martedì 23 giugno 2020

SANDRO VERONESI - IL COLIBRI'

Ho terminato giusto ieri sera il libro finalista al premio Strega, “ Colibrì” di Sandro Veronesi, un libro che avevo intenzione di leggere da quando è uscito e non so per quale motivo mi affascinasse, nonostante non sia poi un estimatore di Veronesi, ma forse il titolo, quell'identificazione nel piccolissimo, laborioso e tenace piccolo uccello, è stata la prerogativa maggiore.
Comunque l'ho letto e posso dirvi che non sono dispiaciuto di averlo fatto, ma al tempo stesso posso aggiungere che fino dal primo capitolo ho odiato, odiato forse è il termine sbagliato, ho disprezzato il personaggio principale, il “Colibrì”
E' un libro ben scritto, scorrevole, che ti prende e ti coinvolge, un libro moderno, forse troppo moderno, ovvero per mio difetto ( che a parere mio personale lo ritengo tutt'ora pregio) io aborro quel tipo di persona, non mi sento in questa società fatta di menefreghismo, di assoluta stabilità emotiva e di tirar su le spallette a quello che mi accade, io non mi identifico in questa staticità emozionale e culturale, io non potrei essere quel piccolo e meraviglioso uccello, che riesce a stare fermo in volo con un settanta battiti d'ali al secondo e ha pure la capacità di volare all'indietro. Io sono ancora, ecco un altro difetto che io ritengo pregio, europeo, “antico” , attaccato a valori e principi, amante del bello e dell'arte, e soprattutto con la cosciente consapevolezza di avere insito in me, in quanto essere umano, la forza e la voglia, il desiderio e il senso di vita, di libertà, libertà a 360 gradi, anche quella che il “Colibrì” di Veronesi , l'uomo moderno, aborra e critica.
Il libro è stato scritto alle soglie del Covid, ma è spaventosamente anticipatore, non tanto del virus in se stesso, ma del concetto di privazione e di distacco tra gli esseri umani che ne è derivato e che ne deriva, anche se non ci fosse stata questa pandemia. Il sociale è virtuale, e l'uomo non avrà più bisogno di uscire, di sentire un concerto, di andare al cinema, di bere un caffè o di ritrovarsi in pub, l'uomo sarà quel “Colibrì” operoso che se ne sta in casa, davanti al computer e da quella staticità lavorerà, penserà, scriverà e “purtroppo” amerà con una concezione d'amore che non si associa “purtroppo” (e per me “per fortuna”) con il concetto attuale che mi ha sempre distinto, anzi ci ha sempre distinto, come esseri umani e non formiche operose, o soprattutto pecore diligenti.
Un libro da leggere e spaventosamente vero e reale, troppo vero e reale da capire i tanti morti e soprattutto da far riflettere e chiederci....ecco perchè tanti morti ANZIANI. Un cambio repentino di società?. Un esimio letterato, di concezione europea, disse: “Ai posteri l'ardua sentenza”.

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web: Copertina del libro

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