Il 30 dicembre del 1230, nel complesso conventuale di Sant'Ambrogio in Firenze avvenne un famosissimo (tutt'ora ricordato) miracolo conosciuto come il Miracolo dell'Incarnazione.
Ricorreva in quella mattina la festa di San Fiorenzo e il sacerdote proposto del monastero delle monache benedettine di Sant'Ambrogio, Uguccione, portava a termine il suo esercizio nel dire messa, ma l'ormai sua veneranda età gli causò un'innocente distrazione, infatti non asciugò bene, come solitamente viene fatto, il calice, per cui alcune gocce di vino consacrato vi rimasero esposte. L'indomani, per il consueto rito mattiniero della messa, riprendendo il calice vi trovò meravigliosamente del sangue rappreso.
Naturalmente il vescovo di Firenze di quel tempo volle il famoso calice e comunque dopo un anno ( proprio il 7 Dicembre 1231 per la festività di Sant'Ambrogio) con una solenne processione e con la partecipazione devota di tutta la popolazione, il calice venne riposto nella chiesa dove anche oggi risiede.
A testimonianza di tutto ciò fu commissionato (intorno al 1486) un sorprendente affresco al Maestro Cosimo Rosselli, affresco denominato Esposizione al Popolo del Miracolo Eucaristico e che si trova proprio nella cappella del Miracolo , anche se diversi storici ne danno una diversa interpretazione, credendolo eseguito proprio per ricordare una processione indetta nel 1340 in occasione della pestilenza che afflisse Firenze e il calice fu “usato” dal vescovo Francesco Silvestri di Cigoli, proprio per “rimedio a sì grande male”, portando la reliquia in processione. Qualunque sia l'interpretazione, è presente comunque la documentazione scritta del lavoro del Rosselli e della sua richiesta per tale affresco “che à dipinto per l'adornezza del Miracholo.....e che debba avere fiorini centocinquantacinque larghi d'oro in oro.....7 Aghosto 1486”.
L'affresco è ritenuto il capolavoro del Rosselli (lo stesso Vasari ne fa menzione e lode) anche per la sua devozione ai particolarissimi dettagli, come il paesaggio in lontananza che si ritiene sia presumibilmente Fiesole, la donna che stende i panni e persino il gatto che caccia un piccione sul cornicione della finestra. Ma oltre i dettagli è importante la sua fedele rappresentazione sia degli edifici che delle persone. Da notare per esempio la cura delle vesti ma anche dei copricapi delle signore che indossano quasi tutte delle bionde parrucche in quanto al tempo la moda le richiedeva per apparire più belle. La scena principale, sulla destra, in corrispondenza della facciata della chiesa di Sant'Ambrogio, un vescovo espone il calice circondato da preti e suore tra cui la stessa committente sopra citata, la badessa. Vi sono poi gruppi di persone e sono tutti personaggi realmente esistiti come in quel gruppo al centro, in primo piano, a cui vengono attribuiti i nomi di tre umanisti: Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola e Agnolo Poliziano. L'uomo sulla sinistra che guarda verso noi spettatori pare che sia proprio l'autoritratto del Rosselli.
La rappresentazione così fedele e veritiera che il Rosselli ha effettuato fa si che ancor oggi è riconoscibile (in quanto nel tempo non ha subito eccessive alterazioni strutturali) la chiesa di Sant'Ambrogio.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Cosimo Rosselli – Affresco dell'Esposizione al popolo del Miracolo Eucaristico – Cappella del Miracolo - Chiesa di Sant'Ambrogio (Firenze).