giovedì 19 novembre 2020

LETTERA A BABBO NATALE


Caro Babbo Natale,

avrei dovuto scriverti, come gli anni trascorsi, un'anticipato elenco a cui tu potessi scegliere e avverare, avrei dovuto scriverti per elogiarti nella tua impresa annuale scavalcando tetti, volando sopra terre innevate, sorvolando nuvole e tormente, scivolare dentro caminetti e silenziosamente arrivare nelle addormentate case dove vivono bambini, avrei dovuto dirti che anche se sono grandicello e di molto, sono ancora accorto a questo pensiero e forse in un angolo nascosto del cuore , io ti credo. Avrei dovuto dirti che presto è Natale e che non vedo l'ora di poterlo acclamare.

Avrei dovuto, ma incredibilmente non lo posso fare, perchè dietro a tutto questo mondo di cartone, dietro a tutto questa finta facciata di un set cinematografico, dietro alla fantasia sfrenata, dietro a un casolare ormai abbandonato e alla neve che non si degna più nemmeno di cadere, dietro a un caminetto ormai spento e case vuote per non ricordare, non esisterà quest'anno il Natale.

La morte e la paura si abbracciano ogni giorno in un frenetico ballare, una danza che non ha ritornello ma soltanto poche note, sempre le stesse e sempre uguali a fendere immancabilmente, la paura si è rivestita di bianco, e ha sul capo la corona del sopravvento, mentre la morte sua compagna fedele gli propina ogni giorno un vassoio pieno di vite da divorare. E' una scena apocalittica, è un vasto e assurdo vivere quotidiano, la vita pare leggera più di una piuma che vola trasportata dal vento, vento che pare tempesta e corre come vuole, senza freni e soste varie.

Avrei dovuto parlare di luci e di candele, di alberi decorati e di pacchi colorati, di cose da comprare e di futuri pranzi luculliani su tavole imbandite di rosso vivo, rosso Natale, avrei dovuto dirti che il bene si fa principale e vola dentro i cuori come sempre e devotamente in questo periodo è convenzionale, avrei dovuto dirti che c'è gente fuori a spalare dalla neve l'ingresso ai parenti o conoscenti e gente che dona apertamente ai poveri che del Natale sono gli unici che ne conoscono il valore. Avrei dovuto chiederti, come sempre, che oltre ai giochi e cibi, oltre a un trenino o una noce, avrei voluto tanta salute che mi fosse durata almeno un anno, che poi trascorso sarei di nuovo venuto a chiedere.

Oggi ti chiedo soltanto di non farti vedere se non hai un sacco pieno di amore e pace che possano inondare i cuori di ghiaccio che sono maturati in questo lungo anno penoso da passare, perchè nel bisogno l'uomo pare diventato senza senno, nel momento del coraggio l'uomo è diventato coniglio, con tutto il rispetto per l'animale, e avido e feroce come una leonessa che lei per natura protegge i suoi piccoli leoncini, la pioggia acida che cade è l'invidia che bagna ogni cosa e pensare, e abbevera col suo fare la morte a divertire. Oggi ti chiedo non farti vedere se non hai un sacco pieno di buon senso da seminare, perchè se gli uomini prima avevano già perso il senso vero del Natale, adesso non hanno nemmeno il diritto di pronunciare, perchè l'amore e la pace, l'aiutare e il sopportare, il doveroso rispetto delle norme a discapito delle controverse conseguenze, il rispetto della malattia e della stessa morte, si sono persi nei tetti che andavi a camminare, sopra le nuvole che sapevi sorvolare e portati via da quel vento di tempesta che sapevi affrontare.

Oggi ti chiedo amorevolmente e con il pianto dentro il cuore, Babbo Natale non venire se non hai niente che possa davvero cambiare, perchè l'uomo non è degno di festeggiare, di festeggiare il suo avido, consumistico, egoistico, assurdo, insensibile, acido e pretenzioso Natale.

Ci sono troppe vite perse in questo anno e ancora ce ne saranno, purtroppo, tante che se a ognuna si rappresentasse con una pallina colorata e piena di brillantini da addobbare l'albero, un bosco di abeti non sarebbe capace a contenerle.....

Non venire Babbo Natale se non hai quello di cui tutti abbiamo bisogno, l’amore.


Roberto Busembai (errebi)


Immagine web

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