti non ne trovava, tanti se ne erano andati come lui, alcuni dispersi e alcuni morti, al punto che al finire del terzo giorno, dopo aver camminato per ore e ore, si accasciò su un prato e irruppe in un disperato pianto, sarebbe stato accusato e incarcerato per quelle due uova non pagate.
Nel frattempo che questo giovane si disperava, passò vicino un contadino, che nel vederlo così disperato ne ebbe commozione e gli chiese che cosa era che lo turbava così tanto, e se lui lo avrebbe potuto aiutare. Il giovane gli accennò che erano problemi grossi e che non c'era rimedio alcuno, l'unico che lo avrebbe potuto, forse, aiutare, era un avvocato.
Il contadino allora esclamò: “ Avete trovato l'avvocato”.
“ Ma non siete contadino?”
“ Sono contadino ma anche avvocato, e comunque raccontatemi l'accaduto e poi vi dirò come procedere.”
Il giovane rincuorato raccontò tutto il fatto, dal primo giorno quando entrò a mangiare in quell'osteria, e finito il racconto, il contadino gli disse:
“ Non avete da preoccuparvi, quando sarà il momento io vi difenderò, appena vi arriva la citazione, avvisatemi e correrò da voi.” E si scambiarono gli indirizzi.
Passarono dei giorni e delle settimane quando un bel giorno arrivò la fatidica citazione e il giovane si trovò davanti al giudice, con l'oste e l'avvocato di costui.
Il giudice subito chiese al giovane:
“Non avete nessuno che vi difende?”
“ Si, ho un avvocato, ma è un poco in ritardo se potessimo aspettare ancora un poco, è un gentiluomo e mi ha promesso di essere presente.”
Aspettarono e aspettarono, ma di quell'avvocato – pastore non se ne vedeva l'ombra finchè:
“ Ora basta” urlò il giudice “ avvocato o non avvocato che si proceda”
Ma in quel frangente si vide entrare un uomo vestito da contadino e il giovane subito:
“ Eccolo è lui il mio avvocato!”
Il giudice guardò quel tizio e sarcasticamente se la rise dentro, anche l'altro avvocato, quello dell'oste ebbe lo stesso sentore, poi gli chiese:
“ Perchè siete così in ritardo è da molto che vi aspettiamo?2
“ Scusatemi tanto ma è il momento della semina e ho messo a bollire le patate che oggi devo seminarle”
Un coro di risa si alzò nel tribunale, costui non solo non era un avvocato ma era anche un contadino per lo più citrullo.
Il giudice azzittì gli astanti e poi si rivolse al contadino – avvocato:
“ Ma come? Voi bollite le patate prima di seminarle? E sperate che poi vi nascano?”
“ Si” rispose il contadino “ ho imparato dall'oste che cuoce le uova prima di metterle sotto la chioccia!”
Il giudice rimase esterrefatto, costui gli aveva fatto gabbana a tutti, e assolse perciò il giovane debitore.
Il giovane arrivò in America e dopo alcuni mesi di lotte e di stenti riuscì a trovare un buon lavoro e nel giro di qualche anno si potè permettere di ritornare in Italia, perchè aveva accumulato un buon gruzzolo di monete da poterci vivere tranquillamente.
Infatti circa cinque anni dopo i fatti dell'osteria, il giovane sbarcò al porto di Livorno e per prima cosa ritornò dall'oste. Appena entrato si fece riconoscere e disse all'oste che come promesso era venuto a saldare il conto delle due uova.
L'oste allora preso un foglio e una matita, fece accomodare il giovane e iniziò questa tiritera:
“ Bene, allora facciamo questo conto, erano due uova, circa cinque anni fa, ma se queste due uova le avessi potute mettere alla chioccia sarebbero nati due pulcini che poi nel crescere sarebbero diventate due belle galline, …..due galline in un anno faranno circa cinquecento uova perciò se avessi messo quelle due uova sotto a una gallina sarebbero nati cinquecento pulcini che sarebbero diventati cinquecento belle e prosperose galline......” e così continuando arrivò a dare al giovane un conto spropositato, quasi pari pari a tutto quello che il giovane aveva risparmiato in America.
