Ogni tanto adoro uscire dalla routine di sempre, mi piace conoscere cose nuove e anche se magari non rientrano nelle mie “corde” cerco comunque di avvicinarmici anche per comprendere meglio o se non altro accertarmi che davvero quel qualcosa non mi piace definitivamente. E così anche nell’arte, soprattutto pittorica, io adoro il periodo Rinascimentale, e forse dai lavori che ho “analizzato” in quasi cinque anni e più , ve ne sarete resi conto, ma c’è sempre per me una prima volta, lo so di certo, come oggi che “affronto” , una tematica che non mi ha mai attirato, La natura morta o Still-life e il periodo è il ‘700.
Devo dire comunque prima di iniziare che questo quadro è di una meraviglia assoluta, può piacere o meno, ma bisogna riconoscere obiettivamente la bravura, il genio, di questo artista olandese.
Jan van Huysum è nato ad Amsterdam nel 1682 da una famiglia di artisti, suo padre, Justus van Huysum il Vecchio dipingeva esclusivamente fiori e a sua volta due dei suoi tre fratelli, e questi furono perciò gli insegnanti “privati” che Jan ebbe la fortuna di avere. Era un conoscitore di fiori e non perdeva occasione per andarli ad osservare da vicino, spesso si recava nella vicino centro orticolo di Haarlem dove poteva avere l’opportunità appunto di studiarli.
Ben presto divenne famoso e i suoi lavori erano ricercatissimi non solo in Olanda ma anche all’estero,i re di Polonia e Prussia per esempio erano i suoi maggiori collezionisti.
Natura morta con fiori e frutti è una pittura ad olio su pannello del 1715 circa, dove esprime con questa magnificenza di fiori quella che era al
tempo la pittura olandese tendente alla rappresentazione della natura morta. I fiori e i frutti, in un’abbondanza davvero unica, sono disposti sia nei colori che nella conformazione in un’armonia tale da renderne a chi l’osserva un chiaro motivo d’ammirazione quasi musicale. Tutto è talmente reale, talmente convincente che non occorre l’immaginazione per comprenderlo.
Il Maestro amava fare realmente composizioni, li combinava secondo la sua immaginazione e poi li rendeva precisi su tela o pannelli. Era molto riservato nel suo operare che vietava assolutamente a chiunque di entrare nel suo studio quando lavorava, soltanto una volta, con riluttanza, accettò di avere un’allieva una certa Margareta Haverman, ma appena si rese conto che essa stava diventando molto abile nell’imitarlo, la licenziò subito.
In una lettera a un mecenate, nel 1742, Van Huysum si rammarica dicendo che avrebbe terminato l’opera anche l’anno precedente se avesse potuto avere una rosa gialla e non solo gli mancavano anche l’uva, i fichi e addirittura una melagrana. Questo per comprendere l’operosità, la pignoleria e la “maniacalità” quasi, che aveva nel “costruire” il modello per poi rappresentarlo efficientemente..
Osservando bene l’opera potremmo innanzitutto notare le rose che sono il fiore “tradizionale” della pittura in quanto legate per associazione alla Vergine Maria che veniva appunto descritta come una “rosa senza spine”, e il colore rosa era il colore più comune tra quelle selvatiche e anche il più apprezzato dagli orticoltori.
Non possono certo mancare, essendo olandese e abitando in Olanda, i tulipani che sono poi il fiore più comune della natura morta olandese in generale.
Ma continuando il nostro viaggio visivo, non possiamo rimanere indifferenti sulla straordinaria finezza e tecnica che il Maestro possiede nel dare consistenza morbida e vellutata alle pesche, la loro indiscutibile forma voluttuosa e rotonda tale da invogliare ad assaggiarle e non contento di tutto ciò, per dare ancor maggiore credibilità, ha sottolineato il contrasto con un insetto e simboleggiato la brevità dell’esistenza umana in quanto la sua vita è assolutamente breve, in contrapposizione poi con una farfalla che volteggia su una morbidissima rosa che invece rappresenterebbe la rinascita o resurrezione.
Un unico garofano che giace sporgendosi sul ripiano in basso, testimone sicuramente dell’amore, del romanticismo e per terminare l’assoluta verosimiglianza dell’uva, quelle bucce traslucide che invocano il più succoso dei vini che sicuramente intonano l’allusione al vino dell’Eucarestia, ovvero del sangue di Cristo.
Jan Van Huysum dava dimostrazione delle sue geniali capacità e sapeva benissimo miscelare e comporre quella grande varietà di toni e sfumature in assoluto equilibrio, un contrasto di colori davvero preponderante come il rosso del papavero risalta sui fiori bianchi.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Jan Van Huysum – Natura morta con fiori e frutti ( olio su pannello, 78x61cm) , National Gallery of Art di Washington (USA)