Sono giornate ancora improntate sullo stare in casa, abbiamo forse quel poco di “libertà” per qualche minima commissione o incontro tra parenti, ma il problema sussiste ancora ci dobbiamo adeguare al momento, e come abbiamo sicuramente fatto tutti in questi lunghi mesi, cioè l'inventarsi cose per trascorrere del tempo se poi si era diversi in casa, come nucleo familiare magari numeroso, o anche due persone, si poteva inventare di cantare, di lasciarsi andare, a chi sapeva fare, di suonare.
Ho scelto questa opera sublime del forlivese Silvestro Lega, perchè pare ci rassomigli tutti quanti, in un'attesa del fuori, in dolce ritiro familiare cercando di passare il tempo, suonare e cantare.
E' un'opera che il Maestro eseguì nel periodo in cui era ospite, presso la famiglia Batelli nella campagna Piagentina a Firenze, che raffigura tre giovani signorine, Virginia Batelli colei che suona dolcemente il pianoforte e le altre due che nozioni diverse le indicano come sorelle della prima o chi invece le riconosce come sorelle Bandini, tutte e tre intente a far coro a un motivo, appunto dello stornello, mentre sono invase da una luce estiva e meravigliosa che entra dalla finestra aperta alla loro destra, una finestra che s'affaccia alla campagna Fiorentina.
L'incanto di questa opera è proprio nella luce che domina su tutto il dipinto risaltando le camicette delle due ragazze in piedi, quell'azzurro e quel bianco di una finezza particolare, e le mani della suonatrice che posano con decisione e leggerezza sui tasti.
Lega fu promotore proprio in questo edificio di un gruppo artistico dedito alla natura, alla pittura dal vero nella campagna Piagentina, a cui aderirono i più famosi esponenti di allora dei “Macchiaioli”, come Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, Giuseppe Abbati e Raffaello Sernesi, arrivando così in pochi anni a formare addirittura una scuola “Scuola Piagentina”.
Il motivo che viene cantato ha diverse interpretazioni ma quella che io amo è quella che indica lo stornello come un canto quasi patriottico, un motivo che innalza una devozione ai movimenti di popolo che in quel periodo invadevano la nazione per la nuova capitale Firenze.
Comunque sia, quello che è dominante e importante di questa opera è proprio l'incanto e la gentile devozione che queste tre signorine dedicano all'arte del canto, con la dovuta allegria e spensieratezza che il luogo propina a fare.
Lega fu sempre povero e colpito anche dal dramma della cecità, era un tipo malinconico e dedito sempre alla ricerca di un nido femminile , un posto protettivo quasi materno e in questa opera poi ne spicca il contenuto e se ne viene ad apprezzare e conoscere il suo intimo se consideriamo che la ragazza, Virginia, colei che suona, che fu per pochissimo un appiglio al suo vivere, un innamoramento che purtroppo la vita gli volle troncare al suo nascere, infatti dopo poco questo ritratto, la sua amata morirà di tisi.
Ma noi viviamo di questa opera e immergiamosi nella luce che presto invaderà i nostri cuori e liberiamoci come queste ragazze in canti liberatori e soavi.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Silvestro Lega - Il canto dello stornello
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