mercoledì 15 dicembre 2021

IL CENTRINO


IL CENTRINO


Girava per la città un volantino raffigurante un volto di un uomo, era un avviso importante rivolto a tutta la cittadinanza, una scandita attenzione e preoccupazione per quella persona raffigurata.

La foto, un poco sbiadita, era quella di un uomo dai capelli neri e ricci, dalla pelle brunita a far pensare che fosse sicuramente dei paesi arabi o africani, con baffi e una barbetta folta che gli attraversava il limite del sottomento, partendo da orecchio a orecchio, ma la cosa che lasciava ancora più turbati era l'atteggiamento, lo sguardo, un guardare sfrontato, disinteressato e menefreghista di tutto e di tutti. L'avviso del volantino dichiarava che questa persona, Paolo, era un famosissimo killer conosciuto come “ Il Centrino” perchè non sbagliava mai un colpo, sfuggito in maniera rocambolesca dalle prigioni del luogo, era molto pericoloso, non aveva nessun pregiudizio o remora a far fuori qualcuno o a compiere rapine o rapimenti, la città doveva stare all'erta e chiunque lo avesse visto, di non agire personalmente o compiere atti eroici insulsi ma di avvisare la polizia immediatamente.

Era la vigilia di Natale e gente per le strade non mancava, c'erano sempre acquisti da fare, gli ultimi ritocchi per una festa che non doveva assolutamente apparire sbiadita, ognuno cercava come meglio poteva di rendere gioiosa la casa, il luogo dove viveva e far si che il giorno di Natale si potesse tutti vivere in giusta misura e con l'animo in pace, ma questa notizia dell'evaso mise una forte preoccupazione, subissata anche dai mass media che insistevano sui giornali, sulle televisioni, la pericolosità del personaggio e incitavano alla massima e forse anche eccessiva cautela.

Ognuno camminava guardandosi bene a chi avesse di fronte, uno sguardo di dietro e una paura immensa dentro da titubare a fare le cose che erano da fare fuori casa, per non parlare poi lo stare chiusi nei propri appartamenti con il dover sempre saltare per un rumore casuale o uno squillio di campanello o un bussare di porta.

Lorenzo viveva ormai da anni sotto il ponte che attraversava il fiume della città, aveva perso la sua famiglia in un incidente aereo alcuni anni or sono e da quel momento non era più riuscito a riprendersi, il morale e la voglia di vivere si erano fossilizzati in un antro del cuore e si era così trovato in poco tempo senza lavoro, senza casa e senza “amore”. Viveva di espedienti, un pezzo di pane gettato alle anatre che lui più svelto avrebbe fatto suo, un mescolarsi tra le immondizie di un ristorante dove non mancavano a volte manicaretti davvero sorprendenti da leccarsi i baffi, aveva tentato spesso di far qualche lavoretto per qualcuno ma la risposta era sempre stata negativa, non era gradito il suo colore ambrato di pelle e la sua promiscua provenienza. Era riuscito nel tempo ad accasarsi alla meglio sotto la grande volta del ponte, tra cartoni, casse di legno, uno sdrucito materasso e alcune coperte. Era Natale ma a lui, da quel fatidico giorno, del Natale non importava proprio niente, anzi era contento solo perchè il giorno dopo avrebbe trovato una miriade di cose buone da mangiare, resti quasi interi che la gente “normale” eccedeva ad averne.

Erano le undici di sera, la vigilia si festeggiava in ogni casa, o almeno in quelle che era possibile se il lavoro lo concedeva, ma alla polizia qualcuno doveva pur essere presente e in questo particolare giorno allertato, ce n'erano anche di più di personale a disposizione, quando squillò il telefono di guardia e un commissario rispose. Qualcuno aveva visto il Killer, era sicuro, assomigliava alla foto del volantino, era in atto di dormire sotto un ponte.

Tre o quattro volanti partirono all'unisono, raggiunsero il luogo indicato e sorpresa era davvero il Killer quello che stava tranquillamente dormendo su uno sdrucito materasso sommerso da una coltre di coperte sotto la volta di un ponte.

Lorenzo nonostante le sue grida e il suo dichiararsi innocente, fu ammanettato, caricato sulla camionetta e subito trasferito in una cella di rigore nel carcere del luogo......” bentornato a casa” furono le grida degli altri galeotti mentre la stampa e la televisione diffondeva la buona notizia:

“ Il famigerato Killer detto “ Il Centrino” è stato fortunatamente arrestato, la città domani trascorrerà davvero un bellissimo Natale”.

Per Lorenzo fu tutto un andirivieni di cose che gli giravano nella testa, l'unica cosa positiva era che avrebbe finalmente dormito al caldo di quattro mura, ma non capiva perchè lo chiamassero“Il Centrino”. “ Centrino stavolta il colpo è andato fuori centro?” “ Centrino credevi di dormire all'aperto tranquillo?” e ancora da tutti gli abitanti del carcere.

Alle prime luci dell'alba, tra il passaggio della notte in luce del giorno, con una coltre nebbia che offuscava tutta la città, una strana figura, coperta di cappuccio di lana e un grosso cappotto bussò alla porta del distretto di Polizia, un giovane poliziotto di guardia, quasi assonnato, si apprestò ad aprire ma si destò immediatamente quando vide chi aveva davanti a se.

“ Sono il Centrino, mi costituisco.” Era l'alba di Natale

Paolo e Lorenzo erano due gemelli separati da piccoli, quando con la famiglia erano sbarcati come profughi sulle coste del paese dove ora vivevano. Loro non sapevano l'uno dell'altro, e ognuno era sopravvissuto tra un passaggio di famiglia a un altro intramezzo a diversi istituti di associazioni di recupero e salute e cose simili, Lorenzo aveva avuto più fortuna perchè si era dedicato al lavoro e aveva formato una famiglia, Paolo era sempre stato al margine e amava le cose facili e sbrigative fino a mettersi in proprio e “lavorare” per altri a ripulire la città da personaggi per qualcuno scomodi, a ricavare soldi con rapine ecc.

Quella notte Paolo aveva visto la notizia del “suo” arresto ed era rimasto folgorato, aveva un fratello e non lo sapeva e , miracolo di Natale, il suo cuore non poteva sopportare che quel fratello subisse la pena per lui.

Lorenzo se ne tornò al suo posto sotto la volta dell'arco del ponte, si sedette sul suo materasso sdrucito, si mise una coperta addosso e pensò:

“ Adesso sono contento, ho un fratello da andare a trovare e forse potrò anche trovare un lavoro, perchè da oggi non sono più nessuno ma sono il fratello di Centrino, quello che non sbaglia mai un colpo!”


Roberto Busembai (errebi)


Immagine: Opera di Laura Lauri


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