venerdì 1 maggio 2020

ITALIA UNITA

Ci sono voluti secoli di guerre e di combattimenti, rivoluzioni e ripensamenti, ci sono voluti coraggiosi e valorosi uomini che hanno sfidato tutto e pure la morte, ci sono volute donne con il sacrificio e la devozione, ci sono voluti pensieri, moti ed evoluzioni, ma nonostante tutto, l'Italia non è mai stata davvero unita, almeno nel cuore e nella mente. Il Nord ha sempre bistrattato il Sud è cosa sempre risaputa, il Sud ha sempre “odiato” il Nord non è un un modo di dire, e sempre siamo stati a dissipare gli usi e i costumi, l'economie e i lavori, con diversificazioni sociali e sempre ci son stati i “terroni” e i “padani” sempre ci sono stati gli odi comuni e le distanze. L'Italia è stata fatta, sulla carta e sulle leggi, forse anche nei valori ma non nel cuore. Siamo Italiani quando tifiamo la squadra di calcio che ci rappresenta, siamo italiani quando un campione si fa notare alle olimpiadi, e non ha importanza la sua regione nativa, siamo italiani quando c'è da pagare una tassa o c'è da criticare un governo, quale esso sia. Siamo italiani pure quando all'estero ci andiamo come semplici turisti, e allora tutto quello che noi abbiamo è sempre più bello e quello che noi abbiamo è tale perchè è Italiano, siamo italiani con la pasta e la pizza margherita, con le diversità di pane e olio e vino che ci compete.
Erano in mille e ci credevano davvero, e ce la fecero pure a stenti e a dolori a unificarci, ma mai ci fu e c'e stata una vera unificazione fino a.......Marzo e mesi a venire.
La mole Antonelliana, simbolo della prima città capitale, è silenziosa e svetta verso il cielo e guarda la sua Torino come ugualmente la Madonnina sul Duomo di Milano si rattrista di quel silenzio immane, la gondola di Venezia ha lo stesso rumore svanito delle auto che non sfrecciano sulle strade di Firenze, la torre di Pisa pende ancor di più nel cercare sotto di lei le persone nella stessa maniera in cui soffrono la torri degli Asinelli e Garisenda che si affacciano su una Bologna rossa, ma solo di colore. Piange Genova dal quel maledetto ponte e sono lacrime profonde come quelle di Bergamo che contano i suoi tanti morti, brividi scorrono nel sentire il ghiaccio profondo su Piazza San Pietro in Roma che è uguale al piazzale della basilica di San Francesco ad Assisi, mutano i colori d'azzurro mare divenendo quasi grigi in una Napoli non comune che poi sono gli stessi colori del mare di Palermo, abbandonato a una deriva senza sogno.
E' bastato un piccolo, sconosciuto, minuscolo, letale microbo a ricordarci che siamo Italiani, che ognuno ha avuto il suo “dovuto” contagio, che ognuno ha avuto il suo “obbligo” di rinunciare alla libertà, al lavoro, agli affetti e rinchiudersi e ripararsi dal pericolo di quel minuscolo morbo, ed è a lui che “nonostante tutto” gli dobbiamo quell'insieme identico che ha creato che è stato ed è unico e uguale in tutta la nostra Italia.
E allora siamo stati italiani alle finestre, con canti e inni nazionali, sventolio di bandiere, siamo stati italiani nell'apprendere dei morti e dei contagi, siamo stati Baresi come gli Alessandrini, siamo stati Cagliaritani come Anconetani, siamo stati Toscani come i Pugliesi, Molisani come i Valdostani, e quel silenzio ci accomuna come non ci hanno mai unito le tante parole, e spesso ingiurie, e tutti ci troveremo fuori uguali e senza alcuna differenziazione o emarginazione razziale, saremo tutti eguali, “mascherine e guanti” e non ci saranno più tipologie di regioni.
Ci voleva un forte e pericoloso male a farci del “bene”.

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web

Nessun commento:

Posta un commento