venerdì 5 febbraio 2021

IL FALCO E LA GALLINA


Nei tempi lontani, in un medioevo fiorente, speso capitavano nelle piazze dei borghi cintati, menestrelli e cantori a “vendere” i loro pensieri e quello che conoscevano, offrendolo cantando e rimeggiando un poco tra il vero e il falso, tra il serio e il divertito. Tra queste canzoni ve n'era una assai divertente e pure istruttiva che diceva:

“C'era una volta un falco di cent'anni

che aveva il covo in cima a un campanile.....”

ma la memoria spesso crea inganni e io sinceramente non la tengo più a mente, però, visto che ho iniziato questo discorso tanto vale che della storia ve la racconti in prosa, che ho in mente assicurato il senso e la morale.

C'era un falco, un bellissimo esemplare di quella specie, che ogni mattina si staccava dal campanile della chiesa dove aveva rifugio, e sorvolava sopra il borgo e la campagna, un po per cacciare e un poco anche per ascoltare e curiosare.

Di sotto, in un pollaio, ogni mattina era un gran andirivieni di polli e di galline, per ammirare attenti quel volo magistrale, attenti perchè il falco è bello quando vola ma se è in vena di accaparrarsi il cibo, loro diventano un bel bocconcino saporito, adoravano la sua leggerezza e invidiavano la sua resistenza al volo, anche loro avevano le apposite ali ma l'arte di volare non gli era consentita, al di la di un piccolo saltello tra un trespolo e un'altro, insomma un alzarsi di terra di appena un palmo di una mano.

Certo quando le galline si mettono a discutere, è un gran bel “pollaio” e allora una diceva che il falco era un uccello fortunato, l'altra a dire che il Signore gli aveva voluto bene, un altra ancora ne era quasi innamorata per le sue belle piume e il suo corpo slanciato, e un'altra invece la più spaccona sentenziò:

“ Quanto siete chiacchierone e insulse, io vi dimostrerò in che consiste la “grande bravura” del falco!”

E così dicendo salì sulla cima del campanile e dall'alto parlò ancora a quelle galline sorprese e incuriosite che a collo alzato lo stavano a guardare:

“ Certo è facile volare di quassù, spiccare il volo già a questa altezza, lo vorrei vedere, il vostro amato falco, fosse obbligato come noi a aprire l'ali giù, dal basso, raso terra, da dove ora e sempre noi viviamo, facile fare il gradasso e pavoneggiarsi da cotanta altezza. Ebbene vi dimostro quanto è così facile, per cui spiccherò il volo e anzi visto che volerò in alto, lassù, verso le nuvole, non è che avete da richiedere qualche cosa al cielo, se devo farvi qualche commissione......Uno! Due! Tre!....”

La gallina precipitò nell'aria svoltolando e gonfiandosi delle ali, prima sbatacchiando in un cornicione del campanile, poi sui rami di un fico e infine, e fortunatamente, cadde su covone di paglia che ne attutì il disastroso atterraggio.

Le galline tutte accorsero credendo il peggio ma si riebbero nel vedere la loro “audace” compagna rialzarsi mezza svenuta e con gli occhi stralunati ma ancora viva.

Dall'altro il falco che aveva visto tutta la scena, se ne rideva compiaciuto e si divertiva ora a vedere quelle galline che con fasce, cerotti e cotone avevano un gran-daffare per curare la compagna.

Dice la morale di questa piccola fiaba:

“ Non si deve mai avere sgomento di fronte alla difficoltà ma non si deve però mai pretendere di essere falchi quando siamo nati galline, è da schiocchi pretendere di essere in grado di saper fare tutto come lo è mettersi in testa di non essere buoni a fare nulla”


Mio libero adattamento dalla fiaba di Renato Fucini “ Il falco e la gallina”


Roberto Busembai (errebi)


Immagine web: Frans Snyders or Snijders – Il falco e la gallina

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