E' una nuova mattina, anche oggi vedo il sole all'orizzonte, forse qualche nuvola leggera lo vuole disturbare, ma nel proseguo sono sicuro che sarà lui a vincere la visuale, in casa vige il più assoluto silenzio dovuto al mio anticipato risveglio, gli altri dormiranno ancora per aspettare il sole alto nel cielo, ma io sono sempre stato mattiniero e quando mi trovo a casa, ora forzatamente, adoro vedere l'alba, un'alba che riesco a immaginare da questo mio appartamento al settimo piano di un palazzo di dieci, ma che davanti ho la fortuna di non avere altre costruzioni più alte della mia notevole altezza, e allora ho la possibilità di vedere il rosa, il viola e altri colori che si allargano nel cielo, dietro le colline, anticipando la forte luce giornaliera.
E' una nuova mattina e guardo sotto, guardo nella strada, questo è un quartiere moderno, se vogliamo dichiararlo tale un gruppo di case costruito negli anni '80, un quartiere che non è periferia perchè si trova a un passo dall'ingresso della città adiacente, dal così detto centro storico, questa è l'evoluzione demografica di una città antica e medievale, che per mantenere saldi i suoi ricordi, i suoi valori architettonici, non ha trovato espansione che oltre e nelle prossime vicinanze.
Siamo un borgo sorto per necessità comune e oltre, dalla parte opposta alla città, sono sorte i centri commerciali, i supermercati, gli iper così chiamati, iper alimentari, iper sport, iper abbigliamento, iper faidate, iper multisale e è sorto sotto casa, in quella strada che sto guardando l'iper traffico e l'iper rumore con il conseguente iper inquinamento. Il viale che attraversa questo quartiere è un'arteria tra le più importanti che sfocia e porta agli ingressi autostradali e comunica con altre strade per diverse località importanti, e allora sono sorti negozi di ogni genere, bar a non finire, gelaterie, alimentari, fiorai, un'edicola di giornali, tabacchi e poi i servizi e le banche e le agenzie immobiliari, le poste e le farmacie, e la città si è prolungata come una lava di un vulcano che nel freddarsi diventa masso e non si può più togliere e modificare.
E' una nuova mattina, e guardo sotto, nella strada e adesso intravedo un gatto che molto scettico e quasi spaurito cammina piano piano, sul marciapiede rasente il muro dei palazzi, a volte si ferma e guarda alla sua sinistra come chiedersi del perchè non sente rumori e non trova nessuno che lo scaccia, poi incredulo ma curioso, come del resto sono tutti i gatti, si prodiga a scendere dal marciapiede, entra nella strada e sta per attraversare, piano con passo felpato, ma avanza e arriva quasi nel mezzo del viale e qui si ferma, siede con le zampe davanti dritte a sostenere il corpo e il muso che ora, tipico di questi animali, gira quasi su se stesso a scrutare il vuoto che lo meraviglia, è sorpreso e nonostante ancora titubante, ma poi con il classico menefreghismo che gli appartiene, si rialza sulle quattro zampe e, ora sicuro, si avvia verso l'ignoto camminando in mezzo alla strada.
Dall'angolo opposto di un abitato, spunta il muso di un cane, forse randagio, o forse abbandonato, o forse scappato, dalla mia altezza non riesco a vedere se possiede un collare, avanza anche lui con tutta la calma che possiede, fiuta ogni cosa ma non trova il solito odore, l'odore di gente che è abituato da sempre a sentire, il suo fiutare è quasi snervante, cerca annaspa con il naso ma non riesce a trovare quel suo amico di sempre, che è l'uomo, anche se a volte questo amico gli procura del male, lo scaccia o lo lascia a morire, ma lui ha bisogno di quell'odore e insiste mentre, con una fretta ansimante, inizia a camminare e percorrere la strada lasciandomi alla sua vista nel girare, su un'altra strada, facendo l'opposto angolo del mio palazzo.
Ecco atterrano in un muovere rumoroso di ali, due piccioni, atterrano sull'asfalto in mezzo al viale e tubano un gutturale suono, quasi a chiedersi perchè non ci sono persone auto e clacson a farli spaventare, non ci sono bambini a donargli un chicco di granturco, non ci sono briciole da beccare, resti di un panino, briciole che si trovavano sicure presso un panificio, non ci sono voci a urlare, o granate a spazzarli perchè ritornino a volare. Tubano un gutturale suono, che a me pare lamento e pianto, poi come sono arrivati, riprendono il volo e spariscono dietro i tetti delle case che sotto di me riesco a vedere.
E' una nuova mattina, fatti di silenzi opprimenti e di vuoti massacranti dove ora riesco ad apprezzare pure il fastidioso canto martellante di due tortore che sono appollaiate sopra un filo della luce, il loro tututu che mi è sempre parso assordante, adesso è il suono celestiale che mi da il coraggio di continuare a svegliarmi in questa nuova mattina surreale, o forse sogno e ancora mi devo svegliare?