“Ma io non ho tutto quel denaro, e non posso pagarvi”
“ Caro il mio giovane, io vi ho fatto credito una volta, ora dovete saldarmi altrimenti vi denuncio”
Il giovane non sapeva come rimediare, non poteva affidargli tutti i suoi risparmi altrimenti di cosa avrebbe poi campato? Allora supplicando l'oste chiese almeno tre giorni di tempo, in modo e maniera di poter chiedere aiuto a qualche amico o conoscente.
Sbuffando l'oste accettò ma ingiuriò nuovamente che se entro tre giorni non avesse saldato il suo debito sarebbe ricorso alla giustizia.
Il giovane trascorse tre giorni d'angoscia, ma ormai erano passati troppi anni e amici e conoscenti non ne trovava, tanti se ne erano andati come lui, alcuni dispersi e alcuni morti, al punto che al finire del terzo giorno, dopo aver camminato per ore e ore, si accasciò su un prato e irruppe in un disperato pianto, sarebbe stato accusato e incarcerato per quelle due uova non pagate.
Nel frattempo che questo giovane si disperava, passò vicino un contadino, che nel vederlo così disperato ne ebbe commozione e gli chiese che cosa era che lo turbava così tanto, e se lui lo avrebbe potuto aiutare. Il giovane gli accennò che erano problemi grossi e che non c'era rimedio alcuno, l'unico che lo avrebbe potuto, forse, aiutare, era un avvocato.
Il contadino allora esclamò: “ Avete trovato l'avvocato”.
“ Ma non siete contadino?”
“ Sono contadino ma anche avvocato, e comunque raccontatemi l'accaduto e poi vi dirò come procedere.”
Il giovane rincuorato raccontò tutto il fatto, dal primo giorno quando entrò a mangiare in quell'osteria, e finito il racconto, il contadino gli disse:
“ Non avete da preoccuparvi, quando sarà il momento io vi difenderò, appena vi arriva la citazione, avvisatemi e correrò da voi.” E si scambiarono gli indirizzi.
Passarono dei giorni e delle settimane quando un bel giorno arrivò la fatidica citazione e il giovane si trovò davanti al giudice, con l'oste e l'avvocato di costui.
Il giudice subito chiese al giovane:
“Non avete nessuno che vi difende?”
“ Si, ho un avvocato, ma è un poco in ritardo se potessimo aspettare ancora un poco, è un gentiluomo e mi ha promesso di essere presente.”
Aspettarono e aspettarono, ma di quell'avvocato – pastore non se ne vedeva l'ombra finchè:
“ Ora basta” urlò il giudice “ avvocato o non avvocato che si proceda”
Ma in quel frangente si vide entrare un uomo vestito da contadino e il giovane subito:
“ Eccolo è lui il mio avvocato!”
Il giudice guardò quel tizio e sarcasticamente se la rise dentro, anche l'altro avvocato, quello dell'oste ebbe lo stesso sentore, poi gli chiese:
“ Perchè siete così in ritardo è da molto che vi aspettiamo?2
“ Scusatemi tanto ma è il momento della semina e ho messo a bollire le patate che oggi devo seminarle”
Un coro di risa si alzò nel tribunale, costui non solo non era un avvocato ma era anche un contadino per lo più citrullo.
Il giudice azzittì gli astanti e poi si rivolse al contadino – avvocato:
“ Ma come? Voi bollite le patate prima di seminarle? E sperate che poi vi nascano?”
“ Si” rispose il contadino “ ho imparato dall'oste che cuoce le uova prima di metterle sotto la chioccia!”
Il giudice rimase esterrefatto, costui gli aveva fatto gabbana a tutti, e assolse perciò il giovane debitore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web
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