mercoledì 22 gennaio 2020

L'INTERVISTA A.......GIACOMO LEOPARDI


Sinceramente sono alquanto emozionato e direi anche confuso e frastornato, ma avere al proprio cospetto il personaggio chiave della poesia Italiana per non dire Internazionale non è da tutti i giorni, infatti è qui con noi, per vostra richiesta, il grande e nobile poeta Giacomo Leopardi.
L - Essere lusingato direi poco, sapersi così riconosciuto direi immenso, ma sapersi di nuovo in questo mondo direi assolutamente unico e geniale, e me ne pavoneggio come essenziale.
Io - Grazie di essere presente...
L - Non v'è da ringraziare, quando la cultura eccede per poter anche un poco insegnare, è sempre bello eppure fantasticare, io ci sono e non ci sono in questo momento ma è come se ci fossi per davvero e non mi ritengo...
Io - La poesia è nella sua natura....
L - ....delle scienze, dello scrivere classico, dello studio in generale, e naturalmente non mi era difficile trovarne risposta subito e immediata, la biblioteca "giocattolo" che mi trovavo, ben costruita dal mio nobile padre, è stata certo fonte e base importante anche se nel poco tempo ha teso a lenire, se non nella mente ma nel corpo e anche molto velocemente.
Io - Ma non è certo stato il suo dolore a placare il senso poetico anzi....
L - Anzi.....direi per forza, ma non con rimpianto o con malinconia, non con rinnegata volontà, ci mancherebbe, non fraintenda, la conversione avvenne perchè troppo era quello che la mente digeriva e troppo era la gioventù che veniva "rinchiusa in quella nicchia" che erano la casa e la situazione di salute molto precaria e alquanto indesiderata nel suo manifestarsi esteriormente.....
Io - Nascono così le sue prime considerazioni sulla poesia, i pensieri sulla letteratura e sulla filosofia....
L - Raccolte nello Zibaldone che vide la sua pubblicazione già dopo molti anni la mia dipartita....ma nacquero anche gli Idilli dove la poesia vera, sentita e pura, fece la sua comparsa. Poi la prima fuga da Recanati, un paese che risentiva della pressione del Vaticano, del quale io ne soffrivo non solo le mura casalinghe, ma fu una profonda delusione e presto ne ritornai deluso e con una malattia a gli occhi che non mi permetteva neppure di leggere.
Io - Infatti c'è un piccolo periodo di crisi poetica e di ricerca alla prosa narrativa...
L - Operette morali, ma seppi ritornare con grandezza poetica, mi scuso il lodarmi ma non è da me così inteso, il mio è far comprendere dove bisogna cercare il poetico e l'eccelso....Il sabato del villaggio, la quiete dopo la tempesta....
Io - Silvia
L - Uno spettacolo di parole e di canto, una memoria viva, un ricordo profondo, un amore passato, sofferto come del resto avrebbe sofferto chiunque si fosse ritrovato suo malgrado a dover guardare attraverso un vetro offuscato, una fanciulla non comune che ogni giorno passava sfolgorando la sua bellezza giovanile e poi dopo tanto ansimarla saperla improvvisamente morta nel suo fiorire.
Io - La sua sofferenza non certo è sempre stata compresa.....
L - Diciamo che più delle volte è stata derisa, che crede non le sappia queste cose, ma ho sempre anche saputo che poi chi prima rideva poi si è ravveduto e compreso, se il mio carattere è stato chiuso, introverso e se vogliamo scostante non è dovuto alla mia indole ma a quella ipersensibilità che mi teneva lontano da tutto ciò che mi avrebbe potuto procurare dolore, e non sono mai stato pessimista come si è voluto far spesso credere, il mio scrivere, la mia poesia non è nata dal male, ma è stata un bene per debellare nel mio cuore e nella mia mente quel male.
Io - Poi l'incontro con Ranieri....
L - Una cara persona e un carissimo amico, che mi ha fatto conoscere Napoli dove ho finalmente realizzato un contratto per la pubblicazione delle mie opere e dove purtroppo ancora in giovane età ho trovato la morte.
Io - Potremmo nominare una quantità di sue opere e sarebbe indecoroso tralasciarne qualcuna, ma lo spazio e il tempo non ce lo permettono, ma se dovesse lasciarcene una come ricordo di questa insolita intervista cosa sceglierebbe....
L - Il passero solitario, come lui, io ho cantato in solitudine ma non come lui perchè la sua solitudine è naturale la mia fu soltanto una sorta di costrizione dolorosa, insomma un mio ritratto da giovane con una conclusione da "vecchio".
Io - Grazie ancora di questo notevole incontro
L - A sempre risentirci e rincontrarsi nel leggermi e nel ricordarmi.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: A. Ferrazzi - Giacomo Leopardi

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