Un frastuono mi desta seriamente, allora non sto dormendo, è il camion della nettezza urbana, qualche cosa vive ancora, eccolo si ferma vicino al mio portone, si apre la portiera dalla parte del guidatore, e esce.....un marziano sicuramente, tuta gialla goffamente indossata, una maschera strana sul volto a proteggere, due guanti in plastica dura e un camminare goffo per quell'armatura che ostruisce i naturali movimenti.
E' una nuova mattina fatta di silenzi e “marziani” veri.
E' una nuova mattina e guardo sotto, guardo nella strada, questo è un quartiere moderno, se vogliamo dichiararlo tale un gruppo di case costruito negli anni '80, un quartiere che non è periferia perchè si trova a un passo dall'ingresso della città adiacente, dal così detto centro storico, questa è l'evoluzione demografica di una città antica e medievale, che per mantenere saldi i suoi ricordi, i suoi valori architettonici, non ha trovato espansione che oltre e nelle prossime vicinanze.
Siamo un borgo sorto per necessità comune e oltre, dalla parte opposta alla città, sono sorte i centri commerciali, i supermercati, gli iper così chiamati, iper alimentari, iper sport, iper abbigliamento, iper faidate, iper multisale e è sorto sotto casa, in quella strada che sto guardando l'iper traffico e l'iper rumore con il conseguente iper inquinamento. Il viale che attraversa questo quartiere è un'arteria tra le più importanti che sfocia e porta agli ingressi autostradali e comunica con altre strade per diverse località importanti, e allora sono sorti negozi di ogni genere, bar a non finire, gelaterie, alimentari, fiorai, un'edicola di giornali, tabacchi e poi i servizi e le banche e le agenzie immobiliari, le poste e le farmacie, e la città si è prolungata come una lava di un vulcano che nel freddarsi diventa masso e non si può più togliere e modificare.
E' una nuova mattina, e guardo sotto, nella strada e adesso intravedo un gatto che molto scettico e quasi spaurito cammina piano piano, sul marciapiede rasente il muro dei palazzi, a volte si ferma e guarda alla sua sinistra come chiedersi del perchè non sente rumori e non trova nessuno che lo scaccia, poi incredulo ma curioso, come del resto sono tutti i gatti, si prodiga a scendere dal marciapiede, entra nella strada e sta per attraversare, piano con passo felpato, ma avanza e arriva quasi nel mezzo del viale e qui si ferma, siede con le zampe davanti dritte a sostenere il corpo e il muso che ora, tipico di questi animali, gira quasi su se stesso a scrutare il vuoto che lo meraviglia, è sorpreso e nonostante ancora titubante, ma poi con il classico menefreghismo che gli appartiene, si rialza sulle quattro zampe e, ora sicuro, si avvia verso l'ignoto camminando in mezzo alla strada.
Dall'angolo opposto di un abitato, spunta il muso di un cane, forse randagio, o forse abbandonato, o forse scappato, dalla mia altezza non riesco a vedere se possiede un collare, avanza anche lui con tutta la calma che possiede, fiuta ogni cosa ma non trova il solito odore, l'odore di gente che è abituato da sempre a sentire, il suo fiutare è quasi snervante, cerca annaspa con il naso ma non riesce a trovare quel suo amico di sempre, che è l'uomo, anche se a volte questo amico gli procura del male, lo scaccia o lo lascia a morire, ma lui ha bisogno di quell'odore e insiste mentre, con una fretta ansimante, inizia a camminare e percorrere la strada lasciandomi alla sua vista nel girare, su un'altra strada, facendo l'opposto angolo del mio palazzo.
Ecco atterrano in un muovere rumoroso di ali, due piccioni, atterrano sull'asfalto in mezzo al viale e tubano un gutturale suono, quasi a chiedersi perchè non ci sono persone auto e clacson a farli spaventare, non ci sono bambini a donargli un chicco di granturco, non ci sono briciole da beccare, resti di un panino, briciole che si trovavano sicure presso un panificio, non ci sono voci a urlare, o granate a spazzarli perchè ritornino a volare. Tubano un gutturale suono, che a me pare lamento e pianto, poi come sono arrivati, riprendono il volo e spariscono dietro i tetti delle case che sotto di me riesco a vedere.
E' una nuova mattina, fatti di silenzi opprimenti e di vuoti massacranti dove ora riesco ad apprezzare pure il fastidioso canto martellante di due tortore che sono appollaiate sopra un filo della luce, il loro tututu che mi è sempre parso assordante, adesso è il suono celestiale che mi da il coraggio di continuare a svegliarmi in questa nuova mattina surreale, o forse sogno e ancora mi devo svegliare?
Un frastuono mi desta seriamente, allora non sto dormendo, è il camion della nettezza urbana, qualche cosa vive ancora, eccolo si ferma vicino al mio portone, si apre la portiera dalla parte del guidatore, e esce.....un marziano sicuramente, tuta gialla goffamente indossata, una maschera strana sul volto a proteggere, due guanti in plastica dura e un camminare goffo per quell'armatura che ostruisce i naturali movimenti.
E' una nuova mattina fatta di silenzi e “marziani” veri.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Piero della Francesca - Città ideale (detail)
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