Da pochi giorni, l'italiano medio, diciamo l'italiano tutto, ha sentito nominare due parole che a malapena si trovano sul vocabolario, due parole davvero nuove, unicità e ascolto! Direi che ha fatto impressione, neppure un termine latino potrebbe tanto colpire le note di un orecchio di un italiano, quando del suo essere per essere tale (intendo proprio italiano) si fa bandiera del suo inverso, del suo eccessivo contrario. Siamo il paese dove diversità e parlare ma non ascoltare sono il toccaforte di ogni cosa, sono la bandiera (non arcobaleno) da sbandierare giornalmente e in ogni cosa e in ogni momento. Amiamo le parole forti, quelle che colpiscono, quelle che danno subito il colpo senza tanti pregiudizi o incomprensione, siamo quelli che quando pronunciamo “negro” o “ebreo” lo facciamo con tutto noi stessi, con tutta la forza dispregiativa che è insita in noi, e come ci rende unici e veri, ci esalta, quello che però non notiamo, che siamo solo in grado di sentirci così soltanto per fare gruppo, per fare appartenenza, senza convincimento, senza un ragionamento, siamo le pecore dietro a altre pecore coscienti di poter uscire dall'ovile , magari con il primo cane che ci guida, che poi anche quello spesso e volentieri è un lupo travestito da cane, e poi ci spaventiamo e ci difendiamo da lupi che anche loro, e spesso, non sono che cani travestiti da lupi. Siamo il paese che è nato nel termine dell'ambiguità, Roma è stata fondata da due gemelli ma al contempo abbiamo il dubbio di Enea, non riusciamo a dare un'impronta sociale vera e propria e ci proteggiamo con scudi fatti di termini dispregiativi, offensivi e denigratori, perchè così mettiamo al sicuro la nostra, immensa, insicurezza e ignoranza.
Quant'è grande la forza evocativa dei termini “frocio”, “''recchione”, “checca” e così via, non ci poniamo nemmeno il senso delle parole stesse, ci piacciono perchè sono piene e fanno tanto male, ma quello a noi non interessa, il male è parte integrante del nostro quotidiano fare, siamo così con tutti e con tutto, persino il nostro vicino se compie un gesto o dice una parola differente da noi, subito lo etichettiamo, lo diversifichiamo, lo critichiamo. L'io dell'italiano è forte , è supremo, è onnipotente MA soltanto quando deve accusare, o insultare, o offendere, perchè nelle cose importanti, nei momenti di vere decisioni, anche vitali, noi non ci siamo, il nostro io diventa voi, e ci ritiriamo come testuggini nella nostra corazza.
E' bastato un qualche cosa di diverso già ieri sera, alla manifestazione di Sanremo, per le cover, quando Grignani è salito (nota mia finalmente e con tutta la mia gioia) sul palco, che su i social sono stati davvero inondati da ignobili parole e sfottò, alcune anche davvero offensive e delle quali io stessa mi vergogno a pronunciare....eppure pochi o nessuno si sono presi la briga di chiedersi del motivo per cui il cantante poteva apparire “anomalo”, le giuste e anche penose motivazioni, no siamo il paese del giudicare e disprezzare, del distaccare, dell'allontanare, chiamiamo ambigui gli altri quando l'ambiguità la sventoliamo ogni giorno, è bastata una pandemia a farci comprendere quanto siamo ambigui, persino del fare le leggi, come ad esempio poter mangiare liberamente in un ristorante mentre è assolutamente e rigorosamente proibito mangiare un piccolo e innocente pop-corn in una sala cinematografica o teatro, (è solo un piccolo e innocente esempio, ma ne potrei fare altri mille).
E allora ci voleva un'”ambigua” (con tutto il mio doveroso rispetto per il personaggio, la cito soltanto in tale termine solo per sottolineare la forza della parola che piace tanto agli italiani) a darci lezione, a dirci che siamo un popolo che non siamo in grado di amare e di ascoltare l'altrui quando soffre o ha bisogno di aiuto, o soltanto ascoltare per davvero imparare. Peccato, e anche qui abbiamo fatto la cosa all'italiana, che questo eccelso e meraviglioso messaggio, sia stato percepito da pochi ( forse si sperava che lo ascoltassero quei pochi “addetti ai lavori”) perchè trasmesso nell'ora più tarda possibile, con la speranza subdola e AMBIGUA che passasse con la più assoluta indifferenza.
Io sono frocio, checca, 'recchione, omosessuale, gay, negro, ebreo, finocchio, trans,lesbica,handicappato, immigrato, uomo, donna, persona, essere umano!
Zia Molly
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