San Francesco d'Assisi asseriva che:
“ Chi lavora con le sue mani è un lavoratore,
chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano,
chi lavora con le sue mani, la sua testa e il suo cuore è un artista.”
e l'opera pittorica che propongo oggi è dettata davvero con il cuore, perchè mai nessuno ha raggiunto tale profondità umana e sublime tenerezza nel proporre una consueta “Adorazione dei pastori” come ci è riuscito il Maestro Lorenzo Lotto.
La scena è classica, ovvero ambientata in una stalla come vogliono le scritture, il fondo scuro dove si intravedono le lunghe orecchie dell'asino e un accenno tra le ombre, il bue,da una piccola finestra si intravede la poca luce lunare, una luce che basta a illuminare il centro del dipinto, la scena principale con la Madonna avvolta in un manto azzurro come il cielo notturno, San Giuseppe appena defilato dietro Maria e due angeli di cui uno rivolto all'osservatore. Ed ecco la particolarità dettata dal cuore del Maestro, il bambino Gesù, non propriamente divino ma umanizzato, con la frenesia e curiosità che appartiene a tutti i bambini del mondo, accarezza e osserva un agnello che gli viene avvicinato da uno dei due pastori. E' un gesto che incanta e tocca il cuore a chiunque osservi questa opera pittorica, tutti sono proni a porre devozione e preghiera al bambino ma il Lotto ci distoglie con questo innocente e grazioso gesto, che poi del resto pare che sia l'unico movimento in uno scenario quasi fermo e stabile, quasi da posa fotografica.
Ma al di la dell'immenso e sublime trasporto emozionale, il Maestro ci ha fornito pure un insieme di simbologie tali da rileggere approfonditamente l'opera stessa. Il gesto del bambino che accarezza l'agnello altri non è che la chiara accettazione del Cristo del suo destino, ovvero della Passione e del sacrificio sulla croce (...verrà l'Agnello di Dio), croce che si simbolizza proprio nella piccola finestrella della stalla.
La grande cesta, la mangiatoia, dove , è steso nel puro manto bianco, il Bambino ha una forma diversa dal solito, è rettangolare , proprio a ricordare un sarcofago e la Madonna stessa è dentro inginocchiata quasi a voler condividere la sorte del suo figlio.
Nelle mani composite a pregare di Maria, appare un anello, è un preciso riferimento al Santo Anello nuziale che vuole gli sia stato donato da Giuseppe nel giorno del loro matrimonio e leggenda vuole che questo anello sia quello tenuto solidamente conservato nella cattedrale di Perugia.
Gli angeli alle spalle della scena principale tengono una mano sulla spalla dei due pastori con il preciso monito che la fede di ogni uomo deve essere sostenuta da Dio.
I due pastori (o finti pastori in quanto sotto le casacche indossano camice bianche e farsetti di velluto, abiti appunto signorili) , identici nella fisionomia o se non altro con affinità parentali, si presume siano i committenti dell'opera stessa, ma rimane dubbia la conoscenza, in quanto taluni presumono siano i fratelli Baglioni, nobiluomini perugini che avrebbero incontrato il maestro in uno pellegrinaggio a Loreto, ma si presume anche che potrebbero essere i fratelli Gussoni di Venezia, perchè la data dell'opera corrisponderebbe al periodo in cui il Lotto si trovava in quei luoghi veneti.
Ma lasciamoci ancora trasportare da questa dolce e innocente visione, un bambino, il bambino Gesù, che nel nobile gesto di accarezzare l'animale ci dona quella forza interiore di quanto anche noi umani, come lo è Lui in quel preciso momento in cui è nato, potremmo amare incondizionatamente e credere nella felicità della nostra anima con tutta l'innocenza e purezza di un bambino appoggiati da una grande fede.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Lorenzo Lotto – Adorazione dei pastori ( Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia)
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