lunedì 17 febbraio 2020

BEATO ANGELICO - DEPOSIZIONE DI CRISTO

Nel giorno in cui viene festeggiato (18 Febbraio) voglio esporre una delle sue tante , e forse più famosa opera pittorica, “Deposizione di Cristo” proprio di Guido di Pietro, divenuto Fra Giovanni da Fiesole e meglio conosciuto come Beato Angelico.
La tavola è una pittura a tempera, la cui rappresentazione è suddivisa in tre parti; la centro risalta la figura del Cristo sceso dalla Croce da tre uomini sulle scale e da altri due in terra che lo sorreggono, alla sinistra un gruppo di pie donne affrante, in atteggiamento di conforto alla Madonna, seduta al centro di loro, a destra sette uomini in diverse tipologie di abbigliamento ( a identificare la provenienza straniera) e altri due con i costumi contemporanei.
Nello sfondo un grande paesaggio, presumibilmente toscano, e la raffigurazione edificale di Gerusalemme.
La tavola fu commissionata intorno al 1420 dalla famiglia Strozzi, (al tempo la più ricca famiglia di Firenze che era riuscita a fra fuggire pure Cosimo de Medici, che comunque si riscatterà eliminandoli completamente) a Lorenzo Monaco (maestro del Beato Angelico) che iniziò a dipingerla nei contorni con le raffigurazioni della Resurrezione di Cristo al centro e di altri vari Santi alle parti, tra cui Sant'Onofrio in onore proprio del capostipite degli Strozzi, appunto Nofri, diminutivo di Onofrio. La tavola (pala) era pensata per risiedere appunto nella cappella sepolcrale del Nofri, sopra uno dei due altari presenti, nella Chiesa di Santa Trinità, dove nel secondo altare già era presente la meravigliosa opera di Gentile da Fabriano, “L'adorazione dei Magi” (ora agli Uffizi), ma la morte del pittore interruppe i lavori per vari anni, quando Palla Strozzi, l'erede del Nofri, chiamò a terminarla proprio il già noto Frate Angelico. Questi accetta di terminarla ma invece di rappresentare come consuetudine la Madonna e il bambino, decise di realizzare una scena unica con la Deposizione di Cristo, cosa alquanto particolare e assolutamente nuova nel suo genere in quel periodo.
Nel gruppo degli uomini a sinistra, sopra citati, il primo dei sette, con in una mano due chiodi della Croce e nell'altra la corona di spine, pare venga attribuita la figura del committente, ovvero il Palla, mentre il giovane inginocchiato vestito di rosso, è identificato come il figlio del Palla, Lorenzo.
Attualmente la magistrale opera è visibile al Museo Nazionale di San Marco, insieme ai magnifici affreschi che riempiono l'intero complesso monacale di cui l'Angelico era stato commissionato di dipingerli da Cosimo de Medici, titolare del convento fatto erigere appositamente, da Michelozzo, e nel quale lo stesso Medici aveva una sua preposta cella.
Se comunque non si avesse la fortuna di poter vedere dal vivo tale opera, già nell'immagine fotografata si risente di quella dolcezza, di quella gentilezza e di quell'amore che il Maestro, non solo trasportava in ogni cosa che faceva, ma anche nel suo stesso ascetico vivere.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Beato Angelico - Deposizione di Cristo

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