martedì 3 marzo 2020

PIETER BRUEGEL IL VECCHIO - LA TORRE DI BABELE

“Costruiamoci una città e una torre che possano arrivare fino al cielo, tanto d'arrivare a quel Dio che ci comanda!” L'uomo ha sempre posseduto la superbia e la pretenzione di sentirsi superiore a tutto e a tutti a scapito, sempre, della sua situazione. Non sono bastate le esperienze passate, già da queste nominate nel testo religioso della Bibbia, ma non sono bastate quelle davvero vissute nei tempi passati che ancora oggi pretende e ha la superbia di essere migliore e superiore. In questi ultimi tempi e soprattutto in questi ultimi giorni non ci sono notizie in cui la supremazia e la barbarie dell'egoistico uomo non faccia danno e provochi morte con il conseguente distacco e discriminazione di coloro che invece ne provano sulle loro spalle il danno fisico e morale.
Dio, o chi per lui, questo non è l'importante, fece si che tutti coloro che collaborarono alla costruzione non potessero più capirsi, il loro parlare era d'ognuno diverso, e in questo bailamme di comprensioni e di assoluta dispersione di voci e parole, la torre, la città franò come un castello di sabbia e l'esistenza umana non ebbe mai più a intendersi e non solo nella parola, ma nelle gesta e nel pensiero, rinchiusi ancor di più nel proprio egoismo e accentramento di dominio, l'uno su l'altro.
Ho scelto questa magistrale opera la “Torre di Babele” di Pieter Bruegel il Vecchio, perchè ancora oggi, i fatidici anni 2000, l'uomo combatte e soffre questo distacco, non ci comprendiamo per niente e non vogliamo comprendere, ci piace sempre più essere i superiore gli uni degli altri e anche se siamo nella stessa situazione dovuta a un fattore naturale, noi pretendiamo di superarci gli uni contro gli altri e addicendo colpe a questo e quello senza cercare di capire. Emarginare, ostacolare, anzi uccidere a chi pretendiamo di riconoscere il colpevole di un qualche cosa, che poi colpevole non lo è affatto ma anzi ne è il succube e ne subisce il martirio.
Tornando all'opera d'arte, il Maestro ha saputo, con magistrale intelligenza e rappresentazione artistica riproporre quel tema della Sacra Scrittura, una torre che quasi ha raggiunto il cielo, ma ecco
il genio di Bruegel, che con una maestria ironica ci pone una magnifica torre che sovrasta la città e che tocca quasi il cielo e nella sua apparente perfezione ci fa intendere che questa non ha possibilità ne di esistere ne di essere portata a fine, infatti il giocoforza dell'opera è proprio nell'averne costruito un edificio che esternamente si erige in una struttura a chiocciola, mentre nel suo interno si intravede che la struttura è a spicchio e questo non può assolutamente essere possibile nella realtà, e di questo se ne scaturisce appunto che non vi era comprensione tra i costruttori. Bruegel in questa grande opera d'arte ha saputo cogliere il fallimento della pura razionalità ostentata dall'uomo. Una nota in più da notificare, la struttura della torre richiama quella del Colosseo, che è ritenuto il simbolo del mondo classico e nel quale venivano trucidati, martoriati e uccisi i cristiani.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Pieter Bruegel il Vecchio - La torre di Babele

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