martedì 25 febbraio 2020

REBECCA MAKKAI - L'ANGOLO DEI LETTORI RIBELLI

Penso che non si debba sempre parlare di libri che hanno una notorietà tale che a volte, stanca pure il nominarli, certo fa piacere sapere di avere letto emblematici tomi che rilasciano nel cuore e nell'anima, ma sopratutto nella mente e nell'archivio personale intellettivo, un segno e un'impronta indelebile. Ma talvolta io penso che dovremmo, in qualità di lettori, avvicinarci anche a libri che magari non hanno tutte le proprietà per divenire un capolavoro, ma che hanno comunque un qualche cosa da lasciare impresso nello scorrere del tempo, magari non hanno particolarità espressive e descrittive di cui invece voi ne siete particolarmente affascinati, ma forse anche un piccolo accenno penso possa servire anzi a far camminare la nostra fantasia, magari non trascinano con le parole e con lo scrivere un determinato personaggio o una specifica azione come siete soliti invece leggere e farvi partecipi, però se si delinea il personaggio penso che non necessariamente sia dovuta una particolareggiata descrizione e ugualmente per una specifica azione o evento a volte basta il solo nominarlo e darne una sommaria descrizione per aprire in noi una soglia di sentimentalismo o partecipazione. Perchè tutta questa tiritera iniziale, vi domanderete, perchè oggi voglio accennarvi un libro che non ha avuto quel successo sproposito di tanti, e forse (non sono io che posso permettermi di giudicare) non lo è idoneo per ottenerlo, però è un libro che a me particolarmente ha dato quel pizzico di pensare, ed è bastato a farmi ragionare, implicare e riconoscere il mio comune vivere in proposito della libertà e anche del saper leggere per potersi davvero estraniare dalle controversie naturali e non della società.
La storia semplice e quasi scontata, parla di un ragazzino, Jan Drake, di 10 anni che ama leggere in modo esponenziale ma la cui famiglia assolutamente non è di quel pensare, naturalmente libri da ragazzi ma la madre persino un semplice Harry Porter ritiene “deleterio” per il suo ragazzo. Un giorno viene a conoscere una giovane bibliotecaria, Lucy Hull, discendente da rivoluzionari russi, che lavora nella biblioteca comunale proprio addetta alla sezione ragazzi e pure lei ossessivamente amante lettrice.
Tra i due nasce quell'idillio che neppure tra due amanti a volte è quasi impossibile, hanno in comune, oltre il desiderio di leggere, anche quello di voler sbirciare tra le pagine finali di ogni libro, tanta è la loro fame di conoscenza, ma tutte e due hanno un bisogno comune, quello della libertà, quello di liberarsi delle cose che li opprimono, come la famiglia per lui, e un passato per lei e questo bisogno cresce sempre di più giorno dopo giorno fino ad avere un risvolto. Jan, saturo di libertà di lettura, vuole assaporare quella vera e si fa “rapire” dalla bibliotecaria, per così vivere davvero un loro momento per ritrovare definitivamente se stessi.
Come ho detto sopra, penso che a questo libro manchi quella sottile velatura che lo identifichi, quel tocco in più per farlo divenire avventuroso, per arrecargli quel brio e quel pizzico di sentimento che forse ne avrebbero costruito un capolavoro, ma nonostante tutto io credo che abbia comunque il dovuto rispetto della lettura, perchè poi la libertà di cui parla e di cui questo è il tema principale, invece dei libri in se stessi come potrebbe apparire, è così “leggermente” descritta da farla “enormemente” desiderare a chi legge.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web : Copertina del libro

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