mercoledì 4 novembre 2020

GIOSUE' CARDUCCI - POESIE


Abbiamo, almeno noi della classe anni 50/60, un ricordo piuttosto peso e snervante del poeta Carducci, un ricordo che ci porta alle faticose e noiose tiritere delle sue poesie, abbiamo trascorso il periodo semplice, e forse troppo, dell'insegnamento della nostra letteratura, basti pensare alle risatine sotto banco nei confronti del solitario Leopardi o alla troppa fanciullesca narrazione delle “semplici” poesiole del Pascoli. Erano si altri tempi ma poi nella maturità degli eventi, nella voglia di sapere e di conoscere, si riscoprono i nostri grandi scrittori e in questo caso poeti e si intravede e si scopre che non erano quelle frivolezze e quelle poesiole imparate rigorosamente a memoria, ma avevano una valenza molto profonda da comprendere anche il perchè un Carducci sia stato pure premio Nobel per la letteratura nel 1906.Cultore del medioevo italiano e amante del romanticismo, un romanticismo che rientrava nel contesto storico in cui viveva, le belle poesie dedicate a Lina o a Annie per poi discendere nella disperazione familiare ( la morte del fratello e soprattutto quella del figlio Dante con il classico e profondo “Pianto antico”), ma anche battagliero e attivo politicamente e sensibile ai fatti storici del momento.

Oggi siamo nella trasformazione e disintegrazione di molti valori, leggere già è un peso se non un perditempo, ma io penso che rivolgere uno sguardo al passato e sottolineare quegli antichi valori per comprendere assolutamente il futuro non sia affatto deleterio, e il Carducci è anche se vogliamo uno dei più “facili” da comprendere e da “digerire”.


Riporto qui il componimento dedicato al figlio Dante.


“Pianto antico”


L'albero a cui tendevi

la pargoletta mano,

il verde melograno

da' bei vermigli fior,


nel muto orto solingo

rinverdi tutto or ora,

e giugno lo ristora

di luce e di calor.


Tu, fior de la mia pianta

percossa e inaridita,

tu de l'inutil vita

estremo unico fior,


sei ne la terra fredda,

sei ne la terra negra;

né il sol più ti rallegra,

né ti risveglia amor.


(Giosuè Carducci)



Roberto Busembai (errebi)


Immagine web: Copertina del libro

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