“Il più sventurato dei papi” così fu definito dallo storico tedesco Ranke, e in effetti basti pensare che proprio all'incapace attitudine di gestire il potere papale, il suo continuo e irritante voltafaccia, le sue ambigue allenza altalenanti tra un imperatore Carlo V e il re di Francia Francesco I, provocò il più disastroso saccheggio di Roma da parte dei Lanzichenecchi, e a lui si può imputare, data la mancanza di potere ecclesiastico, la crescita della Chiesa Luterana e della nascita in Inghilterra della Chiesa Anglicana.
Giulio de Medici, figlio legittimo di Giuliano, fratello del più famoso Lorenzo, che perì nel Duomo di Firenze nella famosa congiura de Pazzi, fu eletto dopo 54 giorni di conclave nel 1523 e assunse il nome di Clemente VII. Già giovanissimo era entrato nelle simpatie di Leone X, per lo più suo cugino, il quale lo nominò prima arcivescovo di Firenze e poi in poco tempo, cardinale, e comunque ebbe a dimostrare qualità diplomatiche e amministrative tanto che furono proprio queste attitudini a soddisfare pienamente la sua candidatura. Ma presto le cose cambiarono e la Chiesa di Roma si trovò in un mare di onde che non avevano correnti giuste, praticamente cercò di attuare quel detto , “tenere un piede su due staffe”, ma che poi non seppe nemmeno gestirlo, oggi con Carlo V per poi sotto sotto trovarsi con il Francese Francesco I e intanto la città era in balia di tutto e di tutti. Fino ad arrivare al completo risentimento, un vero e proprio flagello, dove le violenze, gli strupi e le uccisioni ebbero il loro più orrendo apice possibile.
Il pontefice in preghiera nella sua cappella, mentre fuori infuocavano le più orride imprese dell'uomo mentre invocavano le urla per cacciare il Santo Padre, fu distolto da suo cerimoniere Giovo che supplicava il Pontefice perchè riparasse in Sant'Angelo, di fretta Clemente VII si introdusse lungo il segreto corridoio che portava al Castello e quando fu all'esterno dove doveva attraversare il ponte levatoio, un gesto nobile del cerimoniere lo salvò al momento, da poter essere riconosciuto, infatti gli dette il suo cappello e il suo mantello viola, così da apparire un comune prelato che si dava alla fuga e per il quale, da parte dei rivoltosi, non occorreva poi perdere tempo e munizioni. Ma presto i Lanzichenecchi entrarono anche nel Castello e per sette mesi il Papa dovette starsene in cella, e sotto il pagamento di una cospicua somma e con l'aiuto di alcuni ufficiali, travestito da venditore ambulante, riuscì a riparare prima a Orvieto e poi a Viterbo.
Dopo trattati e tregue, matrimoni di parenti con altrettanti parenti di imperatori e re, incoronazioni, l'ultima che un Papa eseguiva, quella di Carlo V nel duomo di Bologna, Clemente VII ritornò a Roma ma per poco perchè la morte era in agguato. Se si vuol rendere un qualcosa di buono e di costruttivo a questo pontefice è quella di essere stato il committente a Michelangelo del Giudizio Universale sopra l'altare maggiore della Cappella Sistina.
Giulio de Medici, figlio legittimo di Giuliano, fratello del più famoso Lorenzo, che perì nel Duomo di Firenze nella famosa congiura de Pazzi, fu eletto dopo 54 giorni di conclave nel 1523 e assunse il nome di Clemente VII. Già giovanissimo era entrato nelle simpatie di Leone X, per lo più suo cugino, il quale lo nominò prima arcivescovo di Firenze e poi in poco tempo, cardinale, e comunque ebbe a dimostrare qualità diplomatiche e amministrative tanto che furono proprio queste attitudini a soddisfare pienamente la sua candidatura. Ma presto le cose cambiarono e la Chiesa di Roma si trovò in un mare di onde che non avevano correnti giuste, praticamente cercò di attuare quel detto , “tenere un piede su due staffe”, ma che poi non seppe nemmeno gestirlo, oggi con Carlo V per poi sotto sotto trovarsi con il Francese Francesco I e intanto la città era in balia di tutto e di tutti. Fino ad arrivare al completo risentimento, un vero e proprio flagello, dove le violenze, gli strupi e le uccisioni ebbero il loro più orrendo apice possibile.
Il pontefice in preghiera nella sua cappella, mentre fuori infuocavano le più orride imprese dell'uomo mentre invocavano le urla per cacciare il Santo Padre, fu distolto da suo cerimoniere Giovo che supplicava il Pontefice perchè riparasse in Sant'Angelo, di fretta Clemente VII si introdusse lungo il segreto corridoio che portava al Castello e quando fu all'esterno dove doveva attraversare il ponte levatoio, un gesto nobile del cerimoniere lo salvò al momento, da poter essere riconosciuto, infatti gli dette il suo cappello e il suo mantello viola, così da apparire un comune prelato che si dava alla fuga e per il quale, da parte dei rivoltosi, non occorreva poi perdere tempo e munizioni. Ma presto i Lanzichenecchi entrarono anche nel Castello e per sette mesi il Papa dovette starsene in cella, e sotto il pagamento di una cospicua somma e con l'aiuto di alcuni ufficiali, travestito da venditore ambulante, riuscì a riparare prima a Orvieto e poi a Viterbo.
Dopo trattati e tregue, matrimoni di parenti con altrettanti parenti di imperatori e re, incoronazioni, l'ultima che un Papa eseguiva, quella di Carlo V nel duomo di Bologna, Clemente VII ritornò a Roma ma per poco perchè la morte era in agguato. Se si vuol rendere un qualcosa di buono e di costruttivo a questo pontefice è quella di essere stato il committente a Michelangelo del Giudizio Universale sopra l'altare maggiore della Cappella Sistina.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web : Sebastiano Luciano detto del Piombo, Studio of Giulio de''Medici (1478 - 1534) Papa Clemente VII 1530c.
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