C'è un forte bisogno di vivere di signorilità, di gentilezza, di morbidezza nei tratti e di eleganza nell'espressioni, c'è un forte bisogno di immaginazione, di sogno e di leggerezza nei pensieri, e tutto questo lo possiamo rivivere e vivere in questa magnifica opera del grande Leonardo da Vinci, un tratto di matita, un tocco leggero di pennello, un progetto (forse) o soltanto un suo desiderio o studio come tecnicamente lo si vuol chiamare, tale comunque da renderci quel magico senso di bellezza e cura che ben pochi maestri hanno raggiunto con così veloce e delicata maestria.
La Scapigliata come viene denominata questa opera, è conservata alla Galleria Nazionale di Parma e rappresenta un volto in tre quarti di donna giovanile con lo sguardo abbassato e abbandonato, quasi triste o quasi no, malinconico ma di una dolcezza indescrivibile, un volto delicato come delicata lo è la naturale giovinezza, con i capelli al vento (ricci) a malapena tracciati ma tali da imprimerli e quasi toccarli, una scapigliatura appunto come ne deriva poi il titolo del quadro.
E' una piccola tavoletta realizzata a biacca con pigmenti di ferro e cinabro e leggermente rifilata nel bordo tale da far supporre che un tempo avesse un'ulteriore cornice, diversa da quella che attualmente la contiene. La storia di questa tavola ha quasi del fantastico in quanto pare sia menzionata nell'inventario dei beni del duca di Ferdinando Gonzaga del 1627, in quanto si parla di “un quadro dipintovi una testa d'una dona scapiliata , bozzata, con cornici di violino, oppera di Lonardo d'Avinci, stimato lire 180”. Ma non si è assolutamente certi che si tratti di questa che oggi ammiriamo, tanto che intorno al 1826 gli eredi del pittore Callani danno in offerta all'Accademia delle Belle Arti di Parma questa Scapigliata che entrerà più tardi nella Galleria Palatina attribuendola addirittura al Leonardo da Vinci, risultato comunque dalle ricerche che aveva fatto il Callani stesso.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web – Leonardo da Vinci – La Scapigliata e foto di Errebi dalla Galleria Nazionale di Parma.
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