sabato 13 febbraio 2021

ARLECCHINO


Pur sottotono per cause che sappiamo, il Carnevale arriva e non possiamo davvero gettarlo nel dimenticatoio....allora io ve lo propongo con qualche nota in più su qualche famosa maschera italiana, tre la più antiche che vi posso narrare, che la commedia dell'arte abbia creato e rappresentato.

Arlecchino, possiamo definirlo la maschera emblematica del carnevale stesso, pensate che è una delle più antiche e fu naturalizzato in quasi tutti i teatri dell'Europa, ci porta a un ricordo dei mimi della commedia latina, infatti di Greci al tempo portavano in scena tutti i popoli della terra allora conosciuti e tutte le classi della società, sapienti, mercanti, negozianti caldaici, preti egiziani, maghi persiani, cortigiane di Lesbo, schiavi africani e tra questi un uomo vestito a volte con pelle di capra, altre con una pelle di tigre dai più svariati colori, un bastoncino come arma, la testa rasata coperta da un cappello bianco e una maschera nera, veniva definito il giovane satiro ma potrebbe benissimo essere il futuro Arlecchino.

In Italia Arlecchino, come del resto anche un'altra maschera famosa Brighella, venivano nominati Zanni, una parola che pare derivi dalle latine Sannio, Sanniones, ovvero giullari, buffoni e che già nel Sannio di Cicerone si può riconoscere il nostro Arlecchino con una maschera che con la bocca, con il viso e con i gesti e la voce portava al ridere chi lo ascoltava.

All'inizio la maschera non era che un servo zotico, pure vigliacco, ma con il tempo venne a cambiare fino a raggiungere il suo carattere misto d'ignoranza e arguzia semplicità e malizia e pure tanta grazia. Rappresenta un fanciullone che ha comunque lampi di intelligenza e che riesce a volte pure a ragionare e nelle sue azioni, siano buone o cattive, riesce sempre a donare un qualcosa di eccitante, agile, scattante e al tempo stesso anche goffo, è un fedele e paziente servitore sempre innamorato e pure imbarazzato per se e anche per il suo padrone.

Il costume in origine era costituito da una giacchetta aperta sul davanti e unita da vari nastri dai più svariati colori, un paio di stretti calzoni coperti anche essi da pezzi di stoffa colorata, aveva la maschera nera e una barba incolta e lunga, cinturino, borsa e una spada di legno. Ma nel tempo anche l'abito ha subito le sue trasformazioni, la giacca si è raccorciata, i calzoni ancor più ristretti e ridotti e gli stracci colorati sono divenuti quadretti multicolore collocati con ordine e armonia su tutto il costume, la maschera nera, la coda di coniglio come emblema della poltroneria, il cinturino e un bastone.

Ed ecco aprire il Carnevale che tanto piace ai bambini e che comunque intenerisce il cuore dei grandi.


Roberto Busembai (errebi)


Disegno Errebi

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