Guido di Pietro, ovvero Fra Giovanni da Fiesole, detto Beato Angelico, nacque in un piccolo pese del Mugello (Fi), Vicchio, alla fine del 1300. Intorno al 1400 prese i voti entrando a far parte dei Domenicani osservanti, in cui si seguiva la ferrea regola di San Domenico , dedita alla povertà e all'ascetismo.
Già esercitava funzione di pittore e riceveva commissioni da vari monasteri e pure da alcuni privati, ma appena divenuto frate, lui non voleva niente a fronte dei suoi lavori e faceva che i pagamenti fossero versati al convento per il sostentamento di tutti.
Intorno la metà del '400 alcuni frati di San Domenico di Fiesole furono trasferiti a San Giorgio alla Costa in Firenze per poi prendere dimora alla sede finale nel centro della città, a San Marco, che Michelozzo, su ordine di Cosimo de Medici, edificò un nuovo convento, ma in questo spostamento Fra Giovanni non volle esserne partecipe e rimase a Fiesole.
Non era ancora finito il convento, che lo stesso Cosimo de Medici, su consiglio del Michelozzo stesso, commissionò al Beato Angelico gli affreschi che avrebbero dovuto essere fatti in tutte le celle dei frati e nel refettorio, per cui il Frate si trovò costretto a doversi spostare definitivamente per l'esiguo lavoro da fare.
Giovanni da Fiesole fu beatificato da Giovanni Paolo Secondo nel 1982 proclamandolo patrono degli artisti, ma il termine di Beato gli era già stato attribuito quando ancora era in vita, per la sua semplicità, devozione, carità e amore, che riuscì, con la stessa naturalezza, ad imprimere nella pittura, e fu soprannominato “Angelico” perchè lui era definito l'umile testimone di chi vive in Dio , tale da esprimerlo sia sul volto, che in tutto quello che faceva, con una serenità tale che nulla e nessuno poteva turbare.
I suoi “ragazzi” che gli davano mano come garzoni o semplici suoi allievi, spesso si trovavano a discutere tra loro domandandosi come fosse possibile, che Fra Giovanni, potesse dipingere su una passerella sospesa tra le alte impalcature, per ore e ore, senza muoversi e senza stancarsi, senza sentire rumori a disturbarlo quasi fosse sordo, e vi lavorava con tale tranquillità e leggerezza come se fosse sospeso sulle nuvole a dipingere il cielo.
Lo stesso Papa Eugenio IV, quando intorno al 1445, lo chiamò a Roma , dove poi per il successore Papa Niccolò IV affrescò la cappella Nicolina, ebbe a meravigliarsi della sua semplicità e del suo amore mistico, tale da asserirgli: “ Voi avete la profondità di un mistico e la semplicità di un bambino”.
Fra Angelico gli rispose: “ Il Signore ha voluto che io, pur conoscendo il male, scorgessi sotto tutto ciò che è cattivo ( e che fa tanto rumore). Il bene, che pur silenzioso, è sempre presente” e aggiunse “ Santità, gli uomini si lamentano spesso che il mondo è cattivo, ma se ognuno di essi si proponesse di fare il bene, invece di inveire che questi non c'è, il mondo farebbe presto a cambiare!”.
A Roma, Fra Giovanni, morì il 18 febbraio del 1455 nel convento di Santa Maria sopra Minerva dove sono custodite le sue spoglie.
Già esercitava funzione di pittore e riceveva commissioni da vari monasteri e pure da alcuni privati, ma appena divenuto frate, lui non voleva niente a fronte dei suoi lavori e faceva che i pagamenti fossero versati al convento per il sostentamento di tutti.
Intorno la metà del '400 alcuni frati di San Domenico di Fiesole furono trasferiti a San Giorgio alla Costa in Firenze per poi prendere dimora alla sede finale nel centro della città, a San Marco, che Michelozzo, su ordine di Cosimo de Medici, edificò un nuovo convento, ma in questo spostamento Fra Giovanni non volle esserne partecipe e rimase a Fiesole.
Non era ancora finito il convento, che lo stesso Cosimo de Medici, su consiglio del Michelozzo stesso, commissionò al Beato Angelico gli affreschi che avrebbero dovuto essere fatti in tutte le celle dei frati e nel refettorio, per cui il Frate si trovò costretto a doversi spostare definitivamente per l'esiguo lavoro da fare.
Giovanni da Fiesole fu beatificato da Giovanni Paolo Secondo nel 1982 proclamandolo patrono degli artisti, ma il termine di Beato gli era già stato attribuito quando ancora era in vita, per la sua semplicità, devozione, carità e amore, che riuscì, con la stessa naturalezza, ad imprimere nella pittura, e fu soprannominato “Angelico” perchè lui era definito l'umile testimone di chi vive in Dio , tale da esprimerlo sia sul volto, che in tutto quello che faceva, con una serenità tale che nulla e nessuno poteva turbare.
I suoi “ragazzi” che gli davano mano come garzoni o semplici suoi allievi, spesso si trovavano a discutere tra loro domandandosi come fosse possibile, che Fra Giovanni, potesse dipingere su una passerella sospesa tra le alte impalcature, per ore e ore, senza muoversi e senza stancarsi, senza sentire rumori a disturbarlo quasi fosse sordo, e vi lavorava con tale tranquillità e leggerezza come se fosse sospeso sulle nuvole a dipingere il cielo.
Lo stesso Papa Eugenio IV, quando intorno al 1445, lo chiamò a Roma , dove poi per il successore Papa Niccolò IV affrescò la cappella Nicolina, ebbe a meravigliarsi della sua semplicità e del suo amore mistico, tale da asserirgli: “ Voi avete la profondità di un mistico e la semplicità di un bambino”.
Fra Angelico gli rispose: “ Il Signore ha voluto che io, pur conoscendo il male, scorgessi sotto tutto ciò che è cattivo ( e che fa tanto rumore). Il bene, che pur silenzioso, è sempre presente” e aggiunse “ Santità, gli uomini si lamentano spesso che il mondo è cattivo, ma se ognuno di essi si proponesse di fare il bene, invece di inveire che questi non c'è, il mondo farebbe presto a cambiare!”.
A Roma, Fra Giovanni, morì il 18 febbraio del 1455 nel convento di Santa Maria sopra Minerva dove sono custodite le sue spoglie.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web
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