sabato 15 febbraio 2020

L'ISOLA DI MONTECRISTO E SAN MAMILIANO

Montecristo è uno dei più belli e naturali gioielli dell'arcipelago Toscano, un'isola inabitata e di una meravigliosa selvaggia bellezza, cui vive una preziosa colonia di capre selvatiche e una innumerevole particolarità faunistiche e della flora. L'isola è riconosciuta Riserva Naturale Integrale e Riserva Naturale Biogenetica ed è presidiata dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità.
Non si può raggiungere singolarmente, previo una regolare e ostica autorizzazione, spesso si può approfittare di escursioni pilotate e gestite dall'Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano che fanno visitare l'isola in percorsi ben delineati e accompagnati da guide dello stesso Ente e anche da carabinieri della Biodiversità. I percorsi sono di carattere trekking e esigono un appropriato abbigliamento sia per la sicurezza della persona e sia per il rispetto del luogo.


Nel V secolo il vescovo di Palermo, San Mamiliano, fu reso prigioniero insieme ad altri quattro suoi compagni, da temibile barbaro Genserico, capo dei Vandali, che era sceso nel sud dell'Italia dopo aver ben saccheggiato Roma nel 455. I cinque furono fatti salire su un vascello con l'intento di deportarli in Africa, ma le costanti e accalorate suppliche e preghiere dei malcapitati riuscirono ad ottenere una piccola imbarcazione con cui fuggire. Il loro intento era quello di arrivare in Sardegna ma le popolazioni del luogo non li vollero assolutamente e così fu anche a Piombino e all'Elba finchè di disgraziati giunsero in una piccola e deserta isola, sempre del favoloso arcipelago toscano, l'isola di Nontegiove, battezzata poi dal santo in Montecristo.

Ma la tranquillità del luogo era soltanto apparente, perchè ivi vi abitava un enorme e terribile drago alato, che uccideva e infestava qualsiasi cosa o animale trovasse, ma San Mamiliano ebbe la forza e il coraggio propri dei benedetti, e affrontò la belva uccidendolo, bruciandolo e gettando le sue resta nel mare. Si narra che nel preciso luogo dove fu abbattuto sia sorta una polla di fresca acqua, che ancora esiste ed è in prossimità della Grotta dove il Santo con i suoi confratelli solevano vivere e pregare, e tutt'oggi è visitabile.
Alla morte del Santo, come lui aveva predetto, si notò alzarsi dalla vetta del monte fino all'azzurro e limpido cielo, una splendente nuvoletta bianca che gli abitanti della vicina isola del Giglio, essendone a conoscenza del motivo e essendo anche i primi che la notarono, si affrettarono a sbarcare nell'isola di Montecristo per prendere le spoglie del Santo e portarle con devozione nella loro isola. Anche dall'Elba partirono delle imbarcazioni con il solito intento ma una tremenda burrasca impedì loro di proseguire, mentre le imbarcazioni dei gigliesi navigavano in un mare assolutamente tranquillo.
Nel susseguirsi dei secoli, queste spoglie furono portate a Gaeta, per far si che i pirati che infestavano la piccola isola le profanassero, poi un sacerdote fiorentino le caricò su una barca per portarle a Firenze, ma risalendo l'Arno, in prossimità di Pisa e precisamente davanti alla chiesa di San Matteo, la barca si arenò improvvisamente e non ci fu più maniera per poterla fare andare avanti. I resti del Santo dovevano essere lasciati in quella dimora.
Al Giglio comunque rimasero alcune ossa ed ancora il santo viene festeggiato e venerato.
Ma ritornando all'isola di Montecristo non possiamo non nominare il Monastero che dopo vari anni dalla morte del Santo, fu eretto dai Benedettini e poi passato ai Camaldolesi, ma nel '500 gli ultimi frati rimasti furono tutti fatti prigionieri dalla flotta del saraceno Dragut e da allora il monastero andò nettamente in rovina, ma si lasciò dietro un mistero, perchè si è sempre pensato che in esso vi fosse un tesoro nascosto, il quale è stato da tanti ricercato, instigati anche da una diceria che asseriva che un gruppo di corsi avesse trovato un libro in cui pareva indicare un enorme tesoro proprio sotto l'altare, ma del tesoro non se ne trovò mai traccia.


L'unico che lo ha davvero trovato, è il conte Emond Dantes nel fantastico romanzo di Dumas, il conte di Montecristo.
Ancora una piccola nota, si narra che la grande scrittrice Agatha Christie, in un primo momento fosse portata a voler ambientare il suo famoso giallo “Dieci piccoli indiani” proprio a Montecristo ma poi scelse una più anonima isola britannica.

Roberto Busembai (errebi)
Immagini web

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