Giovanni Meli, medico e ecclesiastico, possiamo annoverarlo come maggior poeta siciliano del Settecento, scrisse per lo più n dialetto, un dialetto letterario, un siciliano a sfondo palermitano stilizzato e vicino all'italiano e in parte anche al latino. Le sue opere a carattere idillico sono la Buccolica e le Odi e Canzunetti ma soprattutto le Favuli murali scritte tra la fine del settecento e i primi dell'ottocento. Sono scritti in versi ed io oggi voglio da questi rivederne una, tra le tante, e proporvela.
LA VOLPE E L'ASINO
“ Una volpi fuìa scantata tutta,
e si guardava davanti e darreri,
circannu pri ammucciarisi na grutta..........”
Una volpe, una bellissima volpe rossa e dal pelo fulvo, se ne fuggiva spaventata e atterrita, e nel farlo si guardava indietro e davanti al che nessuno la seguisse o l'anticipasse, lo scopo di questa corsa era il cercare riparo presso una grotta.
Un asino, che tranquillo pasceva al limite della strada, nel vedere questa volpe non potè non chiederle:
“ Chi t'insegue?”
“ Nessuno” le rispose la volpe
“ Allora hai commesso un'infrazione? Forse un delitto?”
“ Non ho la coscienza sporca se ti interessa.”
“ E allora per quale sconosciuto motivo scappi? Da cosa o da chi hai paura?”
La volpe allora si fermò vicina al somaro e riposandosi e prendendo fiato iniziò a raccontare:
“ Mi è stato riferito che un ordine della Corte è uscito questa mattina e intima di catturare un toro cornuto, che non so assolutamente a quale delitto sia imputato, ma è creduto reo di attentato.”
Il somaro era ancora più sbigottito e nel guardare interrogativamente la volpe gli chiese?
“ E, scusa, te che cosa hai in comune con questo toro o vacca?”.
“ Mio caro asino, proprio perchè asino ti posso comprendere, ma te non sai proprio niente! Basta che ti denuncii per suo amico o che invece dica di aver trovato qualche segno o impronta della tua zampa nei posti e luoghi che costui ha frequentato, o magari con altri pretesti raccattati, allora il giudice zelante o magari anche ambizioso, ti cerca e ti rifila in gattabuia. E così sono torture, verrai torchiato, interrogato e non avrai nessuno a dare in tuo favore, e dovrai darne conto a lui di ogni tuo fare e qualora fossi puramente innocente, se riesci ad uscirne vivo è un gran miracolo!”
E con questa ultima affermazione, se la svignò.
L'asino intanto ( benchè fosse asino) disse fra se:
“ La coscienza sporca genera timore, certamente ha dei peccati vecchi, io, invece, che non mi interesso per niente del mondo, pascolo sicuro e tranquillo seguo il mio cammino.”
Mio adattamento da “Favule murali” di Giovanni Meli
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web
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