venerdì 27 marzo 2020

LA SIGNORA FRANCA

La signora Franca è una anziana donna, di ceto medio, ma molto curata ed elegante nel vestire e nel portamento, ha da poco festeggiato i suoi ambiti 80 anni e, pur con qualche minimo acciacco, che è di prassi per una persona di età avanzata, non li da a dimostrare. E' una donna che nella vita ha avuto sempre da lottare e mai si è tirata indietro o si è adagiata al destino, combattente e attiva si è sempre prodigata per trovare una soluzione o un modo diverso di vedere le cose. Era ancora una quindicenne che decise di andarsene dal suo paese montano, non che stesse male con i suoi cari genitori, assolutamente, loro erano due bravi contadini che si davano daffare per la campagna e con il pascolo delle poche mucche che possedevano, ma Franca voleva conoscere il mondo, sapeva che oltre quelle vette e quelle valli c'era sicuramente qualche cosa di bello e di ancora più importante da conoscere. Partì una mattina, era d'inverno, che nevicava forte, salì sulla corriera che la portava alla città più vicina, mentre dalla finestra la madre non sapeva se trattenere le lacrime perchè non procurasse dolore alla figlia, o piangere a dirotto per farle capire quanto le dispiaceva quell'allontanamento, il padre seduto affranto sopra una sedia, si scaldava al caminetto acceso, fumava incessantemente la pipa, e tratteneva il dolore per non dare adito a chiacchiere sul suo comportamento quasi femminile, se avesse pianto, ma.....qualche alito di fumo dal caminetto gli procurava irritazione a gli occhi da "bagnarli".
Da quel giorno Franca non fece più ritorno al paese, i suoi quando raggiunsero l'età del riposo, si ritirarono in città in un appartamento vicino alla figlia, che già da tempo si era sposata, aveva dato loro due bei nipotini e conduceva un lavoro estenuante, faceva l'infermiera presso un centro ospedaliero privato. Poi ci fu l'anno delle disgrazie, prima il padre, a seguire, subito dopo qualche mese, la madre, perirono per complicazioni e certo per anzianità, ma la cosa ancora più grave avvenne alla fine di quel disastroso anno, quando un suo figlio, quello più piccolo, al tempo aveva 10 anni, fu colto da quel male oscuro che in un baleno se lo portò via.
Cambiarono le cose in quella famiglia, ma anche Franca cambiò molto, se prima era dedita interamente a tutti e a tutto, adesso aveva anche capito che era giunto il momento di dedicarsi anche a se stessa, e oltre il lavoro iniziò a frequentare una palestra per fare movimento e soprattutto amicizie, poi fu presa dalla voglia di ballare e in questo convinse anche il marito, Simone, e in poco tempo, divennero la coppia più famosa delle balere e dei ritrovi, il liscio era il loro amore e volteggiavano sulla pista da tenere gli astanti ad ammirare a bocca aperta.
Gli anni passavano, il figlio maggiore si accompagnò con una ragazza e uscì di casa che aveva solo 21 anni, poi quando sembrava che lo stare insieme fosse una grande meraviglia, il marito per una complicazione di una “stupida” operazione chirurgica, morì tra le sue braccia e fu allora che la vita sembrò chiudersi al suo futuro.
Ma come un baco presto diventò farfalla, si iscrisse a un corso di teatro, il giorno andava ad aiutare un centro per anziani, volontariato e opere di bene, spesso girava per le librerie, aveva capito che leggere gli faceva scorrere la vita, e ritornò a ballare, senza il suo bel cavaliere, ma un uomo per fare quattro salti lo si trovava sempre......
Ed ecco che ora si trova a dover badare di non uscire perchè c'è un nemico forte, dicono, che ci vuole male, e lei che aveva sempre combattuto non riusciva proprio a cedere a questo maledetto essere ignobile e ingordo. Franca di stare in casa, sola, con una cagnetta appresso, era come averle tolto il respiro e pure la mente.
Un giorno, presa da un impeto di rabbia e di solitudine, fece un bel bagno, si profumò di fresca lavanda, mise l'abito più appariscente e più colorato che avesse, e di quel genere ne aveva tanti, un paio di scarpe col tacco, rosse e di pelle lucida, indossò pure un paio di occhiali a riflesso a specchio, prese il guinzaglio e chiamò la sua piccola e fedele cagnetta:
“ Peggy adesso noi andiamo a fare una bella passeggiata”
Scese le scale che pareva una regina, il profumo lasciava la sua scia che anche per alcuni minuti si sarebbe capito che era passata, senza neppure averla veduta, arrivarono al portone, fuori era completamente silenzio e non si vedevano persone e nemmeno auto, il mondo era sparito, scomparso, svuotato.
Fece i primi passi con disinvoltura finchè arrivata al primo lampione, all'angolo del condominio incontrò un vigile con una maschera bianca sulla bocca che gli fece cenno di fermarsi e gli disse:
“ Signora dove crede di andare? Ritorni immediatamente in casa!”
Lei stizzita, ma cortesemente gli rispose:
“ Ho ottanta anni e nessuno mi ferma, ne lei, ne il virus, ne il governo!”
“Signora se fa un passo la devo multare, se ne ritorni in casa che è meglio”
Allora Franca ebbe un pensiero, ritornò sui suoi passi, entrò di nuovo nel condominio, ma non salì le scale, entrò nell'atrio e aprì una porta che dava al giardino, un giardino che aveva in fondo al vialetto un cancellino chiuso, che dava su un'altra strada. Lo scavalcò come una gazzella, la cagnetta dietro, tirata dal guinzaglio, intraprese la strada che arrivava al fiume, nessuno in vista, era libera di andare.
Arrivata che fu al ponte che portava dall'altra parte della riva, si chinò, carezzò Peggy e le disse:
“ Ora ti lego a questo palo, te devi stare buona, la tua padrona deve allontanarsi, però mi raccomando a chi ti trova non devi abbaiare, vedrai che ti troverai sicuramente bene.”
E così fece e cercando di non sentire i latrati della povera bestiola, arrivò a metà del ponte, si tolse gli occhiali e li posò sul muretto di sicurezza, si guardò bene in giro e vide che non c'era proprio nessuno, un ultimo saluto a Peggy e poi con una canzone nella testa, quel tango che ballava con il suo Simone, si lasciò cadere nelle fredde acque di un fiume in piena per la tanta pioggia che era caduta il giorno prima. In quel momento un vigile da lontano fischiava a più non posso, ma vide una moltitudine di colori librarsi nell'aria e poi scivolare in acqua senza che ormai potesse fare niente.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: by Crucita Gutierrez

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