Ed entriamo religiosamente e devotamente nel vero senso del Natale, perchè altrimenti non potremmo guardando questa meravigliosa opera di Lorenzo Lotto, una piccola tavola conservata alla National Gallery of Art di Washington, “ La Natività”.
Il Maestro, riconosciuto quasi come il “mistico della pittura” fu un uomo segnato da un'inquietudine spirituale e da una profonda sensibilità, per lui il solo dipingere e pitturare era una vera “vocazione”e il periodo in cui visse fu uno dei più emblematici e enigmatici, la Riforma protestante che con forza e per la prima volta si confrontava con la Riforma e la Controriforma cattoliche.
L'opera, per le sue piccole dimensioni , 46x36, pare pensata per una devozione familiare, per un'abitazione privata, e i personaggi principali sono collocati in un primo piano particolare, infatti l'osservatore devoto si ritrova nel centro della stalla, dentro, partecipe anche lui stesso dell'evento, una sorta di realismo dove al fedele è concesso lo svolgimento e l'avvento del mistero che si rivela.
Giuseppe è in una posizione ormai facente parte di un'iconografia classica, ma al tempo era una pura novità, perchè la sua presenza era solitamente messa in disparte, lontano, assente, invece qui eccolo devotamente partecipe mentre prega e pure sorride, c'è una gioia immensa nel suo volto, una commozione e un'adorazione tale che quel divino pargoletto lo senta suo e lo accolga e lo segua, come diranno le Sacre Scritture, e lo accompagni nella crescita.
La valorizzazione del “umile falegname” è sottolineata dall'affianco della Madonna che non vede altro che il suo piccolo, meravigliata e al contempo Gesù, partecipe della sua innocente venuta e con lo sguardo, come tutti i bambini terreni, gli parla con il movimento delle labbra, con le piccole mani imitando un abbraccio, un gesto di affetto e con i piccoli piedi che scalpitano come a iniziare il cammino della vita.
Ed ecco allora che sorge nella rappresentazione, il vero mistero di Dio che si è fatto uomo e noi non siamo più in grado di sfuggirne, siamo dentro quella capanna e facciamo parte della famiglia.
Il figlio di Dio, eccolo, è davanti a noi umilmente uomo e deposto nudo su un cesto di paglia, in terra significare la sua venuta in questo mondo, ecco l'umanità di Dio.
Il “dovere” del pittore Lotto, quello che lui credeva, era proprio questo, il saper svelare a ognuno il vero concetto spirituale e religioso per poter, chi lo osservasse farsene “debitore”e divenirne fedele e devoto.
Ma il Lotto non è ancora contento, nella sua travagliata vita spirituale ,nelle sue ricerche spirituali , trova sempre un nuovo concetto e nuovo impulso, e alcuni anni dopo aggiunge in questa opera un valore ancora più immenso e intenso, un crocefisso a marcare quanto questa Natività abbia un valore eccelso, il Dio che si è fatto uomo cosciente della sua fine, la croce, per la salvezza dell'umanità, la festa che noi abbiamo in una nascita è qui sottolineata da quell'evento divino e tragico del sacrificio.
Sopra la capanna si notano tre angioletti, che cantano e esultano tenendo in mano un foglio dove è impresso sul pentagramma l'inno di gioi, anche questo è un modo di umanizzare le potenze celesti, non è più il maestoso arcangelo Gabriele che aveva dato l'annuncio alla Vergine, adesso sono umili angioletti nudi, come il Gesù, e questo a valorizzare ancora una volta un messaggio universale a tutti gli uomini che tradotto si chiama, amore. Sotto di loro si nota una scala appoggiata alla capanna, e potrebbe essere un oggetto naturale per un ambiente contadino, ma il Lotto non mette niente a caso, la scala ha un preciso riferimento biblico, l'episodio del sogno di Giacobbe che vide una scala che univa la terra al cielo e su di essa un turbinio di angeli che salivano e scendevano, udendo poi la voce di Dio che gli dichiarava che la terra in cui era coricato (stava dormendo all'aperto stanco da un lungo viaggio) l'avrebbe data a lui e a tutta la sua discendenza. La scala è il simbolo che annuncia l'incarnazione di Cristo, l'unione tra cielo e terra.
La pala del Lotto oltre al valore simbolico e spirituale, ha tutta la dolcezza e la particolarità pittorica che gli compete, un maestro che nella vita non ha mai avuto il vero successo e importanza, offuscato da un prorompente Tiziano, ma che umilmente ha sempre combattuto e lavorato per fa si che le sue opere fossero lette per il valore intrinseco che contenevano.
Una nota: Una coppia di tortore è appollaiata su un bastone all'ingresso della capanna, pare che sia un mezzo per dare un tocco di luce, un'idea di spicco per contrastare l'insieme, invece sono testimonianza di fedeltà, perchè come già gli antichi avevano scoperto, la tortora non si riaccoppia quando rimane “vedova, è l'emblema della Chiesa e i suoi rapporti con Dio.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Lorenzo Lotto – Natività (1523) - (National Gallery of Art - Washington)
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