martedì 8 dicembre 2020

JACOPO ROBUSTI DETTO TINTORETTO - ADORAZIONE DEI PASTORI


Non è facile scegliere tra le tante opere sul tema della Natività, tante pure somiglianti e tante quasi scontate, ma ognuna con il tocco particolare e il gusto del Maestro che l'ha eseguita, e non è facile nemmeno saper scegliere in base al gusto personale, perchè di ognuna potrei trovare un qualche cosa, un colore, un simbolo, uno sguardo dei personaggi che mi colpisce e mi fa rabbrividire....e allora oggi la tela, l'enorme tela, che propongo l'ho scelta proprio perchè mi ha donato un tocco di religiosità dal sapore popolare, mi ha riportato ai tempi in cui il Natale era la festa, la vera e unica festa dell'anno e la nascita del bambino era un evento che illuminava davvero i cuori.

Questa enorme opera di Jacopo Robusti detto Tintoretto, fa parte di un grande lavoro che ne ebbe la concessione su la vincita di una specie di concorso dove riuscì a battere artisti di grande fama come Paolo Veronese e vi riuscì perchè alla commissione di scelta , il Robusti, non aveva portato un classico bozzetto, ma addirittura un dipinto in piena regola.

Il lavoro commissionatogli consisteva nel riempire di dipinti la sala grande di San Rocco a Venezia e lui ce ne ha lasciato davvero un'impronta meravigliosa tanto da considerarla la Cappella Sistina del nord.

L'adorazione dei pastori, una tela dalle dimensione giganti, cm542 per 455, è di un'impressionante forza rappresentativa, di una luce e colori che abbagliano e di una vivacità e movimento insoliti e particolari ma tanto vicini al nostro vivere popolare.

La scena della natività esce fuori dall'iconografia di sempre, la visione è un cascinale aperto e diroccato dove si intravedono due distinti piani, al pian terreno la classica mangiatoia tra galline e buoi, dove c'è un viavai sommosso di figure, di pastori, accorsi a partecipare all'evento, ognuno colto nella sua naturalità di tutti i giorni, un andirivieni di persone atte a parlare, discutere, informarsi dell'accaduto, soffermarsi a riposare nell'attesa comunque di poter salire quella piccola scaletta in legno e arrivare al piano superiore, dove alcune donne sono in piena e assoluta devozione al bambinello posato in una piccola culla e accerchiato dalla figura materna della Vergine che pare quasi mostrare la coperta che lo avvolge, mentre Giuseppe si appoggia al bastone e osserva a capo chino, pensoso, il redentore. Dal tetto basso che li sovrasta ecco entrare la luce, la divina luce acclamata da angeli e cherubini.

Una scenografia degna di un grande regista, si perchè Tintoretto oggi sarebbe stato un grande regista, i suoi personaggi e le sue scenografie sono studiate e ben assimilate, ognuno al posto giusto nel momento giusto, non potremmo pensare di spostare quel pastore che inginocchiato e di spalle già è colpito dall'evento che si svolge al piano superiore, non si potrebbe pensare e spostare quel pastore in piedi in figura di tre quarti che si prodiga a donare un formaggio o ricotta, con uno slancio tale da farlo quasi arrivare al piano superiore. C'è in questa scena tutto il calore della semplicità umana e l'evento che accade è soltanto di carattere mistico e religioso solo per la sola aureola che sovrasta la Vergine, altrimenti sarebbe una scena di semplici pastori a cui è nato il primo bambino e che tutti i vicini e parenti accorrono per omaggiarlo e complimentarsi con i genitori.

Opera assolutamente geniale, anticonformista e particolare,lo stesso Vasari definiva il Tintoretto: “....stravagante, capriccioso, il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura”.


Roberto Busembai (errebi)


Immagine web: Jacopo Robusti detto Tintoretto – Adorazione dei pastori (Scuola di San Rocco - Venezia)


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