E' il sogno di tanti e molti lo hanno avverato, e altri, come io del resto, di questo sogno non sono mai sazio e difficilmente placo il mio desiderio, è il sogno di vedere Firenze e tutto quel Rinascimento che ti assale e ti completa anche soltanto passeggiando per le sue strade, e non bastano gli Uffizi, il Palazzo Vecchio, il Palazzo Pitti e potrei continuare per ore e ore a nominare luoghi e cose da vedere e rivedere, ammirare e in esse tuffarsi in un innocente oblio.
Ma io sono anche del parere che in tutto questo “sfarzo” di arte e cultura basterebbe anche un solo posto, un luogo tranquillo che non è invaso dal turismo sfrenato, dall'obbligato selfie con un'opera d'arte a testimoniare che “ ci sono stato” , ma che nel suo piccolo e discreto luogo contiene tutto quanto può esserci di subliminale nell'espressione artistica di tutti i tempi.
Sto parlando della piccola Chiesa di Santa Felicita, oltrarno a pochi passi dopo aver attraversato il ricco e rumoroso Ponte Vecchio e in questa, così tanto discreta e umile da non notarla se proprio non ne conosciamo la presenza, c'è una cappella appena entrati, sulla destra che se avete una piccola moneta avrete la possibilità di poterla illuminare e se siete coscienti di quello che vedrete, potrete anche non impressionarvi più di tanto, ma comunque resterete sempre sopraffatti da si tanta bellezza.
Sto parlando della Cappella Capponi (già Barbadori) dove su commissione e volere di di Lodovico Capponi, tra il 1526 e l529, Pontormo vi dipinse la sorprendente tavola con la Deposizione, che di per se il vedere e concepire umano supera l'impossibile, sul soffitto gli affreschi dei quattro Evangelisti ( questi, pare con il contributo di Agnolo Bronzino) e sulla parete est l'Annunciazione.
Oggi voglio parlarvi proprio di questo affresco che nei tempi non ebbe molto fortuna, basti pensare che proprio per volontà di Orazio Capponi, intorno al 1620, fece costruire a metà dell'affresco un tabernacolo di pietre dure che racchiude “ Il ritratto di San Carlo Borromeo” con una cassetta per le reliquie e fu aperta una vetrata di Guglielmo di Marcillat, che danneggiarono notevolmente l'affresco. Ma la storia non dava tregua a questa opera e infatti fu invaso dall'acqua nella terribile esondazione dell'Arno del 1966. Fu staccato e poi nel tempo restaurato e da alcuni anni, finalmente, gode di tutta la sua spettacolarità.
Il Pontormo è risaputo, fu un innovatore e anche abbastanza “stravagante”, (così lo definiva il Vasari) e anche in questo affresco non si smentisce.
Posiamo subito lo sguardo all'angelo, involto da una soffice veste di caldo arancione, riempita dall'aria in quanto la figura ancora è sospesa e non ha toccato piede sul terreno, il suo volto, in tre quarti (già di per se un precedente per la pittura barocca) dona all'eterea ma sorprendentemente umana figura, tutta la gentilezza e la delicatezza nonostante porti una notizia che non ha eguali nel tempo e nel mondo, e la deve dichiarare a un'altra figura, giovane e innocente, serena e leggera come il suo spirito e la sua anima, la giovane Madonna che il Pontormo ha raffigurato mentre sta salendo alcuni scalini di pietra serena, ché distolta dal leggero richiamo si volta con assoluta curiosità, non affatto spaventata, soltanto stupita che sia richiamata, e in questo atteggiamento semplice e naturale Pontormo ha voluto chiaramente “umanizzare” la scena, da farla apparire un semplice dialogo di due persone che non si conoscono, due figure di tutti i giorni, un semplice richiamo per una notizia che ancora non se ne conosce la forza e la grandezza.
Il Pontormo dipinse in questa cappella senza mai far entrare il committente a vedere come procedevano i lavori perchè “non gli fusse da niuno rotta la testa” ma quando i lavori furono terminati e tutte le opere furono mostrate “ella fu finalmente con maraviglia di tutta Firenze scoperta e veduta” (così riporta il Vasari).
Mai più fu eseguita una così pulita, delicata, semplice, chiara e umana Annunciazione, che a mio parere ( e forse sono di parte in quanto ammiratore eccelso del Pontormo) la dichiaro la Più Bella.
Una nota: La cappella Barbadori – Capponi fu costruita intorno al 1420 per volontà appunto di Bartolomeo Barbadori il quale affidò i lavori di costruzione a Filippo Brunelleschi che già in quel periodo era impegnato per la costruzione della meravigliosa Cupola di Santa Maria del Fiore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Jacopo Carrucci detto Pontormo - L'Annunciazione
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